Piracy Shield, Google inizia a bloccare i siti segnalati, ma solo alcuni

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HDblog.it Jun 16, 2025 · 1 min read
Piracy Shield, Google inizia a bloccare i siti segnalati, ma solo alcuni
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Da un’indagine dei ragazzi di Dday emerge che Google sta bloccando solo una piccola parte dei siti segnalati da Piracy Shield, la piattaforma dell’AGCOM che si occupa prevalentemente di combattere lo streaming pirata delle partite di calcio (ma che presto si dovrebbe espandere ad altre tipologie di contenuti). Uno script sviluppato dalla fonte ha interrogato il server DNS di Google su tutti i siti aggiunti al database di Piracy Shield da quando è in attività, e ha rilevato che solo 1.000 su 20.000 sono effettivamente bloccati. Gli altri sono ancora raggiungibili.

C’è molto dibattito, anche dal punto di vista legale, sul fatto che il blocco debba essere operato anche dai server DNS che non fanno da provider internet, come appunto Google e CloudFlare. Quest’ultimo provider sta ancora affrontando la trafila legale, con un ricorso all’ultima sentenza del tribunale che le ha dato torto, mentre negli scorsi giorni Google ha annunciato, un po’ a sorpresa, che avrebbe collaborato con le autorità. Sembra tuttavia difficile che questa parzialità nell’applicazione dei blocchi sia dovuta a difficoltà o complicazioni tecniche.

Non sembra peraltro esserci un criterio immediatamente evidente su quali domini siano bloccati da Google e quali no. La teoria è che il colosso di Mountain View stia di fatto conducendo degli esperimenti, a qualche mese di distanza dalla ripartenza dei campionati; del resto l’evento calcistico più importante dell’estate, il Mondiale per Club, viene trasmesso in chiaro. Sempre secondo la fonte, Google potrebbe essere più che altro interessata a convincere CloudFlare a fare lo stesso e abbandonare la battaglia legale.

La teoria ha senso per tutta una serie di ragioni, non ultima il fatto che ai fini della lotta alla pirateria se il blocco non è unanime è come se non ci fosse. Se un utente sa cambiare un server DNS rispetto a quello predefinito del proprio provider non farà certo fatica a spostarsi da quello di Google a quello di CloudFlare, appena intuisce che l’uno blocca il traffico e l’altro no.