Protesta al Microsoft Build: dipendente accusa l’azienda di complicità a Gaza

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HDblog.it May 20, 2025 · 2 mins read
Protesta al Microsoft Build: dipendente accusa l’azienda di complicità a Gaza
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Poche ore fa, la conferenza annuale Microsoft Build è stata scossa da una clamorosa protesta interna. Durante l’apertura dell’evento a Seattle, Joe Lopez, ingegnere nel team hardware Azure, ha interrotto il keynote del CEO Satya Nadella gridando “Palestina libera!”, prima di essere allontanato dalla sicurezza. Ma non è finita qui, infatti, l’episodio avvenuto davanti a una platea internazionale, è stato seguito dall’invio di una e-mail indirizzata a migliaia di dipendenti- Al suo interno Lopez spiega le motivazioni della sua azione, denunciando una presunta complicità di Microsoft con il governo israeliano nel conflitto a Gaza.

Secondo quanto dichiarato da Lopez, l’azienda avrebbe fornito “accesso speciale” alle proprie tecnologie al Ministero della Difesa israeliano, contribuendo indirettamente alle operazioni militari contro la popolazione civile. Nella sua lunga lettera, pubblicata internamente poche ore dopo l’accaduto, l’ingegnere racconta un percorso di disillusione: da giovane tecnico entusiasta del ruolo etico della big tech americana, a oppositore deciso della politica aziendale, che definisce "inaccettabile e insensibile".

Microsoft, interpellata dai media, non ha fornito dichiarazioni immediate sull’accaduto. Tuttavia, in una recente nota ufficiale, l’azienda aveva comunicato di aver commissionato una revisione interna sull’utilizzo delle sue tecnologie in Israele, senza però rilevare violazioni né implicazioni dirette nell’uso bellico dell’AI e dei servizi cloud. La valutazione è stata affidata a una società esterna rimasta anonima, alimentando i dubbi di chi, come Lopez, chiede maggiore trasparenza e responsabilità.

La protesta non è un caso isolato. Solo poche settimane prima, due ex dipendenti avevano interrotto l’evento per il 50° anniversario di Microsoft, accusando i dirigenti di “trarre profitto dalla guerra” e di alimentare un uso distruttivo dell’intelligenza artificiale. Entrambi facevano parte del collettivo “No Azure for Apartheid”, un gruppo attivo all’interno e all’esterno di Microsoft che chiede l’interruzione dei contratti con il governo israeliano.

Secondo quanto riportato da diverse inchieste giornalistiche, l’esercito israeliano starebbe infatti facendo ampio uso di servizi offerti da Azure e da strumenti basati su OpenAI per raccogliere dati tramite sorveglianza elettronica, trascrivere chiamate e messaggi, e tradurre comunicazioni intercettate. Queste tecnologie, originariamente pensate per uso civile e commerciale, vengono accusate di essere state adattate per scopi militari, in violazione – secondo gli attivisti – dei codici etici promossi dalle stesse aziende.

Tra i critici della posizione ufficiale di Microsoft c’è anche Hossam Nasr, ex dipendente e attivista del movimento, licenziato in seguito a una veglia organizzata davanti alla sede dell’azienda. Nasr ha definito “contraddittoria” la risposta di Redmond, sottolineando come Microsoft affermi da un lato che le sue tecnologie non siano usate per colpire civili, ma dall’altro ammetta di non avere pieno controllo sull’uso finale dei propri strumenti da parte dei clienti governativi.

La testimonianza di Lopez si conclude con un appello forte ai colleghi: uscire dal silenzio, sostenere il movimento, e considerare il proprio ruolo non solo come tecnici, ma come cittadini responsabili. “Un giorno, i miei figli mi chiederanno cosa ho fatto mentre Gaza veniva rasa al suolo”, scrive. “Spero che mi perdonino per essere rimasto in silenzio così a lungo”.