Le foto mozzafiato della blood moon sopra le formazioni di gesso egiziane

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HDblog.it Sep 24, 2025 · 1 min read
Le foto mozzafiato della blood moon sopra le formazioni di gesso egiziane
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Un cielo trapunto di stelle e un paesaggio surreale fatto di candide formazioni calcaree: è questo lo scenario in cui il fotografo egiziano Osama Fathi ha immortalato l’eclissi totale di Luna del 7 settembre, trasformata in una suggestiva “blood moon”. Le immagini, scattate nel cuore del White Desert National Park, mostrano l’intero processo con cui il nostro satellite è scivolato dentro l’ombra terrestre fino a tingersi di rosso.

L’eclissi lunare totale si verifica quando la Terra si posiziona perfettamente tra il Sole e la Luna piena. In quel momento, la superficie lunare non riceve più la luce diretta del Sole ma viene illuminata dai raggi che attraversano l’atmosfera terrestre. È la stessa luce che colora di arancio e rosso l’orizzonte all’alba e al tramonto: un fenomeno che regala alla Luna il suo caratteristico bagliore scarlatto.

Per catturare l’evento, Fathi ha utilizzato tre lenti differenti: un teleobiettivo da 600 millimetri per riprendere i dettagli del disco lunare, un 50 millimetri e un grandangolare da 14 millimetri per includere nel quadro le spettacolari sculture naturali del deserto, come i celebri Mushroom e Chicken Rock. «Trovarsi sotto una Luna color sangue, con la Via Lattea che emerge lentamente, è stato surreale. Ogni scatto sembrava una corsa contro il tempo, con la luce che cambiava di minuto in minuto», ha raccontato il fotografo.

Il risultato è una sequenza in cui ogni fase dell’eclissi è allineata sopra le rocce bianche del Sahara egiziano, creando un racconto visivo che unisce la dinamicità del cielo alla quiete millenaria della terra. In un altro esperimento creativo, Fathi ha disposto gli scatti in una spirale che ricorda un guscio di ammonite: un mosaico che mette in evidenza non solo l’estetica del fenomeno ma anche i principi geometrici che permisero agli antichi astronomi di dedurre la sfericità della Terra.

Per mantenere la visione notturna, il fotografo ha lavorato con luci rosse, regolando manualmente i tempi di esposizione e sfidando il vento che minacciava di muovere l’attrezzatura. L’intera sessione è stata realizzata con corpi macchina Nikon, tra cui una Z6III accoppiata a un obiettivo 180–600 mm.