Plastica, un'emergenza sanitaria: i rischi per la salute e il pianeta

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HDblog.it Aug 04, 2025 · 2 mins read
Plastica, un'emergenza sanitaria: i rischi per la salute e il pianeta
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Un nuovo e autorevole rapporto, pubblicato sulla prestigiosa rivista medica The Lancet, lancia un avvertimento che non lascia spazio a interpretazioni: la plastica rappresenta un pericolo "grave, crescente e sottovalutato" per la nostra salute, con impatti che si manifestano in ogni fase della vita, dall'infanzia fino alla vecchiaia.

I ricercatori parlano senza mezzi termini di una vera e propria "crisi della plastica", i cui danni economici legati alla salute ammontano ad almeno 1.400 miliardi di euro ogni anno. I più vulnerabili a questa minaccia silenziosa sono proprio i neonati e i bambini. L'esposizione alle sostanze chimiche contenute nelle plastiche è stata associata a un aumento dei rischi di aborto spontaneo, parto prematuro, difetti alla nascita, sviluppo polmonare compromesso e persino a forme di cancro infantile e problemi di fertilità in età adulta. Il problema, inoltre, non è confinato alle sostanze chimiche, ma riguarda anche la frammentazione della plastica stessa. Microplastiche e nanoplastiche, particelle infinitesimali derivanti dalla degradazione di rifiuti più grandi, sono ormai ovunque e riescono a infiltrarsi nel nostro corpo attraverso l'acqua che beviamo, il cibo che mangiamo e l'aria che respiriamo. Sono state trovate nel sangue, nel cervello, nel latte materno, nella placenta e persino nel midollo osseo, sollevando preoccupazioni per le conseguenze a lungo termine, come il possibile legame con ictus e infarti.

Questa emergenza sanitaria è alimentata da una produzione che è sfuggita a ogni controllo. Dal 1950 a oggi, la fabbricazione di plastica è aumentata di oltre 200 volte e le proiezioni indicano che potrebbe quasi triplicare di nuovo entro il 2060, superando il miliardo di tonnellate all'anno. A crescere più rapidamente è stata la produzione di plastica monouso, come bottiglie e contenitori per il cibo da asporto, che contribuisce in modo massiccio a un inquinamento ormai planetario. Si stima che circa 8 miliardi di tonnellate di rifiuti plastici inquinino ogni angolo della Terra, dalla cima dell'Everest alle fosse oceaniche più profonde, con meno del 10% del totale che viene effettivamente riciclato.

Il pericolo, sottolineano gli esperti, accompagna la plastica lungo tutto il suo ciclo di vita. Si inizia con l'estrazione dei combustibili fossili da cui deriva oltre il 98% della plastica, un processo che contribuisce alla crisi climatica e all'inquinamento atmosferico. Si prosegue con la produzione industriale, che rilascia ogni anno l'equivalente di 2 miliardi di tonnellate di CO2, e con l'utilizzo di oltre 16.000 sostanze chimiche diverse, tra cui coloranti, ritardanti di fiamma e stabilizzanti, molte delle quali sono state collegate a effetti negativi sulla salute. Il ciclo si chiude con lo smaltimento, che spesso avviene tramite incenerimento all'aperto, liberando ulteriori sostanze tossiche nell'aria. È ormai chiaro, come si legge nel report, che il mondo non può sperare di "uscire dalla crisi dell'inquinamento da plastica riciclando". La complessità chimica di questo materiale rende il riciclo su larga scala un'utopia, a differenza di vetro, carta o alluminio.

Proprio per questo, oltre 100 nazioni spingono per un trattato globale legalmente vincolante che ponga un limite alla produzione di nuova plastica, una proposta che si scontra però con la ferma opposizione degli stati produttori di petrolio e dell'industria del settore, interessati a mantenere lo status quo.