Le previsioni per la stagione ciclonica del 2025 nell’Atlantico, recentemente rilasciate dall’ente meteorologico e oceanografico degli Stati Uniti (NOAA), indicano un’intensificazione dell’attività rispetto ai livelli abituali. Secondo quanto comunicato, tra giugno e novembre, periodo in cui si sviluppano generalmente i cicloni tropicali in questa area, ci si attende la formazione di un numero di tempeste compreso tra 13 e 19.
L’agenzia ha quantificato in un 60% la probabilità che la stagione presenti un’intensità superiore alla norma, mentre attribuisce una possibilità del 30% a un’annata nella media e del 10% a un’attività inferiore al consueto.
In condizioni normali, la stagione ciclonica atlantica si caratterizza per una media di 14 tempeste tropicali, con circa 7 che raggiungono lo status di uragano e 3 che si intensificano fino a diventare uragani di categoria elevata. Le proiezioni per il 2025, però, delineano un quadro decisamente più critico. Gli esperti dell’agenzia statunitense preposta alla sorveglianza climatica prevedono tra 6 e 10 uragani, con velocità dei venti che possono toccare i 120 chilometri orari. Tra questi, si stima che da 3 a 5 possano evolvere in eventi estremi, con raffiche superiori ai 178 chilometri orari.
Negli ultimi anni, le anticipazioni stagionali diffuse nel mese di maggio si sono dimostrate affidabili, con solo due eccezioni: nel 2017 e nel 2020, quando il numero effettivo di uragani ha superato le stime iniziali.
Per l’anno in corso, le condizioni sembrano particolarmente favorevoli allo sviluppo di cicloni: temperature oceaniche più elevate rispetto alla norma, una prevista ridotta intensità dei venti in quota e una maggiore attività monsonica proveniente dall’Africa occidentale potrebbero alimentare la formazione di numerose perturbazioni tropicali.
Le previsioni per il 2025 sono state annunciate nel corso di un incontro a New Orleans, organizzato in occasione del ventennale dal devastante passaggio dell’uragano Katrina. Tuttavia, l’agenzia che si occupa del monitoraggio atmosferico si trova ad affrontare una fase difficile. Il Dipartimento per l’Efficienza Governativa (Doge) ha recentemente disposto una serie di licenziamenti che hanno colpito centinaia di operatori tecnici e ricercatori, riducendo in modo significativo le risorse disponibili per l’elaborazione e la raccolta dei dati climatici.
In alcune regioni particolarmente esposte al rischio, queste misure hanno sollevato preoccupazioni tra i cittadini, che temono di dover affrontare la nuova stagione con strumenti di allerta meno efficaci. Alcuni centri meteorologici hanno già iniziato a limitare il numero di osservazioni atmosferiche effettuate con palloni sonda, strumenti essenziali per l’analisi dei modelli meteorologici.