C’è stato un primo arresto in relazione all’attacco hacker che ha causato molteplici disagi al traffico aereo di buona parte dell’Europa: l’hanno confermato nelle scorse ore le autorità del regno unito, in particolare la National Crime Agency (NCA). Non ci sono molti dettagli a riguardo: sappiamo solo che è un uomo sulla quarantina, e che è stato arrestato ieri (martedì) nel West Sussex, contea inglese che si affaccia sul mare verso i Paesi Bassi.
L’uomo è stato rilasciato su cauzione, e per il momento le autorità non hanno altre informazioni da condividere. Le indagini sono ancora in corso, come lasciano intendere in modo inequivocabile le parole degli inquirenti - che comunque definiscono “un passo positivo” questo primo arresto. Stando a quanto è emerso fin qui, l’attacco, che è iniziato nella giornata di venerdì, era in qualche modo correlato a ransomware, almeno stando a quanto dichiarato da Collins Aerospace, la società i cui sistemi sono stati materialmente compromessi.
L’attacco ha colpito i software di gestione del check-in prevalentemente negli aeroporti di Bruxelles, Berlino, Dublino e Londra Heathrow: l’attacco dei sistemi ha causato il mancato riconoscimento di moltissimi boarding pass, per esempio, il che ha costretto il personale a ricorrere a procedure manuali “vecchia scuola”: certamente affidabili, ma molto, molto più lente, il che ha causato molteplici ritardi e addirittura la cancellazione di diversi voli. Naturalmente le ripercussioni si sono propagate piuttosto rapidamente anche verso gli altri aeroporti europei, tra coincidenze cancellate e la necessità di gestire un flusso di viaggiatori di proporzioni straordinarie.
L’emergenza è già rientrata e il traffico aeroportuale si è normalizzato: negli aeroporti colpiti sono stati messi in funzione i sistemi di backup, e dove non arrivavano quelli si è proceduto manualmente, come dicevamo.