Caldo record e nuove regole per lavorare all’aperto: ecco cosa cambia, regione per regione. Con temperature roventi e città da bollino rosso, le Regioni italiane corrono ai ripari. Dalle ordinanze anticaldo alle nuove misure obbligatorie per i datori di lavoro, scoprite in pochi minuti tutto quello che serve sapere per lavorare (e vivere) in sicurezza durante l’estate 2025.
Caldo rovente: l’animazione NASA mostra i 15 giorni più infuocati dell'Europa e del mondoLe ordinanze anticaldo: cosa prevedono e perché
Con temperature superiori ai 36 gradi in molte aree del Paese, le Regioni italiane stanno adottando provvedimenti urgenti per tutelare la salute dei lavoratori esposti a rischio, in particolare nei cantieri, nei campi e in tutte le attività all’aperto. Le ordinanze, finora emesse in 10 Regioni, prevedono lo stop alle attività fisiche all’esterno nelle ore più calde e misure obbligatorie di prevenzione da parte delle aziende.
I sindacati chiedono strumenti nazionali di sostegno, mentre alcuni Comuni introducono misure aggiuntive per i cittadini più fragili. Le ordinanze restano in vigore per gran parte dell’estate, con controlli mirati e sanzioni per chi non rispetta le regole.
Quando scatta il divieto di lavorare all’aperto?
Le ordinanze anticaldo firmate da numerose Regioni italiane vietano le attività all’aperto nei settori più esposti, come edilizia, agricoltura e vivaismo, durante le ore centrali della giornata. In generale, il divieto va dalle 12:30 alle 16:00, nelle giornate più a rischio, secondo quanto segnalato dai bollettini meteo. La prima ordinanza è stata introdotta dal Lazio già a giugno, in vigore fino al 31 agosto. Ultima ad aggiungersi è stata la Lombardia, con un’ordinanza firmata il 2 luglio e valida fino al 15 settembre.
Quali Regioni hanno emesso ordinanze contro il caldo?
Ad oggi, sono nove le Regioni ad aver attivato misure straordinarie per proteggere i lavoratori:
-
Lazio (dal 1° giugno al 31 agosto)
-
Umbria
-
Calabria
-
Sicilia
-
Abruzzo
-
Toscana
-
Campania
-
Sardegna
-
Puglia
-
Lombardia (dal 2 luglio al 15 settembre)
Oltre al divieto nelle ore più calde, le ordinanze prevedono anche la riformulazione degli orari, l’aumento delle pause, la distribuzione di acqua e turni flessibili.
Cosa rischiano le aziende che non rispettano le ordinanze?
Le sanzioni per le imprese inadempienti possono essere pesanti: fino a 206 euro di ammenda e nei casi più gravi l’arresto fino a tre mesi. Le Regioni fanno sapere che i controlli saranno intensificati soprattutto nei cantieri e nei campi.
Regione per regione: tutte le ordinanze in vigore contro il caldo
Lazio
Prima Regione ad attivarsi: ordinanza in vigore da giugno fino al 31 agosto 2025. Vietati i lavori all’aperto tra le 12:30 e le 16 nei giorni a rischio. Vale per cantieri, cave, vivai e campi.
Umbria
Ordinanza simile a quella del Lazio. Divieto nelle ore centrali e indicazioni alle aziende per aumentare le pause e distribuire acqua.
Calabria
Provvedimento analogo con validità estesa a tutto il territorio regionale. Monitoraggi intensificati da parte delle ASL.
Sicilia
Vietati i lavori all’aperto nelle ore più calde, specie in agricoltura e edilizia. Previste anche campagne informative nei comuni più colpiti.
Abruzzo
Misure attive nei cantieri e nei lavori agricoli. Ammesse solo attività in zone ombreggiate o protette nelle ore critiche.
Toscana
Oltre allo stop dei lavori nelle fasce orarie calde, la Regione raccomanda l’uso di DPI leggeri e idonei al clima, e un piano aziendale di prevenzione.
Campania
Ordinanza operativa dal 1° luglio fino a settembre. Le aziende devono garantire pause e accesso all’acqua. Controlli dell’Ispettorato.
Sardegna
Vietato lavorare all’aperto dalle 12:30 alle 16. Il provvedimento punta in particolare a proteggere i braccianti agricoli.
Puglia
Intervento regionale focalizzato su edilizia, agricoltura e cantieri stradali. Rafforzati i controlli e previste sanzioni fino a 206 euro.
Lombardia
Ultima ad adottare l’ordinanza: firmata il 2 luglio, in vigore fino al 15 settembre. Stesse misure del Lazio per fasce orarie e categorie coinvolte.
Le città da bollino rosso
- Giovedì 3 luglio (18 città): Ancona, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Milano, Palermo, Perugia, Rieti, Roma, Torino, Trieste, Verona, Viterbo.
- Venerdì 4 luglio (20 città): si aggiungono Pescara e Venezia. L’allerta scende a giallo in città come Bari, Cagliari, Napoli e Messina.
Le regole per i datori di lavoro e le sanzioni
Le aziende sono obbligate a:
-
Rimodulare l’orario di lavoro per evitare le fasce orarie critiche;
-
Fornire acqua in quantità adeguata;
-
Prevedere pause frequenti in zone d’ombra;
-
Garantire dispositivi di protezione adatti al caldo.
Chi non si adegua rischia sanzioni amministrative fino a 206 euro e, nei casi più gravi, la sospensione delle attività o l’arresto fino a tre mesi.
Cosa chiedono i sindacati e cosa fanno i Comuni
I sindacati auspicano un coordinamento nazionale, proponendo il riconoscimento di indennità per chi lavora all’esterno durante le allerte meteo. Alcuni Comuni si stanno già muovendo autonomamente. A Genova, per esempio, gli over 70 possono utilizzare gratuitamente i mezzi pubblici al mattino, per evitare spostamenti nelle ore più calde.