Secondo lo studio non esiste praticamente alcuna correlazione tra le sensazioni reali di chi usa lo smartphone e i valori registrati dai sensori. L'analisi condotta su 800 giovani adulti per tre mesi ha utilizzato il Garmin Vivosmart 4, monitorando stress, fatica e sonno. Quattro volte al giorno, i partecipanti indicavano il proprio stato emotivo e fisico, mentre i dispositivi registravano i dati biometrici. Il risultato? Nessun partecipante ha ottenuto uno “stress score” coerente con la propria percezione.
Addirittura, nel 25% dei casi il tracker riportava l'esatto opposto di quanto dichiarato dai partecipanti allo studio. Uno dei ricercatori ha spiegato che la scoperta non è esattamente un fulmine a ciel sereno. I tracker come Vivosmart 4 non sono delle bacchette magiche, ma dei dispositivi che fanno il possibile con gli strumenti a loro disposizione. Nella fattispecie, i livelli di stress e fatica vengono ipotizzati con un ampio margine d'errore usando come parametro principale il battito cardiaco. Ma questo può variare, anche significativamente, per le ragioni più disparate: l'alterazione registrata durante un momento d'ira è praticamente uguale a quella che si ha durante un rapporto sessuale. E' molto difficile - se non impossibile - calcolare i livelli di stress di una persona usando solo questo dato.
La, mezza, buona notizia è che almeno una delle funzioni del tracker ha mostrato risultati più incoraggianti, anche se ancora una volta non particolarmente precisi. La ricerca ha analizzato anche la funzione “body battery” di Garmin, pensata per misurare la fatica fisica: qui la correlazione con le dichiarazioni dei partecipanti è risultata più forte, ma comunque insufficiente a renderla affidabile. Mentre sul fronte dell'analisi del sonno il Garmin ha fatto a pieno il suo dovere: la misurazione delle ore di sonno effettive è precisa, anche se non in grado di predire quanto si sentirà riposato l'utente al momento del risveglio.
"Questa ricerca ci invita ad interrogarci su quanto i dispositivi indossabili possano o non possano realmente dirci sul nostro stato mentale", ha commentato Eiko Fried, uno degli autori dello studio. "Vi sconsigliamo di vivere in funzione degli smartwatch, non sono dispositivi medici ma accessori consumer".