La vista di una donna anziana (e in potere) disgusta più delle foto di guerra: cosa ci fa paura davvero?

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(La redazione di fem) May 30, 2025 · 5 mins read
La vista di una donna anziana (e in potere) disgusta più delle foto di guerra: cosa ci fa paura davvero?
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Che i social sono diventati un'arena di giudizio feroce non è più negabile. Qualsiasi sia il tema sollevato da un post, da una foto, da un video, si scatenano sotto liti furibonde tra account che nella maggior parte dei casi nemmeno si conoscono e non si conosceranno mai. Battibecchi, insulti, faccine che ridono per sminuire con violenza la risposta dell'altro/a: i social sono diventati spazi di abuso verbale e psicologico e converrebbe veramente abbandonarli del tutto per ritrovare brandelli di umanità. Ma c'è un ma: quello che accade sotto alle fotografie di donne famose, anziane, sorridenti, autodeterminate e che occupano lo spazio non accade nemmeno sotto ai bollettini di guerra. 

Il trailer di "The Substance", il body horror femminista con Demi Moore e Margaret Qualley

Ci si accapiglia più sotto a una foto di Sarah Jessica Parker che sotto all'editoriale che mette in discussione argomenti ben più urgenti. E no: non perché sulle guerre, i referendum e i diritti umani e sociali siamo tutte e tutti d'accordo. Ma perché la vista di una donna anziana, con il corpo scoperto, è evidentemente più allarmante di altro. Ora è chiaro che né Madonna né Cameron Diaz leggeranno mai i commenti di un Gianfranco di turno. Il problema è che tutte le altre donne invece sì. E imparano che a un certo punto dovranno sparire nel nulla.

un breve elenco che dimostra che non siamo visionarie: da demi moore a cameron diaz

A ogni apparizione pubblica recente, Madonna viene travolta da commenti su chirurgia, filler, “eccessi” o “decadenza”. Quando salì sul palco ai Grammy 2023, fu sommersa da offese sessiste e ageiste. Non contava cosa facesse o dicesse: il suo volto “troppo giovane” e il corpo “troppo vecchio per vestirsi così” erano il bersaglio.

Durante le riprese di And Just Like That, sequel di Sex and the City, l’attrice Sarah Jessica Parker fu attaccata perché appariva con capelli grigi e rughe. Lei stessa ha denunciato l’ipocrisia: “Un uomo con i capelli grigi è affascinante, una donna è finita”. Quando Andie MacDowell ha sfilato a Cannes con i capelli grigi naturali, è stata celebrata da molti ma anche attaccata da altri per “essersi lasciata andare”. Un gesto di semplicità è diventato motivo di discussione violenta.

Perché? Perché il suo aspetto non era “curato come dovrebbe”. Renée Zellweger è stata criticata, in particolare, due volte: la prima perché "era invecchiata", la seconda perché "si era rifatta troppo". Come se una donna non potesse mai vincere: sei punita se invecchi, e punita se provi a non farlo.

Lo stesso è accaduto a Demi Moore, perché a niente è servito il film sul tema (The Substance): alla Paris Fashion Week 2024 è stata aggredita verbalmente per la  “troppa chirurgia” e perché appariva “troppo poco naturale”. Insomma se invecchi sei criticata, se cerchi di arginarlo sei criticata lo stesso. Monica Bellucci del resto “non è più quella di Malèna”. E ci mancherebbe pure che lo fosse, sono passati trent'anni. 

Dopo aver lasciato Hollywood, Cameron Diaz è tornata sulle scene con un look più rilassato e naturale. I commenti? “Com’è invecchiata”, “irriconoscibile”: l’unica opzione per una donna è quella di restare una versione eterna di sé stessa cristallizzata sui 25/trent'anni. L'attrice Emma Thompson ha parlato apertamente della dittatura dell’aspetto femminile ed è stata a sua volta attaccata quando ha recitato nuda in Il piacere è tutto mio con il giovane Leo Grande. Non per il ruolo, ma per aver osato mostrare un corpo nudo di una donna non più giovane.

Il suo coraggio di mettere in luce la fisiologia, la normalità è stato preso come una provocazione (come sempre: tutto quello che una donna fa fuori dal perimetro consentito è preso come un atto provocatorio, chi è il mitomane adesso?). Infine, Gillian Anderson: quando ha detto di non voler più portare il reggiseno perché accetta i cambiamenti del suo corpo, è stata subissata da commenti sessisti e paternalisti. 

colpirne una per educarne cento: tutte leggiamo i commenti sotto alle foto di Sarah Jessica Parker

Questi attacchi non sono sfoghi isolati. Sono lo specchio di una società che non accetta che il corpo femminile si emancipi dal tempo che passa perché non si lascia definire da esso. E per esercirare il disappunto, si agisce violenza (verbale, psicologica) su ogni donna che legge i commenti. E no, non sono solo gli uomini a scriverli: le donne hanno introiettato la cultura che impone loro di ritirarsi in buon ordine non appena il loro corpo non è più avvenente. E criticano aspramente le donne che invece continuano a mostrarsi, esercitando il loro diritto a esporsi, truccarsi, fare sesso (magari con persone più giovani), progettare slanci di carriera.

Il raccapriccio nasce dal tradimento di un gioco dell'oca immaginario e con step ben definiti: bambina, oggetto sessuale, madre, nonna. Fasi della vita di una donna che, pare, non sono negoziabili.

La reazione violenta di maschi e di femmine sotto ai video e alle foto di donne non più giovani e in potere, svela un problema più profondo e radicatissimo: un'ingiustizia di genere che impedisce alll’invecchiamento femminile di manifestarsi. Invecchiare, per le donne, è ancora un tabù. Se un uomo invecchia, è “affascinante”, “saggio”, “autorevole”. Se una donna invecchia – e ha l’ardire di mostrarsi com’è, perfino al mare e in costume: insomma una vera pazza – viene giudicata, scartata, compatita, biasimata e pure rimproverata.

È la vecchia colpa di ieri: l’invisibilità delle donne mature, che sparivano dallo schermo, dai ruoli principali, dagli immaginari erotici si contrapponeva alla iper esposizione, sessualizzata ed erotizzata (da registi e sceneggiatori maschi) dei loro coetanei uomini. Abbiamo visto quintali di film, italiani e stranieri, in cui settantenni pieni di rughe si accompagnano a fresche trentenni senza collocarli nello spazio della fantascienza e questo ha modellato la percezione nel reale.

film ieri, social oggi: l'abitudine a vedere solo donne giovani

Ma oggi a quella colpa se ne somma un’altra, più subdola: quella dei filtri social, della virtualizzazione dei volti, dell’assenza del corpo vivo. Siamo talmente abituati e abituate a vedere versioni artefatte di ogni volto – compreso il nostro – che il volto reale, segnato, mobile, umano, ci sembra improvvisamente inadeguato. Invecchiato e quindi sbagliato.