Una singola scarpa antica può raccontare una storia, svelando dettagli su chi la indossava e sulla sua vita quotidiana. Ma quando le scarpe scoperte in un unico sito archeologico sono cinquemila, la storia si trasforma in un affascinante e complesso mistero. È quanto sta accadendo in Inghilterra, vicino al Vallo di Adriano, dove un'incredibile collezione di calzature di epoca romana sta costringendo gli esperti a riconsiderare l'immagine che avevano degli antichi abitanti di quella frontiera.
Il cuore dell'enigma non risiede solo nell'enorme quantità di reperti, ma nelle loro dimensioni. Un quarto di tutte le calzature rinvenute nel sito di Forte Magna è di taglia insolitamente grande, tanto che i ricercatori hanno scherzosamente parlato di un "Bigfoot" romano. Il pezzo più notevole è una scarpa che misura quasi 30,5 centimetri, l'equivalente di un moderno numero 48, una misura eccezionale per l'epoca. La dottoressa Elizabeth Greene, specialista di calzature antiche e docente presso la University of Western Ontario, ha confermato l'anomalia del ritrovamento, affermando che "è chiaro che queste scarpe sono in media molto più grandi della maggior parte della collezione di Vindolanda", un altro famoso sito romano nelle vicinanze. Questo suggerisce che la popolazione di Magna avesse caratteristiche uniche.
Il sito del ritrovamento, fondato intorno all'80 d.C., era un avamposto strategico che precedeva persino la costruzione del Vallo stesso. La straordinaria conservazione di questi manufatti in pelle e cuoio è stata possibile grazie alle particolari condizioni del terreno nei fossati del forte, dove depositi semi-anaerobici a basso contenuto di ossigeno hanno protetto i reperti organici dal decadimento per duemila anni.
Questa condizione ha permesso di recuperare non solo robusti calzari da marcia, ma anche un'ampia varietà di calzature che dipingono un quadro vivido della comunità: eleganti sandali estivi, scarpe da donna e persino minuscoli stivaletti per neonati.
Ogni pezzo recuperato stabilisce, secondo gli archeologi del Vindolanda Charitable Trust che curano lo scavo, "una connessione immediata con la persona che l'ha indossato", offrendo uno spaccato di vita reale. Resta però la domanda fondamentale: perché così tanti individui dai piedi così grandi si trovavano in questo specifico forte? Una delle ipotesi è legata alla sua posizione su un'importante via di comunicazione, che potrebbe aver attratto persone di origini diverse e, forse, di corporatura più imponente.
Tuttavia, questa preziosa capsula del tempo è in pericolo. Come ha sottolineato Rachel Frame, archeologa senior del progetto, "i reperti organici come questo sono tra i più preziosi... ma sono anche i più a rischio a causa dei nostri cambiamenti climatici". La minaccia è che queste testimonianze uniche, che ci parlano della diversità fisica e culturale dell'Impero Romano, possano andare perdute per sempre, lasciando il mistero dei "giganti" di Forte Magna irrisolto.