Nikon annuncia un "adeguamento dei prezzi dei prodotti" a seguito dei dazi doganali imposti dal governo degli Stati Uniti. Il nuovo listino entrerà in vigore il 23 giugno negli USA, e l'azienda non esclude nemmeno che possano esserci ulteriori ritocchi "per riflettere l'evoluzione delle condizioni di mercato".
Non sono solamente i produttori di smartphone a risentire dell'incertezza economica generata dal regime tariffario di Trump (altrettanto incerto, almeno in questo momento). Tutto il mondo tech - e non solo quello - è in subbuglio, e il rischio che si verifichi un'impennata dei costi è decisamente concreto, così come concreto è anche il pericolo che le aziende riversino il sovrapprezzo sui consumatori finali.
Come spiegato durante la presentazione dei risultati fiscali dell'ultimo trimestre, Nikon si attende un impatto causato dai dazi doganali pari a circa 61,3 milioni di euro. Tale valore è frutto di una stima tenendo conto di una tariffa verso la Cina del 145% per i primi tre mesi e del 20% nei mesi successivi, oltre che di una tariffa del 10% sui beni importati da altri Paesi. Metà dell'impatto riguarderà il settore Imaging, poco meno del 40% quello Healthcare.
Nikon non è il primo produttore di fotocamere a preannunciare variazioni di prezzo dei suoi prodotti per far fronte ai dazi di Trump: lo aveva già fatto Canon, specificando che il ritocco sarebbe stato limitato agli Stati Uniti. Fujifilm, invece, ha sospeso i preordini di diverse sue fotocamere, inclusa la mirrorless X-M5 lanciata sul mercato lo scorso ottobre.
DamA parte le posizioni politiche, il concetto personalmente lo trovo giusto (o almeno di più del sistema attuale, che ti fa credere alla "giusto" produrre dove "conviene")
Finalmente una contro-globalizzazione che in questi 50 anni ha solo sfruttato il lavoro a basso costo e dimenticato l'impatto dei trasporti aumentati a dismisura ... (spostando tutto il problema, oltre al costo, sull'utilizzatore finale delle auto) oltre la concorrenza sleale (esempio a caso di ieri, fragole dalla spagna al 50% di quelle prodotte in italia)
Proteggere il proprio paese, incentivando la difesa del lavoro e produzione, e, se non è possibile, trovare un accordo direttamente con i paesi produttori (quindi non la piccola europa che non produce più nulla di significativo, spostando in Cina)
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Chi non si può permettere un prodotto, semplicemente non lo acquista o magari ne acquista uno diverso