L’umanità al bivio climatico: il rapporto che chiede di cambiare subito rotta

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HDblog.it Oct 07, 2025 · 2 mins read
L’umanità al bivio climatico: il rapporto che chiede di cambiare subito rotta
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La soglia di 1,5 °C di riscaldamento globale, quella che secondo l’Accordo di Parigi rappresenta il limite di sicurezza per il pianeta, è ormai vicinissima. A ricordarcelo è il nuovo aggiornamento del rapporto 1.5-Degree Lifestyles, pubblicato nell’ottobre 2025 con il titolo A Climate for Sufficiency. Il documento, redatto da un gruppo internazionale di ricercatori e basato su dati provenienti da 25 Paesi, analizza in che modo i nostri stili di vita devono cambiare per evitare di oltrepassare quella soglia critica.

L’analisi parte da una constatazione semplice ma sconfortante: le abitudini quotidiane — dai trasporti all’alimentazione, dal riscaldamento domestico ai consumi tecnologici — determinano gran parte delle emissioni di gas serra. Ma non tutti gli stili di vita pesano allo stesso modoe in effetti il report mette in evidenza profonde disuguaglianze: il 10% più ricco della popolazione mondiale emette in media dieci volte di più del 50% più povero. È per questo che il documento introduce un concetto chiave, quello di “Fair Consumption Space”, o spazio di consumo equo.

In sostanza, questa idea identifica un’area “sicura” tra due limiti: da un lato, il tetto ecologico, cioè il livello massimo di emissioni che consente di mantenere l’aumento delle temperature entro 1,5 °C; dall’altro, il pavimento sociale, che rappresenta la quantità minima di risorse necessarie a garantire dignità, salute e partecipazione sociale a ogni persona. Restare all’interno di questo spazio significa vivere bene senza compromettere il futuro climatico del pianeta.

Il rapporto calcola anche l’impronta di carbonio media individuale attuale e quella compatibile con gli obiettivi climatici. Nei Paesi più industrializzati, ogni persona emette oggi tra 8 e 12 tonnellate di CO₂ all’anno, mentre per rispettare il limite di 1,5 °C bisognerebbe scendere a circa 2,5 tonnellate entro il 2030 e a meno di 1 tonnellata entro il 2050. Si tratta di un cambiamento radicale, che sarà reso possibile solo se infrastrutture, politiche pubbliche e cultura del consumo si muoveranno nella stessa direzione.

Per esempio, ridurre il traffico privato e investire in trasporti pubblici efficienti e accessibili non solo abbasserebbe le emissioni, ma migliorerebbe anche la qualità della vita urbana. Lo stesso vale per l’efficienza energetica nelle abitazioni e per la diffusione di diete a minore impatto ambientale. Ma, avverte il report, non basta la somma dei comportamenti individuali: serve una trasformazione collettiva sostenuta da governi e aziende.

Tra le aree di intervento più urgenti, il documento cita la ristrutturazione del sistema energetico globale, la revisione dei modelli di produzione e consumo, e un nuovo approccio alla mobilità. Ma invita anche a riflettere sui modelli culturali che spingono al consumo eccessivo: il cambiamento deve partire tanto dalle infrastrutture quanto dai valori sociali che definiscono cosa significa “vivere bene”. Chi volesse approfondire potrà trovare tutta la documentazione ufficiale in FONTE.