Dopo una breve pausa dalle scintille (è decisamente un eufemismo) di inizio giugno, Elon Musk e Donald Trump tornano a litigare in modo estremamente aspro, sempre a debita distanza - ognuno sul proprio social network di riferimento, naturalmente, ma senza esclusione di colpi.
Il pomo della discordia è sempre la solita “Big, Beautiful Bill”, un disegno di legge promosso da Trump e dai Repubblicani che Musk ritiene deleteria per il futuro degli USA, in particolare (ma non solo) perché punta a incrementare ancora, e di tantissimo, il debito pubblico del Paese; sono previsti anche drastici tagli all'assistenza sanitaria pubblica, ma dal punto di vista di Musk è facile ipotizzare che un aspetto poco apprezzato sia anche il taglio delle sovvenzioni per l’acquisto di veicoli elettrici. Musk, tuttavia, ha sempre detto che non gli importa.
Nel corso del weekend, mentre si teneva una nuova votazione al Senato per l’avanzamento della legge, Musk ha violato l’apparente tregua dicendo che se verrà effettivamente approvata fonderà immediatamente, il giorno dopo, un nuovo partito, chiamato “America Party”, a cui aveva già accennato in un sondaggio qualche tempo fa via Twitter (noto oggi come X). Ha anche minacciato direttamente di far licenziare tutti i politici che voteranno la legge. Le risposte da Trump non si sono fatte attendere.
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