Perplexity sale a 20 miliardi di valutazione

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HDblog.it Sep 11, 2025 · 2 mins read
Perplexity sale a 20 miliardi di valutazione
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Perplexity ha chiuso un nuovo round di finanziamento da 200 milioni di dollari, che porta la sua valutazione a 20 miliardi di dollari. La notizia, riportata da The Information, conferma l’ascesa della startup di ricerca basata su AI, nata appena tre anni fa e già capace di attirare l’interesse degli investitori a livello globale.

Il dato colpisce anche perché arriva a distanza di poche settimane dal precedente aumento di capitale: a luglio, infatti, Bloomberg aveva segnalato una raccolta da 100 milioni di dollari a una valutazione di 18 miliardi. In totale, secondo PitchBook, Perplexity ha già messo insieme finanziamenti per 1,5 miliardi di dollari.

Il dettaglio curioso è che non è stato rivelato chi abbia guidato l’ultima iniezione di capitale. A inizio anno era stato Accel a trainare un round da 500 milioni di dollari valutato 14 miliardi, poi esteso nei mesi successivi. Questa volta invece le fonti non hanno fatto nomi, segno che la società mantiene un certo riserbo sulle sue mosse finanziarie.

Un altro numero che fa riflettere riguarda i ricavi: fonti vicine alla società parlano di un fatturato annuo ricorrente (ARR) ormai vicino ai 200 milioni di dollari, contro i 150 milioni confermati ufficialmente solo poche settimane fa dal responsabile della comunicazione. Una crescita rapida che spiega bene perché i capitali continuino ad affluire, nonostante il mercato sia già dominato da giganti come Google.

Ed è proprio sul terreno della ricerca che Perplexity vuole giocare la sua partita. La startup si propone come alternativa a Google, con un modello che privilegia risposte conversazionali e ragionate alle query degli utenti, piuttosto che la classica lista di link. Una sfida ambiziosa, che ha visto anche episodi clamorosi: ad agosto Perplexity aveva tentato di lanciare un’offerta da 34,5 miliardi di dollari per acquistare Chrome, il browser di Google. La mossa era arrivata mentre il Dipartimento di Giustizia statunitense accusava Google di pratiche anticoncorrenziali e proponeva la cessione del browser come rimedio. Tuttavia, la vicenda si è chiusa a favore di Mountain View: un giudice federale ha stabilito che il colosso non dovrà smembrare la propria attività, consentendo a Chrome di restare nelle mani di Google.

Il capitale raccolto negli ultimi mesi sarà probabilmente destinato ad accelerare lo sviluppo tecnologico, potenziare l’infrastruttura e consolidare la base utenti. Per una startup di soli tre anni, trovarsi con 20 miliardi di valutazione e un ARR vicino ai 200 milioni significa essere riuscita a convincere il mercato che c’è spazio per una nuova idea di motore di ricerca.