Microsoft: un gruppo di dipendenti e attivisti protesta contro i legami con Israele

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HDblog.it Aug 20, 2025 · 4 mins read
Microsoft: un gruppo di dipendenti e attivisti protesta contro i legami con Israele
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Un gruppo di lavoratori e attivisti ha organizzato un presidio nel campus principale di Microsoft di Redmond, nello Stato di Washington, chiedendo la fine della collaborazione con il Ministero della Difesa israeliano. La piazza centrale del campus è stata trasformata in un accampamento di protesta, ribattezzata "The Martyred Palestinian Children's Plaza" e proclamata "Liberated Zone". I manifestanti hanno installato cartelli e opere artistiche dedicate alle vittime del conflitto a Gaza, tra cui un grande piatto con la scritta "Stop Starving Gaza". È stato anche predisposto un tavolo con un cartello rivolto ai dirigenti Microsoft: "venite al tavolo" per discutere la fine della collaborazione con l'esercito israeliano.

"Siamo qui perché da oltre ventidue mesi di genocidio, Israele — alimentato da Microsoft — sta uccidendo e mutilando bambini palestinesi ogni ora", ha dichiarato al microfono Hossam Nasr, ex dipendente Microsoft e organizzatore del movimento. Dopo circa un'ora, la polizia di Redmond è intervenuta invitando i presenti a lasciare l'area, considerata proprietà privata. I manifestanti hanno smontato le tende e si sono spostati su un marciapiede adiacente, che gli organizzatori hanno definito area pubblica.

LE ACCUSE DEI MANIFESTANTI E LE RISPOSTE DELL'AZIENDA

Il gruppo No Azure for Apartheid, che da oltre un anno chiede la fine di ogni rapporto con Israele, sostiene che i servizi cloud e di intelligenza artificiale forniti da Microsoft stiano contribuendo a operazioni militari che hanno causato migliaia di vittime civili a Gaza. In un documento diffuso contestualmente alla protesta e intitolato "We will not be cogs in the Israeli genocidal machine: a call for a Worker Intifada", i promotori invitano i lavoratori Microsoft a "parlare, scioperare, protestare e abbandonare i propri incarichi" fino alla cessazione dei contratti con Israele. Il testo chiede inoltre riparazioni per i palestinesi e garanzie di protezione per i dipendenti impegnati in attività di advocacy pro-Palestina.

Alcuni lavoratori sono già stati licenziati nei mesi scorsi per aver organizzato eventi non autorizzati o per aver interrotto interventi di dirigenti di alto livello come il CEO, Satya Nadella, o il responsabile AI Mustafa Suleyman. Secondo gli attivisti, Microsoft avrebbe anche iniziato a bloccare email interne contenenti parole come "Palestine", "Gaza" o "apartheid".

Microsoft, dal canto suo, in un post pubblicato a maggio aveva dichiarato di non aver trovato "alcuna evidenza" che i suoi servizi Azure o di intelligenza artificiale siano stati utilizzati per colpire civili a Gaza. L'azienda ha comunque ammesso di fornire software, servizi cloud, traduzione linguistica e cybersecurity al Ministero della Difesa israeliano e ad altri governi della regione.

LA REVISIONE INDIPENDENTE SUI RAPPORTI CON ISRAELE

La pressione esercitata da attivisti e media ha spinto Microsoft ad annunciare, la scorsa settimana, l'avvio di una revisione indipendente. La decisione arriva dopo le inchieste condotte dal Guardian insieme a +972 Magazine e Local Call, secondo cui l'unità 8200 delle forze di difesa israeliane avrebbe utilizzato server Azure per archiviare milioni di telefonate di cittadini palestinesi di Gaza e Cisgiordania, dati che sarebbero stati poi utilizzati per guidare le operazioni militari.

"Apprezziamo che il recente report del Guardian sollevi nuove e precise accuse che meritano una revisione completa e urgente", ha dichiarato Microsoft, precisando che l'uso descritto violerebbe i termini standard di servizio dell'azienda. La verifica è stata affidata allo studio legale Covington & Burling LLP e, secondo quanto affermato dalla società, i risultati saranno resi pubblici.

Gli attivisti, tuttavia, hanno definito l'annuncio un "mero stratagemma dilatorio". "L'inchiesta urgente di Microsoft non è altro che una tattica per guadagnare tempo", ha detto Abdo Mohamed, un altro organizzatore del movimento, licenziato nei mesi scorsi per aver partecipato a una veglia non autorizzata.

UNA PROTESTA CHE RICHIAMA I CAMPUS UNIVERSITARI

Le modalità del presidio a Redmond si ispirano agli accampamenti universitari che, da inizio conflitto, hanno attraversato oltre cento campus statunitensi, da Columbia in poi, chiedendo disinvestimenti da Israele e dai produttori di armi americani. Allo stesso modo, il movimento interno a Microsoft intende mantenere alta la pressione, anche attraverso manifestazioni visibili durante gli eventi pubblici organizzati dall'azienda.

Nei mesi scorsi le azioni hanno raggiunto momenti di forte tensione, come durante la conferenza Build a Seattle, quando alcuni manifestanti tentarono di forzare un ingresso del convention center, venendo respinti dalla polizia con l'uso di spray urticanti. Anche in occasione del cinquantesimo anniversario dell'azienda, proteste e interruzioni hanno scandito gli interventi dei dirigenti.

Nonostante i licenziamenti e le contestazioni interne, il movimento No Azure for Apartheid afferma di voler continuare la mobilitazione. Nelle parole di Nasr, "in un momento dicono che la loro tecnologia non è usata per danneggiare le persone a Gaza, e nello stesso respiro ammettono di non avere alcuna visibilità sull'uso che ne viene fatto. Questa contraddizione non può essere ignorata".