Meglio morire che dare i dati privati, per il papà di Telegram

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HDblog.it Aug 25, 2025 · 1 min read
Meglio morire che dare i dati privati, per il papà di Telegram
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L’imprenditore russo, diventato simbolo della lotta per la riservatezza digitale, ripercorre su X una vicenda che dal 2024 ha segnato il dibattito su privacy e sicurezza online. Nell’agosto dello scorso anno, Durov fu trattenuto quattro giorni dalla polizia francese con l’accusa di complicità in attività criminali tramite Telegram. Le imputazioni, che includono anche la presunta distribuzione di materiale pedopornografico e traffico di droga, sono sempre state respinte da Durov, che domenica ha condiviso su X una ricostruzione dei fatti.

“Un anno fa, la polizia francese mi ha trattenuto per quattro giorni perché persone di cui non avevo mai sentito parlare hanno usato Telegram per coordinare crimini”, denuncia Durov, definendo il suo arresto “senza precedenti e assurdo sotto il profilo sia legale sia logico”. L’imprenditore evidenzia poi che l’indagine a suo carico e sulla piattaforma è tuttora in corso: “un anno dopo, l'"indagine penale" contro di me sta ancora cercando di scoprire eventuali illeciti da parte mia o di Telegram”.

Durov sottolinea che le regole di moderazione su Telegram sono in linea con gli standard del settore e che la società ha sempre risposto a ogni richiesta giudiziaria francese formalmente vincolante. “Finora, l'unico risultato del mio arresto è stato un enorme danno all'immagine della Francia come paese libero”. Al momento, Durov ha spiegato di non avere ancora una data d’appello e di dover tornare in Francia ogni quattordici giorni. Fondatore nel 2013 di Telegram (e prima ancora di VKontakte, popolare social russo), Durov aveva già lasciato la Russia nel 2014 dopo aver rifiutato di cedere i dati dei leader delle proteste ucraine al Cremlino.