Un nuovo, significativo accordo lega il mondo dell'AI alla difesa americana. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha siglato un contratto con OpenAI, la società creatrice di ChatGPT, per un progetto pilota dal valore potenziale di 200 milioni di dollari, circa 186 milioni di euro. L’obiettivo è lo sviluppo di capacità di “AI di frontiera”, sebbene le due parti descrivano le finalità con sfumature decisamente diverse, sollevando un velo di ambiguità sulla reale natura della collaborazione.
L'intesa è emersa dall'elenco quotidiano dei contratti assegnati dal governo statunitense, che dettaglia un investimento iniziale di 2 milioni di dollari per avviare il programma. Secondo la nota ufficiale del Pentagono, OpenAI dovrà sviluppare prototipi di intelligenza artificiale avanzata per affrontare "sfide critiche per la sicurezza nazionale in ambiti sia bellici che aziendali". È proprio l'uso del termine "warfighting" a catalizzare l'attenzione, suggerendo un impiego diretto delle tecnologie in scenari di conflitto.
Dal canto suo, OpenAI ha presentato l'accordo in modo più sfumato, inserendolo nel contesto del lancio di una più ampia iniziativa chiamata "OpenAI for Government", pensata per portare le proprie tecnologie all'interno dell'amministrazione pubblica statunitense. Nel suo comunicato (in FONTE), l'azienda menziona che la collaborazione con la Difesa servirà a "prototipare come l'AI di frontiera possa trasformare le opzioni amministrative", citando esempi come il miglioramento dell'assistenza sanitaria per i membri del servizio e il potenziamento della difesa informatica proattiva. La parola "warfighting" è curiosamente assente dalla comunicazione di OpenAI.
Questa discrepanza lessicale non è di poco conto, specialmente alla luce dell'evoluzione delle policy di utilizzo di OpenAI. In passato, la società vietava esplicitamente le applicazioni "militari e belliche". Lo scorso gennaio, però, la formulazione è cambiata in un più generico "Non usare i nostri servizi per danneggiare te stesso o gli altri", che vieta lo "sviluppo o l'uso di armi". Resta da capire come questa direttiva si applichi ai contratti governativi, dove una tecnologia per la cyber-difesa potrebbe rientrare legittimamente in un contesto di "warfighting" senza essere tecnicamente un'arma.
A rafforzare il legame tra la Silicon Valley e le forze armate contribuisce la notizia che, solo pochi giorni prima dell'annuncio, il Chief Product Officer di OpenAI, Kevin Weil, e l'ex Chief Revenue Officer, Bob McGrew, hanno prestato giuramento come tenenti colonnelli nella Riserva dell'Esercito degli Stati Uniti, entrando a far parte di un nuovo corpo di innovazione esecutiva che fornisce consulenza al Pentagono. Non si tratta di un caso isolato, dato che anche altre aziende tech come Meta e Anduril, quest'ultima fondata dal creatore di Oculus Palmer Luckey, hanno recentemente stretto accordi con il Dipartimento della Difesa per lo sviluppo di tecnologie avanzate, inclusa la realtà aumentata per i soldati.