Il mercato auto è caratterizzato dalla crescita dei veicoli ibridi, che nella prima parte del 2025 hanno registrato un incremento superiore al 17%. Questi modelli sono apprezzati perché considerati una delle soluzioni più equilibrate per accompagnare la transizione verso la mobilità elettrica. Offrono infatti consumi ridotti rispetto alle tradizionali auto a benzina o diesel e, al tempo stesso, non richiedono l’infrastruttura di ricarica continua necessaria alle vetture completamente elettriche. In questo contesto Opel ha deciso di ricordare il Salone di Ginevra del 2005 quando, dopo il debutto mondiale a Detroit, presentò la Astra Diesel Hybrid, un prototipo che rappresentava una delle proposte più innovative nel panorama automobilistico di allora. Il motivo? La presenza del primo sistema ibrido bimodale al mondo, una tecnologia brevettata che univa un motore turbodiesel a due unità elettriche gestite da un sofisticato controllo elettronico.
L’innovazione dell’Opel Astra Diesel Hybrid
L’Opel Astra Diesel Hybrid era costruita sulla base dell’ottava generazione della Astra turbodiesel ed era in grado di ridurre i consumi fino al 25% rispetto a una versione tradizionale, senza rinunciare al piacere di guida. Il sistema ibrido bimodale consentiva una trasmissione a variazione continua pur occupando lo spazio di un normale cambio automatico. Le batterie, al nichel-metal idrato, erano collocate nel vano della ruota di scorta, soluzione che permetteva di mantenere intatta l’abitabilità dell’abitacolo e la capacità del bagagliaio. La compattezza complessiva dimostrava che un’auto di segmento medio poteva ospitare una tecnologia ibrida senza sacrificare comfort e funzionalità.
Dal punto di vista meccanico quell’Opel Astra univa un motore 1.7 turbodiesel common rail da 125 CV con due motori elettrici da 30 kW e 40 kW. In base alle esigenze di guida le unità elettriche potevano muovere la vettura da sole, affiancare il diesel nelle fasi di accelerazione o lavorare insieme per garantire prestazioni elevate. L’accelerazione da 0 a 100 km/h avveniva in meno di otto secondi, un risultato di tutto rispetto per una compatta dell’epoca. Il sistema di gestione del motore decideva in tempo reale la combinazione più efficiente, privilegiando i tratti in modalità elettrica ogni volta che era possibile.
All’esterno il prototipo non si discostava molto dalla Astra GTC con parabrezza panoramico, mentre nell’abitacolo comparivano strumenti dedicati alla trazione ibrida. Al posto del contagiri tradizionale, per esempio, c’erano degli indicatori che segnalavano se la spinta proveniva dal diesel, dai motori elettrici o da entrambi, insieme a un display che mostrava il livello di carica delle batterie e l’animazione del flusso di energia.