È stata finalmente svelata l'identità del misterioso cliente dietro al colossale accordo per servizi cloud da 30 miliardi di dollari l'anno annunciato da Oracle il mese scorso: si tratta di OpenAI. La conferma, anticipata lunedì dal Wall Street Journal, è arrivata martedì direttamente dal CEO di OpenAI, Sam Altman, tramite un post su X e un articolo sul blog aziendale, sebbene non abbia commentato l'importo esatto.
L'accordo, che a fine giugno aveva fatto schizzare alle stelle le azioni di Oracle, era apparso subito di dimensioni eccezionali: i 30 miliardi di dollari annui superano l'intero fatturato cloud di Oracle per l'anno fiscale 2025. OpenAI ha ora chiarito che il contratto riguarda la fornitura di 4,5 gigawatt di capacità energetica per i suoi data center, una quantità di energia che il WSJ ha paragonato a quella prodotta da due dighe di Hoover e sufficiente ad alimentare 4 milioni di abitazioni.
Questa commessa rientra nel progetto Stargate, l'ambizioso piano da 500 miliardi di dollari annunciato a gennaio da OpenAI, Oracle e SoftBank per la costruzione di una nuova, immensa infrastruttura di data center. Il primo sito, Stargate I, sorgerà ad Abilene, in Texas, e richiederà enormi investimenti sia economici che energetici da parte di Oracle e OpenAI, che devono ancora affrontare la parte più problematica del progetto: la costruzione del data center.
L'aspetto più sorprendente di questa partnership è tuttavia la sproporzione tra l'impegno finanziario di OpenAI e i suoi ricavi attuali. Solo il mese scorso, Sam Altman aveva dichiarato che l'azienda aveva raggiunto i 10 miliardi di dollari di ricavi annuali ricorrenti. Il solo contratto con Oracle, quindi, impegna OpenAI a una spesa annuale che è il triplo delle sue attuali entrate, senza contare tutti gli altri costi operativi e gli impegni già in essere per altri data center.