Negli ultimi anni, l’esplorazione di Marte ha permesso di osservare in dettaglio non solo il suo paesaggio, ma anche la sua composizione chimica, svelando aspetti sorprendenti della sua storia geologica. L’ultima curiosità arriva da due aree vicine al gigantesco sistema di canyon Valles Marineris, dove i dati raccolti dalle sonde in orbita hanno rilevato insoliti strati di solfati di ferro. Queste formazioni presentano caratteristiche tali da far pensare agli scienziati che possano appartenere a un minerale mai descritto finora.
Il lavoro, guidato da Janice Bishop del SETI Institute e del NASA Ames Research Center nella Silicon Valley, ha preso in esame non solo Valles Marineris, ma anche il plateau sopra il canyon Juventae Chasma e l’area dell’impatto chiamata Aram Chaos. Le osservazioni spettroscopiche hanno evidenziato una firma tipica dei ferric idrossisolfati, minerali contenenti ferro, zolfo e gruppi ossidrilici.
Per capire come tali composti possano essersi formati su Marte, il team ha riprodotto in laboratorio le possibili condizioni ambientali. I ricercatori hanno scoperto che i ferric idrossisolfati si generano quando i solfati ferrosi idratati vengono riscaldati in presenza di ossigeno. Questo processo non solo ha permesso di ricreare in provetta un materiale simile a quello rilevato sul pianeta rosso, ma ha anche rivelato proprietà strutturali e di stabilità termica che lo renderebbero, di fatto, un minerale sconosciuto sulla Terra.
Tuttavia, per ottenere un riconoscimento ufficiale da parte della comunità mineralogica internazionale, sarà necessario trovarne un campione naturale sul nostro pianeta. Fino ad allora, la definizione resterà provvisoria. Nonostante ciò, la scoperta è già significativa: indica che alcune aree marziane sono state attive dal punto di vista chimico e termico in tempi più recenti di quanto si pensasse.
Se confermato, questo minerale potrebbe aiutare a ricostruire le interazioni tra acqua, calore e processi ossidativi avvenuti sulla superficie di Marte, con possibili implicazioni anche per la ricerca di antiche forme di vita. La presenza di acqua, infatti, è un elemento chiave per valutare la passata abitabilità del pianeta, e i minerali idratati ne sono preziose tracce fossili.
Lo studio, pubblicato il 5 agosto sulla rivista Nature Communications, aggiunge un nuovo tassello al complesso mosaico della geologia marziana.