La SIAE chiede l'oscuramento di Napster in Italia, AGCOM dice no

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HDblog.it Jun 06, 2025 · 2 mins read
La SIAE chiede l'oscuramento di Napster in Italia, AGCOM dice no
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Napster non è più quello di una volta, ovvero una piattaforma pirata su cui si trovava (e si scaricava) di tutto, gratis, chiaramente in modo illegale. Il colosso del peer to peer ha chiuso nel 2011, per poi trasformarsi in un'app legale di streaming musicale. Da quel momento è accaduto di tutto, dal cambio di proprietà nel 2020 all'ulteriore vendita a Infinite Reality per 207 milioni di dollari avvenuta a marzo di quest'anno.

Nei suoi 26 anni di vita (è stato fondato nel 1999) ha cambiato la sua struttura, trasformandosi da servizio illegale a legale. Una sola cosa non è cambiata in tutto questo tempo oltre al marchio: l'abitudine ad avere a che fare con le aule di tribunale per le tante cause intentate alla società. E anche oggi, nel 2025, la situazione non sembra essere cambiata più di tanto.

Nel 2017 la Recording Industry Association of America (RIAA) ha chiesto ha Google di deindicizzare gli URL di Napster dai risultati di ricerca, accusando la società di non rispettare il Digital Millennium Copyright Act (DMCA). Ora è arrivata una nuova denuncia, questa volta dall'Italia. La SIAE ha definito Napster una piattaforma di violazione di massa, chiedendo ad AGCOM di intervenire per bloccarla, allegando alla documentazione una lista di URL - ciascuno correlato ad un brano musicale - presumibilmente lesivi del diritto d'autore.

[...] è stata segnalata dalla società SIAE, in qualità di soggetto legittimato, in quanto mandataria per il territorio italiano dei titolari dei diritti di sfruttamento sulle opere oggetto dell'istanza, la riproduzione, sul sito internet http://napster.com, in presunta violazione della legge 22 aprile 1941, n. 633, di una significativa quantità di opere di carattere sonoro [...]

Nella documentazione la SIAE parla esplicitamente di "carattere massivo delle violazioni al diritto d'autore", sottolineando la gravità del comportamento illecito. Dalle indagini condotte da AGCOM è emerso che il nome a dominio di Napster risulta registrato da Cloudflare Inc. con sede negli Stati Uniti per conto di un cliente non identificabile. Sono di Cloudflare anche i server localizzati a San Jose, in California.

Il procedimento istruttorio è stato avviato una volta che AGCOM ha constatato la non infondatezza dell'istanza ricevuta dalla SIAE. Tuttavia, è stato preso in considerazione il fatto che il sito di Napster "segnalato dal soggetto istante" è un "servizio di streaming musicale a pagamento che presenta un numero molto elevato di brani (110 milioni, secondo quanto riportato nella homepage del sito) che non si limitano esclusivamente alle opere sonore richiamate".

L'Agenzia ha dunque ritenuto che la violazione (accertata) "riguarda un numero limitato di opere rispetto al contenuto del sito segnalato", dunque la disabilitazione dell'accesso al sito intero non può essere effettuata in quanto sarebbe una misura sproporzionata.

Il caso è stato archiviato.