Nintendo Switch 2 e le Virtual Game Card: perché gli sviluppatori sono delusi

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HDblog.it Sep 25, 2025 · 2 mins read
Nintendo Switch 2 e le Virtual Game Card: perché gli sviluppatori sono delusi
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Nintendo Switch 2 è arrivata sul mercato superando ogni più rosea aspettativa a livello di vendite, eppure c'è un qualcosa che ha lasciato dell'amaro in bocca, cioè le “Virtual Game Card”, che si stanno rivelando, come da previsione, un ostacolo più che un’opportunità.

A differenza delle precedenti generazioni, in cui i produttori potevano scegliere tra diverse capacità di memoria per le cartucce, Nintendo ha deciso di ridurre le opzioni a due sole alternative: cartucce da 64 GB, le più costose da produrre, oppure le Virtual Game Card. Queste ultime, molto più economiche, non contengono realmente il gioco, ma soltanto una sorta di chiave digitale che obbliga l’utente a scaricare gran parte dei dati. Il risultato è che questa si pone come una via di mezzo che unisce gli svantaggi del fisico e del digitale, senza offrire i benefici di nessuno dei due.

Unico punto a favore delle Virtual Game Card è la possibilità di condividere il gioco digitale con gli altri membri della famiglia. Tuttavia, anche questa funzione ha limiti pesanti, perché il prestito dura massimo 14 giorni, al termine dei quali il titolo torna automaticamente al proprietario; lo scambio poi può avvenire solo tra console vicine e non è consentito oltrepassare il perimetro della famiglia Nintendo. Insomma, detto in soldoni, un vantaggio più teorico che reale.

Non a caso, Kazunori Ito, analista di Morningstar, ha dichiarato proprio che "la key card sembra un’idea a metà, che combina gli aspetti negativi di entrambi i formati", cosa che ovviamente si ripercuote sui dati di vendita, perché i consumatori ne sono consapevoli. Nel Regno Unito, il titolo Daemon X Machina: Titanic Scion ha registrato il 72% delle copie fisiche vendute su cartuccia tradizionale. In Giappone, dove invece il gioco è stato distribuito come Virtual Game Card, la quota è scesa al 40%.

Dal canto suo, Nintendo difende la scelta spiegando che i costi delle cartucce sono molto più elevati rispetto ai dischi utilizzati da PlayStation e Xbox. Considerando che molti giochi oggi superano i 100 GB, produrre una cartuccia capace di contenerli integralmente significherebbe aumentare il prezzo finale anche di 10 o 20 dollari in più per copia. Le Virtual Game Card, in teoria, servirebbero quindi a contenere i prezzi e mantenere i giochi accessibili, anche se i fatti raccontano altro, poiché i prezzi sono comunque saliti. Basti pensare a Mario Kart World, arrivato a 90 euro in versione fisica e 80 digitale, o a Donkey Kong, venduto a 80 euro fisico e a 70 digitale.

Il problema, però, riguarda anche gli sviluppatori. Diversi studi, tra cui Ubisoft, hanno segnalato che questo formato rappresenta un collo di bottiglia tecnico: la velocità delle Virtual Game Card non regge il confronto con quella dell’SSD interno della console o delle MicroSD Express. Ciò rende più difficile portare su Switch 2 titoli complessi o blockbuster.

Per molti analisti, la scommessa di Nintendo rischia di compromettere il futuro della console. Come sottolinea Ito, “per avere successo nel lungo periodo, Switch 2 deve diventare una piattaforma appetibile anche per gli sviluppatori terzi”. Peccato, perché le performance delle terze parti sono riuscite a stupire.