Musk pronto a ritirare la Crew Dragon: cosa rischia la NASA ora?

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HDblog.it Jun 06, 2025 · 3 mins read
Musk pronto a ritirare la Crew Dragon: cosa rischia la NASA ora?
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La possibile decisione di Elon Musk di non rendere più disponibile la capsula Dragon alla NASA sta scatenando numerosi interrogativi sul futuro della presenza americana nello spazio. L’eventualità, ventilata nelle ultime ore con un post sui social dal CEO di SpaceX, apre scenari che possiamo definire senza troppe remore "inquietanti", sia per la sicurezza delle missioni con equipaggio sia per la continuità della presenza statunitense sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS).

Quella di Musk è di fatto una risposta al messaggio che il presidente aveva scritto su Truth, nel quale sosteneva che

"il modo più semplice per risparmiare sul nostro bilancio, miliardi e miliardi di dollari, è porre fine ai sussidi e ai contratti governativi di Elon Musk".

La replica di Musk è stata più che mai pungente e pragmatica.

"Alla luce della dichiarazione del presidente sulla cancellazione dei miei contratti governativi, SpaceX inizierà immediatamente a dismettere la sua navetta spaziale Dragon"

Se l’annuncio dovesse concretizzarsi, la NASA si troverebbe in una posizione complessa, con pochi margini di manovra immediata. Come mai? Cerchiamo di spiegarlo in modo semplice e chiaro.

La capsula Crew Dragon, sviluppata e gestita da SpaceX, è di fatto oggi l’unico veicolo spaziale statunitense in grado di trasportare astronauti verso la ISS. Dal 2020, la Dragon ha sostituito il ruolo che per anni era stato coperto dallo Space Shuttle, la celebre navicella ritirata nel 2011. Ma come ci si è mossi in quel lasso di anni? Dopo il pensionamento dello Shuttle, la NASA aveva fatto affidamento sui voli russi a bordo della capsula Soyuz, pagando fino a 80 milioni di euro a posto. Con la collaborazione con SpaceX, l’agenzia americana aveva potuto tornare a lanciare i propri astronauti da suolo nazionale, abbattendo anche i costi: ricordiamo infatti che un volo Dragon costa intorno ai 55 milioni di euro per passeggero.

L’interruzione di questo servizio, però, riaprirebbe una dipendenza strategica dalla Russia, uno scenario decisamente complesso in questo momento storico. In alternativa, obbligherebbe la NASA ad accelerare drasticamente lo sviluppo di veicoli alternativi come la Starliner di Boeing, che però ha accumulato anni di ritardi e problematiche tecniche non ancora del tutto risolte. Il primo volo operativo con equipaggio della Starliner è infatti ancora in fase di test, e non è chiaro quando potrà essere impiegato regolarmente.

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La fine dei rapporti tra Musk e Trump, sfociati in queste ore in scontro aperto, stanno causando un vero e proprio maremoto e per ora è difficile prevedere l'epilogo della situazione. Sebbene si tratti di un annuncio ancora non ufficiale, il fatto che provenga direttamente dal fondatore e proprietario dell’azienda non può essere ignorato. Considerando i "personaggi" coinvolti non ci soprenderebbe nemmeno il raggiungimento di un accordo o una parziale distensione dei rapporti nelle prossime ore, ma per ora lo scenario è quantomai instabile.

POSSIBILI CONSEGUENZE

Al momento dobbiamo guardare al peggio e ipotizzare i possibili risvolti. Le conseguenze immediate potrebbero includere lo slittamento di missioni già programmate, l’aumento dei costi per l’affitto di posti su navicelle straniere e il rischio di perdere una presenza costante sulla ISS. A lungo termine, si aprirebbe un vuoto nel settore dei lanci umani dal territorio statunitense, proprio mentre si punta a tornare sulla Luna con il programma Artemis. Anche quest’ultimo, infatti, vede la collaborazione tra NASA e SpaceX per il modulo di atterraggio lunare, che sarà di fatto una versione modificata (HLS) di Starship.

Resta il fatto che l'intera vicenda mette senza dubbio in luce la vulnerabilità strutturale della NASA, che negli ultimi anni ha delegato una parte sempre più ampia delle sue operazioni a partner privati. Un equilibrio che, se da un lato ha portato efficienza e innovazione, dall’altro ha creato una dipendenza tecnologica e logistica che oggi rischia di diventare un tallone d’Achille.