Oggi i primi bulli sono i genitori: tra social ed esercizi di potere (a vuoto), siamo una società al capolinea

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(La redazione di fem) May 20, 2025 · 5 mins read
Oggi i primi bulli sono i genitori: tra social ed esercizi di potere (a vuoto), siamo una società al capolinea
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Cosa scatta nella mente di una persona adulta che per ottenere visualizzazioni e like rompe un uovo sulla fronte del proprio bambino, della propria bambina, lasciandolo in lacrime o almeno basito e poi condivide il video ridendo grossolanamente? Cosa scatta nella mente di chi, nonostante sia genitore, si comporta come se suo figlio, sua figlia, fosse un suo pari e non si rende conto che essere madre, padre, significa creare uno spazio sicuro, proteggere, educare, avere cura e dare l'esempio per tutta la vita?

Il sospetto è che i social abbiano messo in luce - e dato spazi e visibilità - a tutte quelle persone che tutto potevano fare, tranne che diventare genitori. E invece, paradossalmente, sono proprio loro quelle che si lanciano nel compito più gravoso del mondo senza nemmeno pensarci.

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le "challenge" dell'uovo e del formaggio in fronte ai piccoli e piccole

Partiamo raccontando che, finalmente, è successo: in Svezia una madre è stata condannata per molestie dopo aver spaccato un uovo sulla fronte della figlia di due anni per partecipare a una challenge su TikTok. Per i fortunati e le fortunate che non hanno mai intercettato la "challenge", funziona così: degli adulti, di solito madri o padri, posizionano il cellulare con la fotocamera in azione mentre fingono di voler cucinare insieme ai loro figli e figlie di una età compresa tra i due e i sette, nove anni.

Poi colgono di sorpresa i piccoli spaccando loro delle uova sulla fronte. Il risultato è: grandi risate da parte dell'adulto, incredulità, pianto, smarrimento, da parte della vittima. Il video, ovvio, viene caricato sui social. Ma finalmente è arrivata una sacrosanta denuncia, forse il segnale definitivo che siamo arrivati al capolinea della normalità e che per arginarci occorre un tribunale.

La "Egg cracked challenge" è solo una di queste aberranti prove del fatto che esistono più genitori inadeguati di quanto non vorremmo ammettere: c'è anche la Cheese challenge, identica a quella dell'uovo non fosse che a essere lanciata sulla faccia del bambino è una fetta di formaggio.

Gli adulti che lo fanno ridono moltissimo, i bambini no. Nel migliore dei casi piangono, nel peggiore imparano che occorre vivere una vita in tensione, restando all'erta anche, soprattutto, in presenza dei loro stessi genitori fino a che non imparano a comportarsi esattamente come loro: da bulli. La madre svedese è stata condannata a risarcire la figlia di due anni proprio per questro motivo. Il tribunale distrettuale di Helsingborg ha ritenuto che la bambina abbia vissuto il gesto della madre, cioè quello di romperle un uovo sulla fronte, come una umiliazione. Ed essere umiliati, umiliate, dai genitori è a tutti gli effetti una violenza psicologica, una molestia con delle ripercussioni psicologhe.

I bambini e le bambine ovviamente non hanno gli strumenti psicologici per comprendere ironia, sarcasmo, esagerazioni di sorta (come "vorrei che tu sparissi" durante un rimprovero): non intercettano le sfumature e prendono alla lettera ciò che vedono, ciò che ascoltano. Nella fattispecie, si insegna loro che nello spazio sicuro e familiare si ricevono uova in faccia, che ci si dice l'un l'altro "vorrei che tu sparissi". 

che fine hanno fatto gli adulti responsabili

Le domande da porsi sono un paio: se tra gli adulti le percentuali di quelli inadatti alla genitorialità sono sempre state così alte, ma non le vedevamo. Se i social hanno contribuito alla messa in mostra di tali pessimi esempi di genitorialità o se hanno prolungato all'infinito l'era della stupidaggine condannandoci a una eterna adolescenza. Se oggi grazie a una nuova cultura pro terapia, pro analisi psicologica, alcune e alcuni di noi non siano più lucidi nel leggere l'inadeguatezza altrui.

C'è anche da chiedersi per quale ragione, a mettere al mondo dei figli e delle figlie, pare siano le persone meno all'altezza del compito. Verrebbe da chiedersi, infine: ma siamo davvero sicuri di voler essere genitori o ci diventiamo per le pressioni sociali, e poi sappiamo solo esercitare potere e non cura?

Non sarebbe forse il caso di includere un colloquio con uno psicologo, una psicologa, nel percorso verso la genitorialità, così come si fa per adottare? Perché se il primo istinto nei confronti del proprio figlio o figlia è di bullizzarlo/a o di metterlo/a in ridicolo di proposito per farsi due risate forse qualche domanda sulla gestione dell'empatia, sul ruolo di cura e di esempio ce la possiamo, no: ce la dobbiamo porre.

Gli esperti e le esperte parlano chiaro e no, non ridono. Uno psicologo esperto di cyberbullismo ha definito queste sfide “un esempio lampante di adulti che dimenticano il proprio ruolo”. Altri specialisti dello sviluppo infantile, come il pediatra australiano Justin Coulson, mettono in guardia: questi giochi possono danneggiare il senso di sicurezza, fiducia e autostima nei bambini. Anche se il bambino in un primo monento ride, dicono, il fatto che venga deriso o colto alla sprovvista può lasciargli un senso di disagio difficile da elaborare.

genitori immaturi, bambini futuri pazienti psichiatrici

Chi sono davvero i bambini, oggi? E perché i bambini e le bambine non possono consentirsi di esserlo? Perché abitare in una casa in cui non si sentono al sicuro li costringe ad alzare barriere che con l'infanzia non hanno nulla a che vedere. I bambini e le bambine non possono "fare i figli, le figlie": diventano guardinghi, paranoici, vittime o bulli a loro volta, perché quello spazio domestico è privo di cura ed è un far west in cui, a volte, qualcuno esercita potere senza un motivo apparente.