Secondo le recenti dichiarazioni di Sam Altman, CEO di OpenAI, Meta starebbe mettendo sul piatto contratti da 100 milioni di dollari per convincere i migliori talenti della sua azienda a cambiare casacca. L'obiettivo è accaparrarsi le menti più brillanti nel campo dell'intelligenza artificiale.
Appare evidente che la competizione tra i giganti tech è diventata feroce e si gioca su un terreno dove il talento è una risorsa tanto preziosa quanto rara. Naturalmente parliamo di esperti di primo livello, in grado di sviluppare e perfezionare modelli di AI avanzati. Figure del genere sono poche e contesissime, e le aziende sono disposte a investimenti colossali pur di assicurarsele.
In questo scenario, Meta, l'azienda guidata da Mark Zuckerberg, vedrebbe in OpenAI il suo più grande avversario diretto, tanto da lanciare un'offensiva di reclutamento senza precedenti. Le offerte non si limiterebbero a bonus d'ingresso stratosferici, equivalenti a circa 92 milioni di euro, ma includerebbero anche pacchetti retributivi annuali di entità persino superiore.
Questa battaglia non è solo una questione di prestigio, ma per Meta ha come obiettivo finale il raggiungimento di quella che viene definita AGI, l'intelligenza artificiale generale. Si tratta di un'ipotetica forma di AI che eguaglierebbe o supererebbe le capacità cognitive umane in quasi ogni campo, un traguardo che potrebbe ridefinire radicalmente l'economia e la società globale. Chi arriverà per primo a sviluppare una vera AGI potrebbe garantirsi un vantaggio competitivo incolmabile per i decenni a venire. È questa la posta in gioco che spinge a investimenti miliardari e a strategie di reclutamento così aggressive.
Nonostante la portata delle cifre messe in campo da Meta, Sam Altman si è detto fiducioso, affermando con una certa sicurezza che "nessuno dei nostri migliori talenti ha deciso di accettare". La sua dichiarazione suggerisce che, al di là del denaro, a trattenere gli esperti in OpenAI potrebbe esserci la forte adesione alla missione aziendale o la convinzione di trovarsi nell'ambiente più stimolante per l'innovazione. Sarà davvero così?
In ogni caso la pressione è innegabile e dimostra come la guerra per il futuro dell'AI si combatta non solo a colpi di algoritmi e potenza di calcolo, ma anche con offerte economiche che fino a poco tempo fa sarebbero state inimmaginabili.