Dopo anni di segnali di indebolimento, il Sole ha cambiato rotta. Un’analisi della NASA mostra che dal 2008 la nostra stella ha ripreso a intensificare la propria attività, smentendo le aspettative di un lungo periodo di quiete simile a quelli registrati nei secoli scorsi. Lo studio, pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, ha colto di sorpresa gli scienziati: tutti gli indizi lasciavano pensare che il “minimo solare” di 17 anni fa avrebbe inaugurato una fase di scarsa attività, invece i dati raccolti hanno mostrato l’esatto contrario.
Il Sole segue cicli regolari di circa 11 anni, durante i quali il numero di macchie solari e le eruzioni variano sensibilmente. Ma oltre a questi ritmi brevi, esistono anche andamenti su scale molto più lunghe, che possono durare decenni. Per esempio, tra il 1645 e il 1715 si verificò il cosiddetto “Minimo di Maunder”, una fase di bassissima attività solare durata 70 anni. Qualcosa di simile sembrava stesse accadendo di nuovo, almeno fino al 2008, quando si registrò il minimo più profondo dell’epoca moderna.
A ribaltare questa prospettiva sono state le osservazioni provenienti da missioni spaziali come ACE e Wind, che monitorano costantemente il vento solare, il plasma e i campi magnetici provenienti dalla nostra stella.
Da quell’anno in poi, invece di proseguire la discesa, i parametri hanno iniziato a crescere lentamente ma con costanza. “Tutto indicava che stessimo andando verso un’epoca di quiete prolungata, ma la tendenza si è invertita: il Sole si sta risvegliando”, ha spiegato Jamie Jasinski, ricercatore del Jet Propulsion Laboratory e primo autore dello studio.
Questa ripresa di vitalità solare non è un dettaglio secondario. Le macchie e le eruzioni del Sole non influenzano soltanto l’ambiente spaziale, ma hanno ricadute dirette anche sulla Terra. Le cosiddette tempeste geomagnetiche possono disturbare le comunicazioni radio, i sistemi GPS e persino le reti elettriche. Per questo la NASA e la NOAA stanno preparando nuove missioni, come l’IMAP e la SWFO-L1, che verranno lanciate nei prossimi mesi per migliorare la capacità di previsione e difesa da questi fenomeni.
Le missioni Artemis, che puntano a riportare l’uomo sulla Luna e a preparare il terreno per Marte, dipendono a doppio filo da queste previsioni. Gli astronauti infatti sono particolarmente esposti alle radiazioni solari e conoscere in anticipo le variazioni del meteo spaziale può fare la differenza tra una missione sicura e una a rischio.
Non è ancora chiaro perché in passato si siano verificati minimi profondi e duraturi, come quello tra il 1790 e il 1830, né se un nuovo periodo simile sia all’orizzonte. Quello che sappiamo, al momento, è che la nostra stella non si sta spegnendo, anzi: dopo il minimo del 2008, sembra voler tornare a un’intensità crescente, con tutte le conseguenze che questo comporta per la Terra e per le attività nello spazio.