Pirateria, operazione Gotha 2: otto arresti per un maxi giro di IPTV illegali

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HDblog.it Sep 26, 2025 · 2 mins read
Pirateria, operazione Gotha 2: otto arresti per un maxi giro di IPTV illegali
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Al termine di una complessa indagine coordinata dalla Procura Distrettuale di Catania, la Polizia di Stato ha portato a termine l'operazione “Gotha 2”, che ha condotto all'arresto di otto persone accusate di far parte di un'associazione a delinquere dedita alla gestione di un vasto sistema di IPTV pirata. Le misure cautelari, eseguite dalla Polizia Postale su disposizione del GIP etneo, riguardano indagati residenti tra Catania, Siracusa, Roma, Brescia e alcuni Paesi esteri.

Secondo l'accusa, il gruppo avrebbe diffuso a centinaia di migliaia di utenti italiani palinsesti televisivi protetti dai diritti di piattaforme come Sky, Dazn, Mediaset, Amazon Prime e Netflix. Il giro d'affari stimato raggiungeva milioni di euro al mese, con danni all'industria audiovisiva calcolati in oltre 30 milioni di euro mensili.

INDAGINE PARTITA NEL 2022

L'inchiesta fa seguito all'operazione “Gotha” del 2022, che già allora aveva portato a più di 70 perquisizioni. Da quell'attività, gli inquirenti hanno sviluppato nuove indagini attraverso l'analisi di computer, smartphone e server sequestrati, oltre al tracciamento di flussi finanziari.

Il lavoro del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Catania, con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica di Roma, ha permesso di delineare una struttura criminale organizzata in maniera piramidale, con ruoli ben definiti: capo, vice capo, master, admin, tecnico e reseller. I vertici, individuati sia in Italia che all'estero, decidevano costi degli abbonamenti, sospensioni dei servizi e modalità di distribuzione.

LE PIATTAFORME PIRATA E I MECCANISMI DI ELUSIONE

Tra le sigle individuate figurano “NOWTV”, “UNITY”, “PLAYTV”, “PLATINUM”, “M&S”, “ENJOY”, “MOMY”, “HERMES”, “LUCKYSTREAMING”, “SKYNET” e “GOLDRAKE”, marchi che richiamavano in alcuni casi note piattaforme legittime. L'infrastruttura si basava su server noleggiati presso società estere, gestiti da consociate dotate di specifiche competenze informatiche.

Per sfuggire alle indagini, gli indagati avrebbero fatto uso di applicazioni di messaggistica crittografata, identità fittizie e documenti falsi, utilizzati per intestare utenze telefoniche, carte di credito, abbonamenti e server. Ai reseller sparsi sul territorio veniva imposto un vero e proprio regolamento, con l'obiettivo di ridurre i rischi di individuazione e ostacolare la raccolta delle prove.

LE MISURE CAUTELARI

Il materiale raccolto fa ritenere agli investigatori che l'organizzazione fosse in grado di controllare circa il 70% dello streaming illegale in Italia, con oltre 900.000 utenti coinvolti. I profitti, calcolati su base indiziaria, hanno raggiunto i 10 milioni di euro nei soli mesi di monitoraggio.

Al termine degli interrogatori preventivi, il GIP di Catania ha disposto per i principali indagati la misura degli arresti domiciliari. Alcuni di loro hanno reso dichiarazioni spontanee, mentre uno è risultato irreperibile. Come sempre, vale per tutti la presunzione di innocenza fino a eventuale condanna definitiva.