Quando i pirati informatici sono i produttori di PC: una storia dai tempi di Windows 95

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HDblog.it Jun 25, 2025 · 2 mins read
Quando i pirati informatici sono i produttori di PC: una storia dai tempi di Windows 95
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Nelle scorse ore uno sviluppatore senior di Microsoft, Raymond Chen, ha pubblicato un post sul blog ufficiale della società che espone una pratica piuttosto oscura che i produttori di PC adottavano tanti anni fa per, sostanzialmente, piratare le licenze di alcuni software premium preinstallati nei loro computer, manipolando alcune stringhe del BIOS. I fatti si svolsero decadi fa, per essere chiari: parliamo dei tempi di Windows 95, quando iniziava a prendere forma la tecnologia nota come Plug and Play, che permetteva alle varie periferiche e componenti di essere riconosciute in modo molto più semplice rispetto a prima.

Proprio in quest’ambito Chen e il suo team scovarono queste sorta di truffe perpetrate dai produttori. Brevissimo background per capire il meccanismo: ai tempi, spesso il software preinstallato era in versione di prova, e non appena l’utente lo apriva si attivava in modo completo. Come? Il software era in grado di accedere ad alcune speciali aree del BIOS in cui venivano incluse delle cosiddette “Copyright Strings”, in cui sostanzialmente veniva identificato il nome del produttore del PC. Se il software trovava il nome di un produttore autorizzato, implicando un accordo economico tra gli sviluppatori e il brand per l’inclusione del software stesso, si attivava.

Il problema è che, come dicevamo, una trentina d’anni fa l’intelligenza degli algoritmi era decisamente inferiore rispetto a quanto vediamo oggi, e così molti produttori avevano trovato dei modi di scrivere queste Copyright Strings in modo tale da attivare software premium illegalmente. Per esempio, il produttore Pippo poteva proporre software sfruttando gli accordi commerciali del produttore Pluto inserendo semplicemente un “non”, una cosa del genere: “Copyright Pippo Not Copyright Pluto”. Al software interessava semplicemente che la stringa contenesse “Copyright Pluto”: quello che c’era prima era per lui irrilevante.

Chen non fa i nomi espliciti dei produttori “pizzicati” ad abusare di questo sistema, usa invece dei nomi fittizi. Del resto è passato talmente tanto tempo che è facile che buona parte dei produttori sia ormai sparito dalle scene (cogliamo l'occasione per premere una bella F in onore di Compaq, Packard Bell, Olidata... continuate voi con i vostri preferiti), e lo stesso vale per i software. Anche in caso contrario, saranno probabilmente cambiate le persone, e chissà effettivamente chi aveva avuto questa idea, chi l’ha implementata, e via dicendo. Come è facile immaginare, una pratica del genere è caduta in disuso piuttosto in fretta, soprattutto grazie all’avvento di internet e ai controlli delle licenze online. Rimane semplicemente una testimonianza piuttosto curiosa e singolare - e una dimostrazione ulteriore del fatto che non solo gli utenti, i pirati informatici.