Quanta acqua ed energia serve per una domanda a ChatGPT? Ce lo dice Altman

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HDblog.it Jun 12, 2025 · 4 mins read
Quanta acqua ed energia serve per una domanda a ChatGPT? Ce lo dice Altman
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Il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha pubblicato una lunga riflessione sul futuro dell'intelligenza artificiale: dal costo energetico alla possibilità di creare superintelligenze a basso costo, passando per il ruolo dei data center, dei robot e dell'impatto sociale delle nuove tecnologie

QUANTA ACQUA CONSUMA CHATGPT?

In un nuovo post sul proprio blog personale, Altman ha parlato di una metrica inedita e piuttosto insolita sul consumo idrico dei modelli AI: ogni query media di ChatGPT impiegherebbe 0,32 millilitri d’acqua, l’equivalente di un quindicesimo di cucchiaino. Un dato che, pur non supportato da fonti tecniche dichiarate, si inserisce nel dibattito più ampio sul costo ambientale e infrastrutturale dei sistemi di intelligenza artificiale generativa.

Altman afferma inoltre che ogni richiesta a ChatGPT consuma in media 0,34 wattora, l'equivalente di ciò che un forno elettrico impiega in poco più di un secondo, o di una lampadina ad alta efficienza in alcuni minuti. Per il numero uno di OpenAI, "il costo dell'intelligenza finirà per convergere verso quello dell'elettricità", un'affermazione che sintetizza la visione dell'azienda sul lungo termine: rendere l'accesso all'AI non solo diffuso, ma anche sostenibile e scalabile.

VISIONE E ACCELERAZIONE

Il cuore del blog post, intitolato The Gentle Singularity, si concentra però sull'accelerazione del progresso tecnologico e scientifico resa possibile dall'intelligenza artificiale avanzata. Altman sostiene che "l'umanità è prossima a costruire una superintelligenza digitale" e che il punto di non ritorno è ormai stato superato. A suo avviso, i sistemi attuali, come GPT-4 e la serie o3, hanno già superato l'intelligenza umana in vari ambiti, permettendo a milioni di persone di amplificare significativamente la propria produttività.

Nel corso del 2025, spiega Altman, sono arrivati gli agenti cognitivi in grado di svolgere compiti complessi come la scrittura di codice; il 2026 vedrà probabilmente l'emergere di sistemi capaci di scoprire nuove intuizioni scientifiche; mentre il 2027 potrebbe essere l'anno dei primi robot in grado di svolgere compiti nel mondo fisico in maniera autonoma. "Il cambiamento più evidente sarà la capacità per ogni singola persona di fare molto più di quanto potesse fare nel 2020. Un salto che molti sapranno sfruttare", scrive Altman.

ROBOT, CENTRI DATI E RICORSIVITÀ

Uno degli scenari evocati è quello di un ciclo auto-rinforzante tra AI, infrastrutture e robotica: Altman immagina un mondo in cui i robot costruiscano altri robot, che a loro volta siano in grado di realizzare datacenter, miniere, impianti di raffinazione e fabbriche di chip. Un sistema autoalimentato in grado di espandersi su scala globale, riducendo i costi dell'intelligenza fino a portarli vicino a quelli dell'energia elettrica.

Altro punto centrale della riflessione è la possibilità che l'AI stessa diventi uno strumento per accelerare la creazione di nuove forme di intelligenza artificiale: "Possiamo fare un decennio di ricerca in un anno, o in un mese. Il tasso di progresso sarà ovviamente molto diverso". È questo, secondo Altman, l'inizio della cosiddetta recursive self-improvement, ovvero la capacità di migliorare se stessa attraverso l'uso di strumenti già esistenti.

SFIDE SOCIALI E DISTRIBUZIONE DEL POTERE

Altman, ovviamente, non ignora i rischi. La trasformazione in atto porterà inevitabilmente alla scomparsa di intere categorie di lavoro e solleverà interrogativi profondi su redistribuzione della ricchezza, governance e accesso alla tecnologia. Per il CEO di OpenAI, "la soluzione più efficace potrebbe essere: risolvere il problema dell'allineamento, rendere la superintelligenza economica, accessibile e non troppo concentrata nelle mani di pochi individui, aziende o nazioni".

In questo scenario, la società sarà chiamata a ridefinire le modalità della propria convivenza sociale: Altman suggerisce di iniziare quanto prima un dibattito pubblico globale su come stabilire i "limiti ampi" entro cui gli utenti possano operare liberamente con sistemi di superintelligenza. La chiave, secondo lui, sarà combinare adattabilità sociale e accesso diffuso agli strumenti, per ottenere "il massimo dei benefici e il minimo degli svantaggi".

UNA TRAIETTORIA ESPONENZIALE GIÀ IN ATTO

La prospettiva delineata da Altman è quella di una progressiva ma continua transizione verso un mondo radicalmente diverso, in cui meraviglie tecnologiche diventino presto parte della quotidianità:

"Già oggi ci si stupisce nel vedere l'AI generare paragrafi ben scritti; domani ci chiederemo quando potrà scrivere romanzi interi, o sviluppare cure invece che diagnosticare solo. È così che funziona la singolarità: ciò che ci meraviglia oggi diventa la norma domani".

Altman chiude con un auspicio: che la transizione verso la superintelligenza avvenga in modo fluido, esponenziale e senza scosse. Un processo che secondo lui è già in corso, spinto non solo dall'innovazione tecnica ma anche dall'incredibile capacità di adattamento delle persone. La domanda, a questo punto, non è più se il futuro sarà diverso. Ma quanto rapidamente lo diventerà.