L'Unione Europea ha mancato l'accordo sui suoi futuri obiettivi di riduzione delle emissioni, rinviando a ottobre ogni decisione in merito. Durante la riunione dei ministri dell'Ambiente a Bruxelles, l'opposizione di un gruppo di Stati membri, tra cui Italia, Francia e Germania, ha bloccato l'impegno della presidenza danese di definire i target prima del vertice ONU sul clima del 24 settembre. Di conseguenza, l'UE non rispetterà la scadenza del 30 settembre per presentare i suoi impegni climatici per il 2035, mettendo a rischio la sua leadership internazionale a pochi mesi dalla Cop30 in Brasile.
Sul tavolo dei ministri c'erano due nodi cruciali: l'obiettivo climatico interno dell'UE per il 2040 (con la Commissione che propone un taglio del 90%) e il contributo nazionale (Ndc) per il 2035 da presentare all'ONU. Un fronte di oltre 10 paesi ha però ottenuto il rinvio, sostenendo che decisioni di tale portata economica e strategica debbano essere prese dai Capi di Stato e di Governo.
"Su temi così importanti, è fondamentale che si esprimano i capi di Stato", ha dichiarato il ministro italiano dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, esprimendo soddisfazione per il rinvio al Consiglio Europeo del 23-24 ottobre. Secondo il ministro, il nodo politico restano le condizioni abilitanti: "Non possiamo chiedere alle nostre imprese di competere con regole più rigide e senza adeguati strumenti finanziari", ha affermato, criticando le scelte ideologiche che portano a "obiettivi inapplicabili e costi insostenibili". Una posizione condivisa anche da altri paesi, come la Repubblica Ceca, che ha respinto l'obiettivo del 90% non vedendo "la strada tecnologica per raggiungerlo".
La discussione si è quindi conclusa con una dichiarazione d'intenti non vincolante, che ipotizza per il 2035 un taglio delle emissioni compreso in un range tra il 66,3% e il 72,5%, riflettendo due possibili traiettorie verso la neutralità climatica del 2050. La decisione finale, sia sull'obiettivo al 2040 che su quello al 2035, è quindi rimandata all'autunno, in un complesso negoziato politico che bilancia ambizione climatica e sostenibilità economica.