Il cuore del problema è l’H20, il chip AI avanzato sviluppato per alimentare i data center con architettura Hopper, che ora Nvidia non può più vendere in Cina. Nel trimestre concluso il 28 aprile, l’azienda ha registrato una perdita contabile di 4,5 miliardi di dollari legata all’impossibilità di spedire i chip già prodotti. A questi si aggiungono altri 2,5 miliardi di mancati ricavi per ordini bloccati. Ma le prospettive per il trimestre in corso sono anche peggiori: Nvidia stima che le limitazioni potrebbero sottrarre all’azienda altri 8 miliardi su un totale previsto di 45 miliardi.
Vi ricordiamo che l'H20 è un chip progettato specificatamente per la Cina e, più nello specifico, per offrire alle aziende cinesi una soluzione per le AI sufficientemente potente, ma comunque entro i limiti delle restrizioni decise dalla precedente amministrazione Biden.
Durante la call sugli utili, il CEO Jensen Huang ha sottolineato come le restrizioni verso il mercato cinese rappresentino una perdita strategica di portata globale. “La Cina è uno dei mercati più grandi per l’AI, con metà dei ricercatori mondiali,” ha dichiarato Huang. “Chi vince in Cina ha il potenziale per dominare a livello globale. Ma oggi il mercato cinese da 50 miliardi è effettivamente chiuso per noi.”
Huang non ha nascosto la frustrazione dell’azienda verso l’amministrazione Trump, colpevole, secondo lui, di aver “terminato il nostro business Hopper per i data center in Cina” con l’embargo sull’H20.
Pur riconoscendo i rischi geopolitici, Huang ha ribadito che “la domanda non è se la Cina avrà l’AI, ma su quale piattaforma girerà. Impedire la concorrenza americana in Cina favorisce i produttori cinesi all’estero e indebolisce la nostra leadership”. Una questione, spiega il N.1 di NVIDIA, che pure l'attuale amministrazione sembrava avere almeno in parte compreso, nel momento in cui aveva cestinato l'AI Diffusion Rule, che avrebbe indebolito la posizione di NVIDIA sul mercato globale e che era stata approvata da Biden.