Il 20 agosto 1987, il medico inglese Ronald Ross dimostrò per la prima volta la correlazione tra le zanzare e la trasmissione della malaria. A ricordo dell'evento è stata istituita la Giornata mondiale della zanzara, un'occasione utile per sensibilizzare la popolazione circa la pericolosità di questo insetto per la salute umana. Se una piccola puntura, infatti, rappresenta un fastidio tollerabile, lo stesso non si può dire dei virus trasmessi dalle zanzare, che ultimamente hanno preso il nome di West Nile e virus chikungunya.
Anche l'Europa sta vivendo stagioni di trasmissione più lunghe e più intense per le malattie correlate. Colpa dell'aumento delle temperature, delle estati più lunghe e degli inverni più miti, oltre ovviamente ai cambiamenti nei regimi delle precipitazioni. Sono le "nuove" condizioni climatiche europee ad aver creato un ambiente tanto favorevole alla proliferazione delle zanzare… e dei virus.
Nella giornata di oggi, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha emesso una nota in cui informa di aver preso a cuore il problema:
L'ECDC sta lavorando a stretto contatto con tutti gli Stati membri per fornire un supporto personalizzato e tempestive linee guida di sanità pubblica per rafforzare la risposta dell'Europa.
E ancora:
È urgente rafforzare e ampliare interventi di controllo delle zanzare efficienti e rispettosi dell'ambiente.
Intanto, lo stesso ente incoraggia "le persone che vivono nelle aree colpite e i visitatori" a proteggersi dalle punture di zanzara, utilizzando appositi repellenti e vestendosi adeguatamente (da evitare maniche e pantaloni/gonne corti). Oltre alle zanzariere da finestra, sono consigliate le zanzariere da letto e persino "aria condizionata e ventilatori", poiché l'aria fredda e secca rende le zanzare meno attive.
Ma quali sono, nel concreto, le aree colpite? Be' – in potenziale –, un po' tutto il continente. La zanzara tigre (Aedes albopictus) è quella che può diffondere il virus chikungunya, ed è ora presente in 16 Paesi e 369 regioni europee, rispetto alle sole 114 di un decennio fa. Questa diffusione, combinata con l'aumento dei viaggi internazionali, rende più probabili le epidemie locali. Nel 2025 se ne sono già registrate 25; un dato record, ancora più sconcertante se si pensa che un caso è stato segnalato in Alsazia, regione del nord un tempo esente da questo rischio.