In un laboratorio, un gruppo di ricercatori dell'Istituto di Geochimica di Guangzhou, in Cina, ha ricreato un processo semplice: la fratturazione delle rocce. Perché risulta interessante? A breve lo scopriremo.
Sottoponendo diversi tipi di roccia a una pressione intensa, simile a quella generata dai movimenti tettonici nelle profondità della Terra, hanno osservato un fenomeno sorprendente. La rottura delle rocce ha liberato una quantità di idrogeno gassoso fino a 100.000 volte superiore a quella prodotta da altri processi naturali conosciuti, come la reazione dell'acqua con certi minerali o la scissione delle molecole d'acqua dovuta alla radioattività naturale. Questo non è stato l'unico risultato. Insieme all'idrogeno, un'eccellente fonte di energia, la reazione con l'acqua ha generato anche ossidanti come il perossido di idrogeno. In pratica, l'esperimento ha creato dal nulla un "pasto energetico" completo, capace di sostenere la vita.
Questa scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista Science Advances, getta una luce completamente nuova sulla cosiddetta "biosfera profonda", quell'ecosistema nascosto che prospera chilometri sotto i nostri piedi, in un mondo senza luce.
Per decenni ci siamo chiesti come questi microbi potessero sopravvivere in un ambiente così isolato e apparentemente sterile. Se la fonte di energia (l'idrogeno) era stata in parte ipotizzata, l'origine degli ossidanti necessari per "bruciare" quell'energia rimaneva un mistero. La ricerca suggerisce che la risposta si trovi proprio nell'attività geologica. Terremoti, faglie attive o anche minimi assestamenti della crosta terrestre non si limitano a scuotere il pianeta, ma innescano continuamente queste reazioni chimiche. Il processo alimenta anche un ciclo del ferro, in cui l'elemento passa continuamente tra il suo stato ossidato e ridotto, facilitando ulteriori reazioni chimiche essenziali per il metabolismo di carbonio e azoto, mattoni fondamentali della vita.
Se l'attività geologica da sola, senza alcun input solare o materia organica proveniente dalla superficie, può creare oasi di abitabilità, allora dobbiamo riconsiderare dove cercare la vita altrove nell'universo. Pianeti rocciosi o lune che credevamo inospitali, come Marte o la luna di Giove, Europa, potrebbero nascondere ecosistemi simili nel loro sottosuolo, alimentati dalla semplice meccanica delle loro rocce.
Certo, i risultati provengono da simulazioni di laboratorio e il prossimo passo sarà verificare la frequenza e l'efficienza di queste reazioni direttamente nelle zone di faglia reali. Tuttavia, questa nuova prospettiva ci mostra che per trovare la vita non è sempre necessario guardare verso una stella, ma a volte basta scavare più a fondo.