Moon-Rice: il riso italiano per le future basi su Luna e Marte

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HDblog.it Jul 11, 2025 · 2 mins read
Moon-Rice: il riso italiano per le future basi su Luna e Marte
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Colonie umane stabili sulla Luna o su Marte non sono più semplici sogni da scrittori di fantascienza, ma obiettivi concreti delle agenzie spaziali mondiali, nonché di zelanti imprenditori come Elon Musk. Affinché questo diventi realtà, però, è fondamentale risolvere una delle sfide più complesse: come nutrire gli astronauti in missioni che potrebbero durare anni, se non decenni?

La risposta potrebbe iniziare a germogliare qui in Italia, grazie al progetto "Moon-Rice", un'iniziativa ambiziosa guidata dall'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) che promette di portare l'agricoltura terrestre oltre i confini del nostro pianeta.

Il progetto, della durata di quattro anni, vede una stretta collaborazione tra l'ASI e tre eccellenze accademiche italiane: l'Università Statale di Milano, la Sapienza di Roma e l'Università Federico II di Napoli. I primi risultati, presentati di recente a una conferenza scientifica in Belgio, sono già molto incoraggianti. L'idea alla base è quella di creare varietà di riso specificamente adatte alle condizioni estreme dello spazio. Questo non significa solo sopravvivere, ma prosperare in un ambiente con risorse limitatissime, a partire dallo spazio fisico. Le colture terrestri, infatti, sono semplicemente troppo grandi per i moduli abitativi spaziali, mentre le varietà nane esistenti si sono spesso rivelate poco produttive.

È qui che entra in gioco l'ingegneria genetica di precisione. I ricercatori dell'Università di Milano, sfruttando la tecnica CRISPR, stanno lavorando per isolare mutanti di riso che non superino i dieci centimetri di altezza. Come spiega Marta Del Bianco, biologa vegetale dell'ASI, queste piante "davvero minuscole" sono un punto di partenza eccezionale. Parallelamente, il team della Sapienza sta scandagliando il genoma del riso per identificare i geni capaci di ottimizzarne l'architettura, massimizzando la resa dei chicchi e l'efficienza della crescita in spazi ristretti. Inoltre, per arricchire una dieta che altrimenti sarebbe priva di carne fresca, si sta lavorando per aumentare significativamente il contenuto proteico dei chicchi.

Tutto questo complesso lavoro di selezione e modifica genetica viene testato in condizioni che mimano l'ambiente spaziale. L'Università Federico II di Napoli mette a disposizione la sua grande esperienza nelle colture spaziali, utilizzando speciali macchinari che simulano la microgravità. "Sulla Terra ruotiamo continuamente la pianta in modo che venga tirata uniformemente in tutte le direzioni dalla gravità", chiarisce Del Bianco. È una soluzione ingegnosa per aggirare i costi proibitivi e la complessità logistica di condurre esperimenti direttamente in orbita.

Avere piante fresche da curare e raccogliere avrebbe un impatto psicologico enorme sul benessere degli astronauti, offrendo loro un'attività rilassante e il conforto di cibo non liofilizzato. Ma le ricadute potrebbero essere significative anche per chi resta sul nostro pianeta, poiché una coltura così robusta ed efficiente potrebbe rivelarsi preziosa per l'agricoltura in ambienti estremi come le regioni artiche, i deserti o nelle moderne fattorie verticali al chiuso, dove lo spazio è un lusso.