Una sorprendente immagine catturata dalla sonda Mars Express dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) sta offrendo una prospettiva inedita e quasi artistica del pianeta che siamo abituati a chiamare "rosso". La fotografia, che a un primo sguardo potrebbe ricordare un dipinto astratto, mostra una regione di Marte in una veste cromatica del tutto inaspettata, con vorticose sfumature di viola, giallo, arancione e marrone che si fondono sulla sua superficie. L'area immortalata è quella di Arcadia Planitia, una vasta pianura situata a nord-ovest dei maestosi vulcani Tharsis, tra i più imponenti dell'intero sistema solare.
Questa regione non è solo affascinante dal punto di vista visivo, ma riveste anche grande importanza per la ricerca scientifica e per la pianificazione delle future missioni umane. Si ritiene, infatti, che il sottosuolo di Arcadia Planitia nasconda abbondanti riserve di ghiaccio d'acqua, un elemento fondamentale per il sostentamento di eventuali avamposti umani. Le pianure sono il risultato di antiche colate di lava, solidificatesi circa 3 miliardi di anni fa, che hanno modellato un paesaggio unico e ricco di storia geologica.
Addentrandosi nei dettagli dell'immagine, si scopre che i diversi colori non sono casuali, ma raccontano la composizione e la dinamica del suolo marziano. Le aree che tendono al viola e al marrone scuro, ad esempio, indicano una maggiore concentrazione di silicati, rocce di origine vulcanica, e una minore presenza di ferro ossidato, il minerale che conferisce al pianeta il suo tipico colore rossastro. Al contrario, le zone più chiare, di un rosso-arancio intenso, sono ricoperte da creste allungate chiamate "yardang". Queste formazioni sono il prodotto dell'incessante azione del vento, che nel corso di millenni ha eroso le rocce più tenere, lasciando in piedi solo quelle più resistenti e trasportando polveri sottili che si depositano in striature caratteristiche.
L'immagine, inoltre, cattura alcuni fenomeni effimeri ma affascinanti. Osservando con attenzione, si possono scorgere quattro piccoli sbuffi biancastri che si muovono attraverso la pianura: si tratta di "diavoli di polvere", piccole e veloci colonne di vento simili a tornado in miniatura, che si formano quando l'aria a contatto con il suolo riscaldato dal sole sale rapidamente, sollevando con sé la polvere.
Infine, nell'angolo in basso a destra, spicca un grande cratere da impatto del diametro di circa 15 chilometri. La sua struttura, con i bordi ben conservati e la particolare disposizione dei materiali espulsi, suggerisce che l'impatto sia avvenuto in un'epoca geologicamente recente e su un terreno ricco di ghiaccio.