Quando l'amore non basta

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(La redazione di fem) Jun 24, 2025 · 5 mins read
Quando l'amore non basta
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A volte ci convinciamo che l’amore, se è vero, basti. Che un sentimento profondo possa essere più forte di ogni cosa: della distanza, delle scelte sbagliate, della paura. E invece ci sono amori che, per quanto intensi, restano bloccati. Amori che fanno bene a tratti e male per il resto del tempo. Che sembrano casa, ma non reggono il peso della vita reale. In questa storia, forse anche tua, parliamo di chi ama… ma non può — o non vuole — scegliere davvero. E di chi, dopo aver dato tutto, decide di scegliersi. 

Questa settimana ti racconto una storia che conosco bene. È la storia di un amore che brucia, ma non scalda. Un amore che sembra vero — e lo è — ma non costruisce. Perché a volte, per quanto forti siano i sentimenti, non bastano se l’altro resta fermo. 

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Racconto 

«Vuoi assaggiare?» ho detto a Mattia mentre il gelato mi colava dalle mani, impiastricciandomi di cioccolata. Mi sorrideva scuotendo la testa e stringendomi forte la mano. 

Era il nostro posto, il nostro pomeriggio, il nostro modo di dimenticare il resto. Ci eravamo tenuti per mano così tante volte, ma in quel momento lasciai scivolare via la mia con la scusa di pulirmi le labbra dal gelato che mangiavo con più foga del solito, complice il caldo che lo faceva colare in fretta. 

«Sei distante,» mi disse. Sorrisi. Gli accarezzai il viso e dissi di no con la testa. 

Un uomo che mi vedeva davvero, che rideva delle mie battute, che mi scriveva «mi manchi sempre» — e gli mancavo davvero. 

Ma a volte, anche quando è vero, non basta. Anche l’amore vero, se brucia e non costruisce, non è quello giusto. 

Mattia era tutto ciò che avevo sempre desiderato. I nostri ideali combaciavano, condividevamo la stessa idea di famiglia, lo stesso modo di vivere il tempo libero. Mare d'estate, divano d'inverno. Pizza il venerdì a pranzo, gelato al parco nei pomeriggi storti. Era dolce, intelligente, curioso. Mi ascoltava, mi capiva, mi desiderava. E io lo amavo, profondamente. Ma il suo tempo non era mio. Lo era solo in parte. Il resto lo passava con la sua famiglia, con sua moglie, con il figlio. 

Per cinque lunghi anni ho vissuto dentro una parentesi. Una parentesi luminosa, piena di attese, promesse, slanci, poesia. Ma pur sempre una parentesi. Che si apriva con una notifica sul telefono e si chiudeva con me che gli preparavo il pranzo con la spesa portata dopo le nostre telefonate sulle offerte del giorno al supermercato. E in mezzo, la mia vita. Quella vera. Quella in cui aspettavo, sognavo, piangevo, cercavo di convincermi che andava bene così. Che era solo questione di tempo. Che le cose si sarebbero sistemate. Che quell'amore così forte e profondo, alla fine, avrebbe vinto tutto. 

Ma ci sono amori che, per quanto veri, restano a metà. Amori che sono una casa senza fondamenta. Ti ci rifugi, ma non ci puoi abitare. E anche se ti sembra tutto ciò che hai sempre voluto, non lo è se non puoi viverlo davvero. 

Mattia non era cattivo. E neppure bugiardo. Era solo spaventato. Intrappolato. In bilico. Diviso tra due mondi. E forse — questo è stato il mio errore più grande — io lo giustificavo sempre. Anche quando soffrivo. Anche quando la sua assenza mi faceva male fisicamente. Anche quando mi diceva: «ti amo, ma non so cosa fare». Anche quando spariva per giorni, che poi diventavano settimane e — nell'ultimo periodo — mesi. Anche quando tornava e sembrava che nulla fosse accaduto. 

Un uomo può essere davvero innamorato di te e continuare a vivere con un'altra donna. Può baciarti con passione, mentre a casa sua cucina la cena per i figli. Può scriverti messaggi struggenti e poi spegnere il telefono, perché era ora di rientrare. Può avere due verità, due vite, due amori. E non è un mostro per questo. Ma io non sono tenuta a restare in quel labirinto. 

Il paradosso è che prima di lui, io ero stata dall'altra parte. Avevo avuto un compagno che mi tradiva. E avevo fatto finta di non vedere. Perché amavo anche io. Perché speravo anche io, di non buttare tutto. Perché mi dicevo: passerà. Ma non passava. 

Quando ho incontrato Mattia, ho pensato che fosse un risarcimento del destino. Un amore pulito, autentico, travolgente. E invece era solo uno specchio. Uno specchio in cui ho visto riflessa la stessa dinamica, solo da un'altra angolazione. 

Alla fine, ci si convince che l'amore basti. Ma l'amore è un seme: senza spazio, tempo, luce e acqua, non può crescere. Brucia senza costruire. 

Ho lasciato Mattia un giorno di settembre. Il sole era ancora caldo, lui era di nuovo sparito credendo intimamente di farlo per me. Gli ho scritto se potevamo parlarne quando si sentisse meglio, non ha mai visualizzato. In quel momento dentro di me ho capito che non sarei tornata: lui sì, come sempre. Ma non io: gli avevo detto, che sarebbe stata l'ultima volta. L'ultima occasione. L'avevo detto a me stessa. E rieccoci. Sono rimasta nel silenzio anch'io. Non ce l'avevo con lui, ma volevo tornare a casa. A casa mia. 

In quel lungo addio, mi sono resa conto che in quel condominio di illusioni, ognuno si raccontava la propria favola. Lui pensava di poter vivere due verità. Sua moglie, forse, di essere l’unica. Io, di essere la sola. Lui, di poter gestire tutto ed essere sereno. Ma nulla era vero. Eppure, ci siamo voluti bene. Tanto. 

Anche questo è amore. Un amore che non basta, ma che ti cambia. Che ti fa vedere. Che ti insegna a sceglierti. 

E io mi sono scelta. 

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