Il rover Curiosity della NASA, ancora operativo dopo oltre dodici anni sul suolo marziano, ha immortalato un paesaggio che ha catturato l’attenzione degli scienziati. L’8 agosto 2025, durante le sue esplorazioni nel cratere Gale, ha inviato a Terra un’immagine sorprendente: tre creste che si incontrano formando una figura a “Y”, subito soprannominata dagli ingegneri un “peace sign” marziano. La zona si trova all’interno di una formazione nota come “boxwork”, un reticolo naturale di rilievi e depressioni che dall’alto ricorda una ragnatela.
Curiosity, atterrato su Marte nel 2012, ha percorso negli anni chilometri di terreno accidentato, scalando i fianchi del monte Sharp, una montagna alta circa 5 chilometri che custodisce strati di roccia sedimentaria capaci di raccontare la storia geologica e climatica del pianeta. Ogni nuova immagine restituita dal rover è un tassello utile per ricostruire se, in un lontano passato, Marte abbia ospitato condizioni favorevoli alla vita microbica.
La formazione appena osservata, battezzata “Ayopaya”, prende il nome da una regione della Bolivia. Si tratta di uno dei tanti esempi di come l’acqua, miliardi di anni fa, abbia modellato la superficie marziana. Secondo gli scienziati della NASA, queste strutture si sarebbero formate quando fiumi ricchi di minerali scorrevano sul pianeta, erodendo i materiali più friabili e lasciando emergere creste più resistenti. Con il tempo, l’erosione ha creato un paesaggio fatto di reticoli e intrecci, che oggi appare come una sorta di impronta fossile dell’antica idrologia marziana.
La particolarità dell’immagine non risiede solo nella geometria, ma anche nel suo valore scientifico. Ogni cresta racconta di ambienti che hanno visto la presenza di acqua liquida, condizione essenziale per lo sviluppo della vita come la conosciamo. Per questo i ricercatori sono interessati ad analizzare questi luoghi: capire la chimica dei minerali presenti e le condizioni ambientali del passato può offrire nuove risposte sull’abitabilità del pianeta rosso.
Il rover, che originariamente avrebbe dovuto operare per due anni, è ormai un veterano capace di inviare immagini ad alta risoluzione e dati atmosferici che alimentano la ricerca quotidiana. Dopo tredici anni di onorato servizio sul suolo marziano, gli ingegneri della missione stanno infatti implementando aggiornamenti software che gli conferiscono maggiori capacità di multitasking, un'evoluzione necessaria per affrontare la sfida più grande per un esploratore così longevo: la gestione dell'energia.