Paternal Leave, un film che parla a tutte noi coi problemi da padri assenti
Cosa succede quando si cresce senza un padre? Paternal Leave, presentato alla Berlinale e al cinema dal 15 maggio, ci prende per mano e ci accompagna dentro una storia che non ha paura del dolore, ma prova comunque a cercare un varco verso la guarigione.
Il film d’esordio di Alissa Jung è un pugno e una carezza: mette in scena la frattura originaria del legame padre-figlia e ne esplora ogni scheggia, senza retorica. Un'opera che tocca da vicino chiunque abbia cercato risposte nei vuoti e nelle assenze, e magari, con fatica, ha provato a ricucire.
La trama di Paternal Leave
Leo, una ragazza sola con troppe domande
Leo ha quindici anni, vive in Germania e di suo padre non ha mai saputo nulla se non una cosa: non c’era mai stato. Quando scopre la sua identità, il bisogno di sapere prende il sopravvento. Decide di partire per Rimini, dove lui lavora in un bar sulla spiaggia. In tasca ha un quaderno pieno di domande. Negli occhi, una rabbia che brucia.
Il viaggio verso Rimini, la lista di domande, la rabbia
Quello che Paternal Leave racconta è un viaggio tanto geografico quanto emotivo. Leo parte da sola, con l’urgenza di capire, di dare un nome al proprio abbandono. Il quaderno che porta con sé è sia un atto d'accusa che un bisogno silenzioso. Le domande che rivolge al padre sono secche, disarmanti: “Che nome mi avresti dato? Ti sei mai chiesto come stavo?”.
Non cerca consolazioni. Cerca verità, anche scomode. E quando finalmente incontra Paolo, la tensione è palpabile: il film diventa allora un campo minato di sguardi, rimpianti, parole che arrivano troppo tardi — o forse proprio al momento giusto.
L’incontro con Paolo: cosa succede quando un padre assente è costretto ad ascoltare
Paolo non è l’eroe redento di tanti drammi familiari. È un uomo normale, pieno di colpe non elaborate, che si trova improvvisamente davanti a una figlia che chiede conto di tutto. La forza del film è proprio qui: nel mostrare quanto sia difficile ascoltare davvero chi ci mette davanti al nostro fallimento.
“Non mi fidavo di me come padre, avevo paura”, dice Paolo. Non è una scusa. È l’ammissione di un uomo che ha fallito, e che ora può solo provare a esserci, un giorno alla volta.
Una regista donna al suo debutto: chi è Alissa Jung, moglie di Marinelli
Alissa Jung firma il suo primo film con una consapevolezza rara. Ex volto noto della TV tedesca, ha impiegato sei anni per portare a termine questo progetto, nato da una domanda semplice quanto devastante: “Perché alcuni genitori non vogliono conoscere i propri figli?”.
La risposta, naturalmente, non c’è. Ma il film prova a esplorarla, con uno sguardo che è insieme materno e implacabile. “La mia ricerca era esplorare il rapporto genitore-figli in maniera profonda”, racconta Alissa Jung.
“Ho impiegato sei anni per arrivarci”: il percorso creativo di una madre, attrice e regista
Realizzare Paternal Leave non è stato un colpo di fulmine, ma un parto lungo sei anni. Alissa ha costruito il film pezzo dopo pezzo, partendo da un'urgenza personale. La sua è una visione che nasce dall’esperienza: quella di una madre, ma anche di un’artista che ha scelto di mettersi in discussione. Il risultato è un’opera prima intensa, forse imperfetta, ma profondamente autentica.
Il coraggio di raccontare una ferita generazionale dal punto di vista femminile
Quello che colpisce in Paternal Leave è la capacità di raccontare una ferita comune a molte donne. Leo non è una vittima passiva: è attiva, testarda, affilata. Il film si muove sul filo dell’emotività, ma evita il melodramma. Nessuna musica a gonfiare le lacrime, solo emozioni nude.
In un panorama cinematografico ancora troppo dominato da sguardi maschili, Paternal Leave è una voce femminile che osa parlare delle assenze degli uomini. E lo fa con coraggio e delicatezza.
Luca Marinelli padre, come non l’avevamo mai visto
Fragile, spiazzato, vulnerabile: l’altra faccia di Marinelli
Dimenticate i ruoli carismatici come l'ultimo fulmine, Mussolini, o muscolari ma vulnerabili come The Old Guard. In Paternal Leave, Luca Marinelli si lascia cadere, mostrando un Paolo spiazzato, stanco, emotivamente nudo. Marinelli, che abbiamo amato in Lo chiamavano Jeeg Robot e più recentemente in M. Il figlio del secolo, qui regala la sua performance più disarmata e sincera. Il confronto con Paul Mescal in Aftersun è inevitabile (e quanto ci sono piaciuti entrambi).
La chimica reale (e artistica) con la moglie regista
Il film è anche il risultato di un’intimità condivisa. Marinelli e Jung sono sposati dal 2018, e questa collaborazione è un atto di fiducia profonda. “Non c’è una persona nella mia vita della quale avessi così tanta fiducia. Era impossibile nascondermi davanti a lei”, ha raccontato l’attore. E quella vulnerabilità, davanti e dietro la macchina da presa, è l’anima del film.
In un’intervista, Marinelli ha aggiunto: “Questo film mette di fronte a quanto stratificata sia la vita. La vulnerabilità appartiene a ognuno, ma scappare da sé stessi non aiuta mai”. Un pensiero che potrebbe riassumere il senso profondo di Paternal Leave.
La rivelazione: la giovane Juli Grabenhenrich, la potenza dello sguardo femminile adolescente
La vera sorpresa del film è Juli Grabenhenrich, al suo primo ruolo da protagonista. Con una naturalezza che lascia senza fiato, dà corpo e voce a Leo, una ragazza che si ribella al silenzio e pretende di essere vista. Juli è intensa, autentica, mai sopra le righe. Il suo sguardo è un faro nel buio: illumina le crepe del padre, ma anche le sue. È lei a dire la frase che resta: “Gli uomini che passano più tempo coi figli sono più belli ed equilibrati”. Ed è impossibile non crederle.
Dove vedere Paternal Leave e quando esce
Paternal Leave è uscito al cinema il 15 maggio 2025, con una durata di 113 minuti. Distribuito da Vision Distribution, è una coproduzione italo-tedesca che ha già fatto parlare di sé dopo il debutto alla Berlinale. La distribuzione internazionale è in corso.