OpenAI ha annunciato un nuovo passo nella sua espansione infrastrutturale: la costruzione di cinque nuovi data center negli Stati Uniti attraverso il progetto Stargate, sviluppato insieme a Oracle e SoftBank. Con queste strutture, la capacità complessiva pianificata di Stargate raggiungerà i 7 gigawatt, una potenza sufficiente ad alimentare oltre 5 milioni di abitazioni. Un numero che rende bene l’idea dell’enorme fabbisogno energetico dell’AI, come evidenziato anche da recenti studi che stimano per i data center una crescita esponenziale dei consumi nei prossimi anni.
Tre dei nuovi siti sorgeranno in collaborazione con Oracle: uno nella contea di Shackelford, in Texas, un altro a Doña Ana, in New Mexico, e un terzo in una località non ancora resa pubblica nel Midwest. SoftBank invece affiancherà OpenAI per le strutture di Lordstown, in Ohio, e Milam County, sempre in Texas. Questi luoghi non sono stati scelti a caso: il Midwest e il Sud degli Stati Uniti sono aree in cui l’energia elettrica è più economica e le vaste superfici disponibili permettono di costruire infrastrutture di scala gigantesca.
La decisione arriva in parallelo a un’altra notizia che ha scosso il settore tecnologico: Nvidia investirà 100 miliardi di dollari (circa 92 miliardi di euro) per fornire a OpenAI i suoi processori e finanziare ulteriormente la realizzazione di nuovi data center. L’obiettivo è chiaro: dare la possibilità all’azienda di continuare ad addestrare modelli sempre più grandi, come già accaduto con GPT-5, il modello multimodale appena rilasciato, che richiede risorse di calcolo colossali.
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel 2024 i data center hanno consumato l’1,5% dell’elettricità mondiale e, entro il 2030, potrebbero arrivare a più di 945 terawattora, oltre tre volte il fabbisogno annuale dell’Italia. Nel caso dell’AI, i consumi non derivano solo dall’uso quotidiano degli utenti, ma soprattutto dalle fasi di addestramento: per GPT-4, ad esempio, furono impiegate circa 25.000 GPU, con un consumo complessivo paragonabile a quello di centinaia di migliaia di abitazioni.
Proprio per questo, i colossi tecnologici stanno guardando a soluzioni alternative per garantire energia costante ai propri hub. Alcuni, come Meta e Google, stanno valutando l’impiego di piccoli reattori nucleari modulari (SMR), mentre cresce la pressione per un maggiore impiego di fonti rinnovabili, anche se la loro intermittenza rimane un limite tecnico.