OpenAI ha annunciato di aver raggiunto un'intesa preliminare con Microsoft, suo principale investitore, per rivedere la struttura societaria e trasformare la divisione for-profit in una public benefit corporation (PBC). La mossa, ancora soggetta al via libera dei procuratori generali di California e Delaware, consentirebbe alla società di raccogliere ulteriori capitali e di aprire la strada a una futura quotazione in borsa.
Secondo il presidente del consiglio di amministrazione, Bret Taylor, la fondazione senza scopo di lucro che attualmente controlla OpenAI continuerà a mantenere la governance dell'azienda e riceverà una partecipazione nella nuova PBC valutata oltre 100 miliardi di dollari. In una dichiarazione congiunta, Microsoft e OpenAI hanno spiegato di aver firmato un memorandum of understanding non vincolante e di essere al lavoro per definire gli accordi contrattuali definitivi.
La trattativa rappresenta l'epilogo di mesi di negoziati spesso complessi. Microsoft, che dal 2019 ha accesso privilegiato alla tecnologia OpenAI ed è fornitore principale di servizi cloud, avrebbe cercato di consolidare la propria influenza sul futuro della società. OpenAI, dal canto suo, ha mostrato la volontà di diversificare i partner e ridurre la dipendenza dal colosso di Redmond, tanto che nell'ultimo anno ha concluso accordi di rilievo con altri operatori.
Le tensioni non sono mancate: secondo il Wall Street Journal, Microsoft avrebbe voluto assumere il controllo delle tecnologie sviluppate da Windsurf, startup di AI per il coding che OpenAI aveva cercato di acquisire, mentre la dirigenza di quest'ultima puntava a mantenerne l'indipendenza. L'operazione è sfumata e parte del team è confluito in Google, con il resto assorbito da Cognition.
Le vicende attuali si inseriscono in un quadro di governance peculiare: OpenAI è infatti guidata da un consiglio di amministrazione non profit che nel 2023 arrivò a rimuovere, salvo poi reintegrare, l'amministratore delegato Sam Altman. Una struttura rimasta invariata fino a oggi e che continua a rappresentare un elemento distintivo rispetto ad altre startup tecnologiche.
Parallelamente alle trattative con Microsoft, OpenAI ha siglato un contratto imponente con Oracle: un impegno da 300 miliardi di dollari in cinque anni per l'acquisto di potenza di calcolo destinata allo sviluppo dei modelli di intelligenza artificiale. Si tratta, stando a quanto riportato dal Wall Street Journal e ripreso dall'ANSA, di uno dei più grandi accordi cloud mai firmati, destinato a ridefinire le dimensioni degli investimenti nel settore.
Il contratto comporterà la disponibilità di 4,5 gigawatt di capacità energetica, equivalenti alla produzione di più di due dighe di Hoover o al consumo di circa 4 milioni di persone. Un dato che riflette la portata della crescita dei data center per AI, nonostante i timori di una possibile bolla speculativa.
L'intenzione di OpenAI di evolvere verso una PBC ha attirato l'attenzione non solo degli investitori, ma anche di critici e concorrenti. Alcuni enti non profit, come Encode e The Midas Project, hanno sollevato dubbi sul rischio che l'operazione possa compromettere la missione originaria della startup, orientata allo sviluppo di intelligenze artificiali a beneficio dell'umanità. OpenAI ha replicato accusando tali gruppi di ricevere finanziamenti da rivali come Elon Musk e Mark Zuckerberg, accusa respinta dagli interessati.
La vicenda si intreccia anche con la battaglia legale intentata da Musk, che accusa OpenAI di aver tradito la propria natura non profit. Lo stesso Musk, a inizio anno, aveva presentato un'offerta da 97 miliardi di dollari per rilevare l'azienda, proposta respinta dal consiglio ma che secondo osservatori avrebbe contribuito a rivalutare il peso della partecipazione della fondazione non profit.