Marte: 60 anni fa la sonda che svelò il suo vero volto

https://www.hdblog.it/tecnologia/articoli/n625323/mariner-4-anniversario-prime-foto-marte/

HDblog.it Jul 15, 2025 · 3 mins read
Marte: 60 anni fa la sonda che svelò il suo vero volto
Share this

Sono passati sessant'anni da quel 14 luglio 1965, un giorno che ha segnato una svolta epocale nella nostra comprensione del sistema solare. Dopo un viaggio di oltre sette mesi e 523 milioni di chilometri, una piccola e tenace sonda della NASA, la Mariner 4, sfrecciò a soli 9.846 chilometri da Marte. Per la prima volta nella storia, l'umanità stava per osservare il Pianeta Rosso da vicino. Nelle ore che seguirono il sorvolo, mentre il veicolo si allontanava, il suo registratore a nastro iniziò a trasmettere a Terra i dati raccolti, incluse 22, storiche immagini a bassa risoluzione. Quelle prime vedute, inizialmente semplici sequenze di numeri stampati su strisce di carta, furono accolte con un misto di trepidazione e impazienza al Jet Propulsion Laboratory (JPL). Il team, troppo ansioso per attendere l'elaborazione al computer, tagliò le strisce e, usando dei pennarelli a cera, le colorò "a numero", creando la prima, rudimentale ma incredibilmente accurata, immagine di un altro mondo vista da vicino.

Il risultato fu sconvolgente. Le fotografie, seppur sgranate e indistinte, e i dati degli altri strumenti di bordo dipinsero un quadro desolante e inaspettato. Marte non era il gemello più freddo della Terra che molti si immaginavano, ma un deserto gelido, butterato di crateri, stranamente simile alla nostra Luna. L'analisi del segnale radio della sonda mentre passava dietro il pianeta diede il colpo di grazia ai sogni più arditi: l'atmosfera marziana era quasi inesistente, con una densità pari a circa un millesimo di quella terrestre. Per chi ancora si aggrappava alle visioni di un impero marziano, quel giorno del 1965 il sogno si infranse contro una dura e fredda realtà.

Fino a quel momento, la nostra conoscenza di Marte era un miscuglio di fatti, intuizioni e fervida immaginazione. All'inizio del XX secolo, l'astronomo Percival Lowell aveva affascinato il pubblico con le sue teorie su una civiltà marziana intelligente, intenta a costruire una vasta rete di canali per irrigare un pianeta arido. Persino figure del calibro di Wernher von Braun, futuro padre del razzo Saturn V, nel suo "The Mars Project" del 1953, immaginava enormi alianti in grado di atterrare su Marte sfruttando un'atmosfera che si pensava fosse molto più densa. Incredibilmente, la missione Mariner 4 in origine non prevedeva nemmeno una fotocamera.

Fu grazie all'insistenza di Robert Leighton, professore di fisica al Caltech, che ne fu inclusa una. Egli capì non solo il valore scientifico delle immagini, ma anche il loro potere di creare un legame profondo tra l'esplorazione spaziale e il pubblico.

Il cammino per arrivare a quelle foto fu tutt'altro che semplice. Il progetto, gestito da un team di pionieri del Caltech e del JPL, si avventurava in un territorio quasi sconosciuto. La sonda gemella, Mariner 3, era andata perduta poche ore dopo il lancio. La stessa Mariner 4, dopo una partenza riuscita, ebbe problemi con il suo primitivo sistema di guida, che faticò a orientarsi usando la stella Canopo. Tuttavia, superate le difficoltà, la sonda compì il suo dovere. Per i sognatori, Marte morì quel giorno, ma per la scienza fu una vittoria straordinaria. Quel primo sguardo, per quanto crudo, ha gettato le basi per tutte le successive missioni, dai lander Viking ai rover come Curiosity e Perseverance, che hanno progressivamente rivelato un pianeta molto più complesso e interessante, un tempo ricoperto da oceani e forse, un giorno, nostra futura dimora.