Martina, uccisa dall'ex: quanti "ex" devono essere condannati prima che i maschi si mettano in discussione

https://www.alfemminile.com/attualita/ciao-martina-sulla-speranza-di-ritrovarti-ha-vinto-una-triste-consapevolezza-lo-sapevamo-tutte/

(La redazione di fem) May 28, 2025 · 3 mins read
Martina, uccisa dall'ex: quanti
Share this

L'ex fidanzato di Martina Carbonaro ha confessato il femminicidio della quattordicenne: "l'ho uccisa perché voleva lasciarmi". Netto, brutale, sincero nella restituzione di una cultura di cui è imbevuto, di cui come società siamo imbevuti e imbevute. Il problema è che la morte di Martina si somma alle 37 morti indotte dalla violenza di genere sistemica, registrate dall'Osservatorio di Non una di meno.

Il problema, non è più che prima ancora che il ragazzo confessasse, c'era chi aveva intuito, chi supponeva anzi, sapeva. Anche se sperava di sbagliare. Il problema è che a fronte della lucida consapevolezza di molte e molti, una intera classe di persone rifiuta di mettersi in discussione.

Gino Cecchettin dopo la condanna all'ergastolo nella sentenza di primo grado di Filippo Turetta: "Abbiamo perso tutti come società"

"mi aveva lasciato": la confessione dell'ex

Martina Carbonaro aveva 14 anni ed è stata uccisa a bastonate e nascosta sotto un materasso, in un casolare abbandonato nei pressi dello stadio Moccia di Afragola (Napoli). L'autore del femminicidio è stato l'ex fidanzato, un diciottenne che poi ha confessato: "Mi aveva lasciato".  Era scomparsa nel tardo pomeriggio di lunedì 26 maggio, il corpo è stato ritrovato nella notte tra martedì 27 e mercoledì 28 maggio: era poco lontano da casa.

A lanciare l'allarme per la scomparsa di Martina era stata la famiglia, dopo che la ragazza non era rientrata la sera di lunedì: parlando con i carabinieri, i genitori hanno raccontato di aver ricevuto un messaggio dalla figlia alle 19.30 del giorno in cui è scomparsa, nel quale annunciava che sarebbe uscita con un'amica. Il programma delle ragazzine era di andare a mangiare uno yogurt. Poi il cellulare si era spento e della giovane si sono perse totalmente le tracce.

Non vedendola rientrare, la madre aveva provato a contattare l'ex fidanzato di Martina che le avrebbe detto che si erano visti per chiarirsi, ma che a quel punto non sapeva dove fosse. Gli inquirenti hanno cercato Martina nella zona dello stadio di Afragola proprio perché l'ex fidanzato di lei aveva fornito una ricostruzione dei fatti non lineare, ncongruente, con gli orari degli spostamenti e con le immagini che nel frattempo erano state recuperate dalle telecamere dell'area.

Interrogato per ore, l'ex ha poi confessato l'omicidio con tanto di particolari e pure il "movente" che movente non è: "Mi aveva lasciato". Al momento il ragazzo è accusato di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere.

"se domani tocca a me, se domani non torno, brucia tutto"

Abbiamo ripetuto, scritto, letto e pianto sulla poesia di Cristina Torres-Cáceres troppe volte. Il problema è che nonostante proclami, cortei, editoriali, condanne, gogne mediatiche, un diciottenne non ha saputo zittire quella voce che gli suggeriva di uccidere. Non c'entra il contesto sociale, non c'entra il livello di istruzione, né la cerchia di amicizie e l'educazione ricevuta dai gentiori: c'entra un intero sistema che spiega ai maschi di qualsiasi età che possono porre fine alla vita di una donna o di una ragazzina, se questa li lascia, li tradisce, disobbedisce e si emancipa da loro. Partner, ex partner, mariti, colleghi, padri, fratelli, zii, cugini e solo raramente estranei: mentre Martina veniva cercata, c'era chi sperava di sbagliare quando immaginava già che un uomo, da qualche parte, si era macchiato le mani di sangue.

anche gli autori di femminicidio hanno un amico, un cugino, sono figli di qualcuno

Viene da chiedersi: quanti ragazzi, quanti uomini, leggendo della scomparsa di Martina, hanno pensato subito che fosse già morta a fronte del numero di donne, che invece, lo hanno intuito all’istante. Perché il punto è proprio questo: esiste un'intera categoria di persone — uomini — che continua a rendersi colpevole di stupri e femminicidi, negando l’esistenza di un sistema che quel comportamento lo produce e lo legittima. Nonostante le leggi, le condanne, gli articoli di giornale, i podcast.

Ogni stupratore, ogni stalker, ogni assassino ha amici, fratelli, compagni di classe, colleghi, padri, zii, cugini che ascoltano le sue parole, osservano i suoi gesti, ne archiviano i pensieri come “normali”. Considerano la sua ossessione “gelosia”, le sue violenze “scatti d’ira”. Magari perfino “giustificabili”. Curiosamente, quegli scatti non sono mai rivolti verso altri uomini.