Mentre l’interesse globale per le tecnologie spaziali continua a crescere, la Cina si prepara a condurre un delicato esperimento di rifornimento tra satelliti in orbita geostazionaria. L'operazione, pianificata per l'11 giugno, prevede l’aggancio tra i satelliti Shijian-21 e Shijian-25, con lo scopo di trasferire carburante da uno all’altro e prolungarne la vita operativa. Questa iniziativa ha attirato la particolare attenzione da parte degli Stati Uniti, che stanno monitorando l'evoluzione della missione con due dei propri satelliti di sorveglianza.
La dimostrazione prevede il passaggio di circa 142 kg di idrazina dal satellite Shijian-25, lanciato nel gennaio 2025, al Shijian-21, in orbita dal 2021. Secondo i dati della compagnia statunitense COMSPOC, nei giorni precedenti al test i due satelliti hanno eseguito manovre coordinate avvicinandosi fino a una distanza longitudinale inferiore a due gradi. Il rifornimento dovrebbe consentire al satellite ricevente di estendere il proprio ciclo di vita di circa otto anni.
Sviluppati dalla Shanghai Academy of Spaceflight Technology, affiliata alla China Aerospace Science and Technology Corporation, questi due satelliti fanno parte di un programma di sperimentazione tecnologica che sta attirando crescente interesse e preoccupazione a livello internazionale. Il Shijian-21, in particolare, non è nuovo a operazioni complesse: già nel 2022 aveva effettuato un aggancio con un satellite cinese dismesso (Beidou-2 G2), trainandolo poi in un'orbita cimitero sopra la fascia geostazionaria.
Continua così la competizione tra Cina e Stati Uniti per l’influenza nello spazio, e la presenza ravvicinata dei satelliti USA 270 e USA 271 – parte del programma Geosynchronous Space Situational Awareness – evidenzia quanto la mossa cinese risulti interessante. Questi satelliti americani hanno a loro volta compiuto manovre per posizionarsi in modo da osservare l'operazione, rendendo l'ambiente attorno all'orbita geostazionaria ancora più affollato e strategicamente delicato.
L’interesse degli Stati Uniti non è solo di stampo geopolitico ma anche tecnologico, se consideriamo che il rifornimento in orbita è una capacità chiave per le missioni spaziali a lungo raggio, incluso il programma Starship di SpaceX, che prevede missioni verso Marte. Anche l’americana Northrop Grumman aveva già sperimentato con successo questa tecnica nel 2019, prolungando la vita operativa di un satellite di cinque anni.