Microsoft si appresta a implementare un nuovo piano di riduzione del personale che, secondo indiscrezioni, potrebbe concretizzarsi già a partire dal prossimo mese di luglio. La decisione segue da vicino la chiusura dell'anno fiscale dell'azienda, previsto per la fine di giugno 2025, ma va anche a disegnare un quadro di profonda trasformazione interna, spinta quasi certamente dai massicci investimenti nel campo dell'AI.
Sebbene i numeri precisi non siano ancora stati confermati, le fonti parlano di migliaia di posti di lavoro a rischio. I settori maggiormente interessati da questa riorganizzazione dovrebbero essere quelli legati alle vendite, ma non si escludono impatti anche in altre divisioni. Questa decisione non giunge del tutto inaspettata. Già ad aprile 2025, il colosso di Redmond aveva annunciato l'intenzione di affidarsi maggiormente a società terze per la commercializzazione dei propri software a clienti di piccole e medie dimensioni, un segnale che preannunciava un cambiamento strategico nella gestione della forza vendita interna.
Questa nuova ondata di licenziamenti si aggiunge a quella, piuttosto significativa, avvenuta solo pochi mesi prima. Nel maggio del 2025, Microsoft aveva già ridotto il proprio organico del 3%, un taglio che si era tradotto in circa 6.000 esuberi, motivato all'epoca con la necessità di attuare cambiamenti organizzativi in un "mercato dinamico". Andando ancora più a ritroso, nel gennaio del 2023, l'azienda aveva eliminato 10.000 posti di lavoro, pari al 5% della sua forza lavoro totale di allora, con pesanti ripercussioni su diversi team, incluso quello dedicato alla realtà mista.
Questo continuo processo di ristrutturazione avviene in un contesto di apparente paradosso. Mentre da un lato si procede con tagli al personale, dall'altro l'azienda continua a registrare profitti miliardari ogni trimestre, sostenuti in gran parte proprio dagli investimenti strategici nell'intelligenza artificiale. Sembra davvero che le priorità e le competenze richieste all'interno dell'azienda stiano portando a una ricalibrazione delle risorse umane che, inevitabilmente, implica un costo sociale significativo per migliaia di lavoratori e le loro famiglie.