NASA, stop al report sul clima: i dati non saranno più online

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HDblog.it Jul 17, 2025 · 3 mins read
NASA, stop al report sul clima: i dati non saranno più online
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Quando si parla di ricerca scientifica l'accesso ai dati è un pilastro fondamentale. Per questo motivo, la recente decisione della NASA di non pubblicare online il National Climate Assessment (NCA) sta sollevando non poche preoccupazioni. Questo documento non è un semplice rapporto, ma la principale valutazione sul clima del governo statunitense, un'analisi completa e sottoposta a revisione paritaria che viene redatta ogni quattro o cinque anni.

Al suo interno sono contenuti dati cruciali sugli impatti e i rischi del cambiamento climatico negli Stati Uniti, informazioni che guidano le decisioni di città e comunità per mitigare gli effetti di disastri naturali come inondazioni, ondate di calore, tempeste e siccità. Si tratta, in sostanza, di uno strumento essenziale per la pianificazione e la sicurezza pubblica su un pianeta in continuo riscaldamento.

La questione è diventata particolarmente spinosa dopo che la Casa Bianca aveva indicato proprio la NASA come nuovo ente incaricato di ospitare il documento, in seguito alla chiusura del sito web originale, globalchange.gov. Tuttavia, l'agenzia spaziale ha fatto marcia indietro.

In una comunicazione ufficiale, la portavoce della NASA, Bethany Stevens, ha dichiarato che l'agenzia "non ha alcun obbligo legale di ospitare i dati di globalchange.gov". Secondo la NASA, il programma di ricerca che supervisiona lo studio, l'USGCRP, ha già adempiuto ai suoi doveri legali presentando i rapporti al Congresso. Sebbene questo sia tecnicamente vero, la mossa complica notevolmente l'accesso pubblico a informazioni di vitale importanza.

Questa decisione desta ancora una volta l'allarme nella comunità scientifica. La proposta di bilancio della Casa Bianca per il 2026, ad esempio, suggerisce un taglio del 47% ai fondi per la scienza della NASA, una riduzione drastica che, sebbene stia incontrando una certa resistenza al Congresso, invia un segnale preoccupante sul supporto futuro alla ricerca. A questo si aggiunge la notizia, riportata dal New York Times, del licenziamento di centinaia di scienziati che stavano già lavorando alla prossima edizione del rapporto, prevista per il 2028.

Sebbene le edizioni passate del National Climate Assessment siano ancora rintracciabili negli archivi online della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), la mancanza di un sito web ufficiale e centralizzato rende la consultazione più frammentaria e difficile. Il futuro del prossimo rapporto del 2028 appare ora incerto, sollevando interrogativi sulla trasparenza governativa e sul sostegno a lungo termine alla ricerca sul clima.

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Alla fine se si vede al genere umano come ad un unico organismo tutto torna. C'è un cambiamento, troppo grande e troppo repentino, e l'organismo genera anticorpi (Trump e destre retrive di tutto il globo) per difendersi, per tentare di mantenere l'equilibrio. Reazioni su questo ordine di grandezza fanno paura, la fanno perchè pensiamo di avere il controllo, come specie, sulla direzione che prendiamo, e queste situazioni ci fanno prendere consapevolezza che in realtà non ne abbiamo nessuno. Non possiamo prevedere e calcolare l'impatto degli iperoggetti come il cambiamento climatico, e se ci riusciamo in parte non siamo minimamente capaci di porvi rimedio, perchè lo sforzo è troppo grande, troppo oneroso e su questa vasta scala il genere umano si comporta come unico organismo, con una mente collettiva che non risponde a nessuno e pensa solo a sopravvivere adesso, il domani non esiste. Probabilmente il cambiamento climatico non ci riuscirà, ma ci mette di fronte al fatto che quando arriverà qualcosa di pari grandezza ma con una portata di devastazione a livello estinzione, metà pianeta lo negherà e l'altra metà non potrà che stare immobile a guardarlo arrivare (se si farà vedere), impotente