Il volto odierno di Marte, un deserto gelido e spazzato da tempeste di polvere, potrebbe nascondere un passato molto più umido e accogliente. Recenti studi suggeriscono che la chiave per svelare questo antico segreto si trovi inaspettatamente sotto i nostri piedi, o meglio, sotto quelli dei rover che esplorano il suolo marziano: in spessi e diffusi strati di argilla. Questi depositi, spessi anche centinaia di metri, si sarebbero formati circa 3,7 miliardi di anni fa e la loro stessa esistenza è una prova inconfutabile della presenza passata di abbondante acqua liquida, l'ingrediente fondamentale per la nascita della vita come la conosciamo.
L'analisi dei dati raccolti dal Mars Reconnaissance Orbiter della NASA ha permesso di studiare circa 150 di questi depositi argillosi, rivelando dettagli affascinanti sulla loro formazione. A differenza di quanto si potrebbe pensare, queste argille non si trovano prevalentemente vicino agli antichi letti dei fiumi, dove il flusso impetuoso dell'acqua avrebbe eroso e spazzato via i sedimenti. Al contrario, sono concentrate in aree pianeggianti e a bassa quota, in prossimità di quelli che un tempo dovevano essere laghi o specchi d'acqua stabili. Questo scenario suggerisce un processo di alterazione chimica lento e delicato, avvenuto in ambienti tranquilli, dove l'acqua ha potuto agire indisturbata per lunghi periodi, trasformando le rocce vulcaniche in minerali argillosi.
Questa scoperta non solo rafforza l'idea di un Marte primordiale con laghi e un clima più mite, ma aiuta anche a risolvere un altro grande enigma del Pianeta Rosso: la sorprendente scarsità di rocce carbonatiche, come il calcare. Sulla Terra, l'attività tettonica espone costantemente nuova roccia che, reagendo con l'anidride carbonica (CO2) e l'acqua, la intrappola sotto forma di carbonati, contribuendo a regolare il clima. Marte, geologicamente molto più quieto e privo di una tettonica a placche attiva, non ha questo meccanismo. Gli scienziati ipotizzano che la CO2 emessa dai vulcani marziani sia rimasta più a lungo nell'atmosfera, contribuendo a creare un effetto serra che ha reso il pianeta più caldo e umido, favorendo proprio la formazione delle argille.
In questo processo, l'argilla stessa potrebbe aver giocato un ruolo primario. Assorbendo l'acqua e intrappolando al suo interno vari composti chimici, potrebbe aver "sottratto" gli ingredienti necessari alla formazione dei carbonati. In un certo senso, la nascita di vasti depositi argillosi avrebbe inibito la creazione di altrettanto vasti depositi calcarei.
Questi antichi bacini lacustri, stabili e ricchi di minerali, rappresentano quindi degli obiettivi primari nella ricerca di tracce di vita passata. Se la vita è mai sbocciata su Marte, è in questi strati di argilla, che possono preservare molecole organiche per miliardi di anni, che potremmo trovare le prove definitive.