A poco più di 5 anni da Ghost of Tsushima, che avevamo recensito tra queste pagine, Sucker Punch torna a confezionare un nuovo capitolo di quella che, ormai a tutti gli effetti, si appresta a diventare la sua saga di punta. Dal prossimo 2 ottobre sarà infatti disponibile, su PlayStation 5 e PlayStation 5 Pro (piattaforma su cui lo abbiamo testato), Ghost of Yotei e noi abbiamo avuto modo di provarlo in anteprima grazie ad un codice fornitoci da Sony, in modo da potervi raccontare le nostre impressioni nella recensione completa, totalmente spoiler-free.
A differenza di quanto accaduto 5 anni fa, Ghost of Yotei non può più contare sull'effetto sorpresa che accompagna le nuove IP, quindi la domanda di molti - quella a cui andremo a rispondere - è abbastanza scontata: sarà riuscita Sucker Punch a confezionare un titolo in grado di godere di un'identità tutta sua, distanziandosi dal suo predecessore o ci troviamo davanti ad un classico more of the same, termine spesso usato in tono dispregiativo, anche quando non dovrebbe?
La risposta breve è un ni: Ghost of Yotei è certamente un titolo in grado di distanziarsi dal suo predecessore e di ergersi indipendentemente da Tsushima, ma allo stesso tempo è anche un titolo che pesca a piene mani dal suo predecessore, migliorando la formula originale senza stravolgerla. Se volete saperne di più, vi invitiamo a continuare a leggere.
TRAMA: IL PIÙ GRANDE CAMBIAMENTOEbbene sì, partiamo subito scoprendo le carte: il più grande cambiamento apportato da Yotei alla formula di Ghost of Tsushima è proprio la trama, ovvero le vicende e le motivazioni che muovono Atsu nel suo percorso di vendetta, ma andiamo con ordine.
Per prima cosa il contesto storico. Ghost of Yotei è ambientato circa 300 anni dopo il primo capitolo, portandoci quindi nel Giappone del 1063, proprio all'inizio del Periodo Edo che rappresenta il momento di unificazione del Paese del Sol Levante, dopo gli anni di guerre interne che ne hanno martoriato lo spirito.
La narrazione si rivolge verso l'attuale Hokkaido, al tempo chiamato Ezo (o Ezochi, come viene rimarcato più volte dal doppiaggio giapponese), una parte del Giappone che al tempo non era ancora entrata a far parte del processo di unificazione, quindi vera e propria terra di conquista sulla quale Lord Saito - il principale antagonista - ha messo gli occhi per dichiararsi Shogun del Nord, in contrapposizione alla famiglia Tokugawa che, uscita vincitrice da anni di guerre, aveva assoggettato il Giappone continentale.
Atsu, la nostra protagonista, non è un personaggio in cerca di libertà o intenzionata a contrastare Saito per motivazioni etiche o politiche. La sua è una lotta di vendetta personale, che nasce 16 anni prima delle vicende raccontate in Ghost of Yotei, quando, senza alcun apparente motivo, lo stesso Lord Saito aveva avviato una spedizione punitiva nei confronti della sua famiglia, massacrando suo padre (un noto fabbro), sua madre e suo fratello gemello.
Scampata miracolosamente alla morte, Atsu torna a Ezo dopo 16 anni di lotte al sud, le quali l'hanno portata ad affinare le sue doti di combattimento - partecipando anche alla storica battaglia di Sekigahara - in vista del giorno in cui, finalmente, avrebbe potuto vendicare la sua famiglia, uccidendo sia Lord Saito che i suoi scagnozzi che lo accompagnarono in quella terribile notte, ovvero i Sei di Yotei.
Il fulcro di tutte le vicende non è quindi una caccia nobile e urgente come quella intrapresa da Jin Sakai nello scorso capitolo, bensì si tratta di una vicenda personale che, sebbene porti ad ovvi risvolti per tutta Ezo, ha dei toni molto meno epici e un ritmo meno frenetico, che permette meglio di viverci la nostra avventura senza creare il classico contrasto stridente dall'urgenza delle nostre azioni e la spensieratezza con cui affrontare un open world di questo tipo.
Tornata a Ezo, Atsu compie il primo passo del suo cammino di vendetta già nelle fasi iniziali, dando il via alla leggenda dell'Onryo, un fantasma vendicativo, ritornato in vita per esigere la sua vendetta nei confronti del clan Saito, nulla di più e nulla di meno. Ecco come nasce il Ghost of Yotei.
IL CAMMINO DELL'ONRYO: ESPLORANDO EZOFatta questa premessa, diventa più semplice spiegare a grandi linee la struttura di Ghost of Yotei (nota: Yotei è il nome del monte che sovrasta Ezo, un vero e proprio punto di riferimento per i suoi abitanti). La storia di Atsu si svolge in maniera abbastanza semplice: raccolta di informazioni sulla posizione dei Sei di Yotei e la messa in atto di un piano in grado di, uno alla volta, mettere per sempre a riposo coloro che si sono macchiati del sangue della sua famiglia.
Esplorare Ezo alla ricerca di informazioni consente ad Atsu di incontrare un quantitativo enorme di personaggi amichevoli e non, alcuni pronti ad aiutarla nella sua lotta contro Saito e i suoi seguaci, mentre altri vorranno semplicemente ostacolarla o cercare di ottenere la taglia che pende sulla sua testa, che aumenterà di volta in volta che proseguirete con la missione principale, rendendo sempre più pressanti e insistenti i cacciatori di taglie.
Come nel primo capitolo, anche questa volta Sucker Punch ha puntato sull'utilizzo di una UI ridotta all'osso durante le fasi esplorative, lasciando che sia solo il vento - richiamabile con uno swipe sulla superficie touch del DualSense - a guidare il nostro percorso. Anche questa volta l'effetto scenico è riuscito e cavalcare venendo sospinti dal vento regala un'esperienza davvero piacevole e che non stanca mai.
Nel muoversi da un villaggio all'altro, Atsu potrà svolgere un numero elevatissimo di attività, ognuna pensata per migliorare una sua statistica, per progredire nella trama o per esplorare i misteri di Ezo; le sfide opzionali sono davvero tante ed è molto semplice ritrovarsi coinvolti in una serie di missioni secondarie senza neanche rendersene conto.
L'aspetto interessante di queste sfide è che - alcune più, altre meno - approfondiscono in maniera significativa il mondo in cui interagisce Atsu, dando al giocatore dei veri e propri spaccati della vita di alcuni personaggi o delle leggende della regione, creando un senso di immersività molto importante per far funzionare a pieno la narrazione del viaggio di vendetta della protagonista. Qui di seguito vi elenchiamo alcune delle attività principali, con una breve descrizione di accompagnamento:
- Luoghi occupati: come nel primo titolo, anche in Yotei saremo chiamati a smantellare gli insediamenti nemici per liberarli dalle forze occupanti, sconfiggendo il boss di turno e restituendo l'avamposto alla popolazione scacciata. Questo permette di accedere a ricompense che includono oggetti, denaro, punti da spendere nelle abilità e, in alcuni casi, delle pergamene che espandono la lore riguardo le motivazioni che hanno spinto Saito a prendere il controllo della regione.
- Sensei: sparsi per Ezo si nascondono dei maestri che permetteranno ad Atsu di espandere le proprie opzioni in combattimento, grazie agli insegnamenti nell'utilizzo di un'ampia varietà di armi. Ogni sensei ha un suo breve arco narrativo, che può essere completato solo dopo aver raggiunto la maestria completa nell'arma di sua competenza.
- Taglie: una delle attività principali di Atsu, quando non è impegnata a cacciare il clan Saito, è quella della cacciatrice di taglie. In ogni accampamento ci sarà una bacheca in cui trovare i principali annunci dei ricercati del luogo, tuttavia questo non è l'unico modo di scoprirli. Ad esempio, esplorando a cavallo ci si potrà imbattere in persone in difficoltà, che magari hanno proprio delle informazioni da condividere riguardo un ricercato che si nasconde in zona.
- Miti: esplorando le varie aree di Ezo - la mappa è divisa in macro regioni - verremo a conoscenza di miti e leggende che ci porteranno ad affrontare il lato più sovrannaturale di Ghost of Yotei. Completando queste sfide, si avrà accesso ad armature speciali, dotate di abilità uniche.
- Sorgenti termali: Ezo nasconde diverse fonti termali, alcune più nascoste di altre, che permettono ad Atsu di incrementare la propria salute massima, dopo aver fatto un bel bagno ristoratore e aver lasciato correre i pensieri.
- Tane delle volpi: Atsu ha un forte legame con la natura ed è particolarmente affine a due animali molto comuni a Ezo. Uno di questi sono le volpi, con le quali è possibile stringere un legame esplorando le loro tane e aiutandole a risolvere alcuni dei loro problemi. La ricompensa sarà un amuleto, in grado di dare effetti secondari aggiuntivi.
- Legame con la lupa: L'altro animale con il quale Atsu ha stretto un legame è una misteriosa lupa, d'altronde Atsu e il suo scomparso fratello gemello vengono spesso accostati a dei lupi. Affrontare le sue sfide permetterà di rafforzare il legame e di ottenere un valido alleato in alcune battaglie.
- Zeni Hajiki: quando Atsu non è impegnata nel combattimento è anche un'abile giocatrice di zeni hajiki, un gioco d'azzardo che ci viene proposto come minigioco opzionale, dove guadagnare soldi e, in alcuni casi, amuleti esclusivi.
- Altari della riflessione: gli altari permettono di meditare e ottenere punti da spendere in tutte le abilità di Atsu, dandoci la possibilità di espandere le sue opzioni con le singole armi, le sue doti da esploratrice, le abilità da Onryo e così via. Sono fondamentali per la crescita.
- Sfide spezza-bambù: si tratta di sfide dislocate per tutta Ezo che richiedono di eseguire delle rapide pressioni di tasti in sequenza, in modo da tagliare 3, 5 e 7 canne di bambù in un colpo solo. Completandole si migliora il proprio spirito, fondamentale per avere a disposizione un maggior numero di utilizzi della cura o delle abilità speciali.
- Pilastri dei caduti: dopo aver esplorato la prima parte della mappa si verrà introdotti ai Pilastri dei caduti, dei monumenti eretti in memoria di coloro che si sono opposti a Saito e hanno fallito. Scovandoli si avrà accesso a delle skin alternative per la katana di Atsu.
- Santuari: si tratta di luoghi misteriosi da esplorare, nelle quali è necessario affrontare delle sezioni in stile platform che permettono ad Atsu di apprezzare viste spettacolari e di ottenere accesso ad alcuni amuleti particolarmente potenti.
- Canzoni shamisen: oltre a combattere e giocare d'azzardo, Atsu ha anche un lato artistico che le è stato donato dagli insegnamenti della madre e questo riguarda la capacità di suonare lo shamisen, uno strumento tipico giapponese che ricorda una chitarra. Esplorando Ezo sarà possibile apprendere nuove canzoni che possono essere utilizzate in maniera attiva, in modo da invocare il vento verso la direzione indicata dalla canzone. Ad esempio, sarà possibile trovare luoghi occupati, tane della volpe, santuari e sorgenti termali, una volta appresa la canzone adatta.
- Dipinti sumi-e: oltre a suonare, Atsu se la cava anche con la pittura sumi-e. Ezo è fonte d'ispirazione per tantissimi dipinti che, una volta realizzati, permettono di sbloccare tante decorazioni opzionali.
Questa è una lista esaustiva di tutte le attività disponibili in Ghost of Yotei. Come potete notare, si tratta di tantissime cose da tenere in considerazione, fortunatamente è estremamente facile tenerne traccia, grazie alla presenza di una voce dedicata nel menù di gioco che ci permette di monitorare i progressi, oltre agli indicatori che compaiono sulla mappa una volta che veniamo a conoscenza dell'esistenza di esse.
Come per le taglie, infatti, molti dei luoghi delle attività secondarie possono essere trovati anche semplicemente ascoltando quello che hanno da dirci le persone che incontriamo lungo il nostro cammino. In alternativa è possibile fare affidamento ad un uccellino giallo - presente anche nel primo capitolo - che ci guiderà verso i luoghi con delle attività ancora non svolte, rendendoci più facile scovarle. L'uccellino è disattivabile nelle impostazioni, permettendo - a chi lo volesse - un'esplorazione di Ezo completamente alla cieca.
Fortunatamente è molto semplice spostarsi da una parte all'altra di Ezo - quindi recuperare eventuali collezionabili o sfide lasciate in sospeso - grazie all'utilizzo del viaggio rapido, attivabile in qualsiasi momento dalla mappa. Nonostante ciò, vi consigliamo di evitare di utilizzarlo troppo spesso, in quanto molti degli incontri opzionali si fanno proprio cavalcando da una destinazione all'altra e incontrando i viandanti che si presentano sul nostro percorso.
Durante l'esplorazione di Ezo, sarà possibile accamparsi in qualsiasi momento per recuperare lo spirito, costruire munizioni, riposare sino al giorno dopo o alla sera, suonare lo shamisen o cucinare del cibo. Quest'ultima attività introduce un mini gioco - che si può saltare in qualsiasi momento - che richiede l'utilizzo di alcune caratteristiche del DualSense per accendere il fuoco e cuocere il cibo, evitando che si bruci. Come anticipato, questa è una funzione più estetica e di immersività che altro e possiamo scegliere di saltarla in qualsiasi momento (o disattivarla del tutto dalle impostazioni).
Sempre una volta accampati, si potrà ricevere la visita di uno dei nostri alleati, magari per poter acquistare qualche merce o semplicemente per chiacchierare riguardo lo stato delle cose a Ezo.
BATTLE SYSTEM: RINNOVATO MA LE BASI NON CAMBIANOUno dei principali cambiamenti per quanto riguarda il battle system di Ghost of Yotei riguarda l'abbandono delle forme - ovvero le stance che Jin adottava per affrontare i combattimenti - in favore di 5 armi da mischia principali, ognuna dotata di un suo albero delle abilità, un sensei in grando di insegnarci alcune tecniche speciali e un'efficacia diversa contro le armi utilizzate dai nostri avversari.
Senza spoilerarvi troppo quali armi compongono l'arsenale di Atsu, vi segnaliamo che il sistema delle armi funziona esattamente come quello delle forme, quindi se affrontiamo un nemico armato di lancia (lo yari) sarà meglio farlo utilizzando una doppia katana, in modo da spezzare rapidamente la sua difesa e così via.
Rispetto a Tsushima, le basi del combattimento non sembrano essersi evolute molto in 300 anni, quindi anche qui ci ritroviamo ad utilizzare il tasto quadrato per gli attacchi normali, quello triangolo per i colpi pesanti che spezzano la difesa, R2 per passare rapidamente da un'arma all'altra, R1 per dei brevi attacchi diversivi (come il lancio di polvere, di kunai o altro ancora), L2 per impugnare archi, fucili o armi a distanza in generale e L1 per la parata.
Purtroppo, il fatto che il combattimento non si sia evoluto molto ha portato anche i nemici a non sviluppare un'AI molto più complessa che in passato. Sostanzialmente il pattern è sempre quello: quando siamo circondati, i nemici si buttano uno alla volta cercando di colpirci in successione.
C'è da dire che, giocando a difficoltà normale (ci sono 5 livelli di difficoltà, più un sesto completamente personalizzabile), si avverte qualche leggero miglioramento, come ad esempio le minori finestre di tempo a disposizione tra un attacco e l'altro dei nemici, mentre arcieri e fucilieri sembrano aver smesso di attendere le azioni dei compagni e ora ci attaccano contemporaneamente - anche più di uno alla volta - ignorando quello che stano facendo gli altri nemici in mischia.
Questo, ovviamente, rende leggermente meno prevedibili gli scontri, specialmente se consideriamo l'elevatissimo danno delle armi da fuoco - introdotte proprio in Yotei -, tuttavia non assistiamo a tattiche molto avanzate quando si tratta di accerchiarci o provare a coglierci di sorpresa.
Naturalmente stiamo parlando di un titolo che non fa della difficoltà il suo punto di forza, quindi è anche insensato cercare di paragonarlo alla precisione certosina richiesta da un Souls, tuttavia è bene ribadire che, chi cerca principalmente una sfida di questo tipo - e non ha apprezzato l'impostazione del primo capitolo - qui non troverà novità sostanziali.
Non cambia neanche il sistema di crescita di Atsu, che sostanzialmente richiama quello del primo capitolo; armi e armature possono essere potenziate attraverso la raccolta di oggetti e denaro da spendere presso le fucine, mentre - come già anticipato - le abilità vengono sbloccate ottenendo punti presso gli altari sparsi per Ezo e la salute massima aumenta facendo visita alle sorgenti termali. Per finire, lo spirito - fondamentale per eseguire gli attacchi speciali e per curarsi in combattimento - viene aumentato vincendo le varie prove taglia bambù disseminate sulla mappa.
Tirando le somme, quello che ci ritroviamo tra le mani è un titolo che prende il gameplay del primo capitolo e lo evolve completandolo, dandoci quindi più opzioni per affrontare i combattimenti nel modo che preferiamo. Anche questa volta, infatti, il giocatore ha completa libertà nel scegliere come approcciare l'infiltrazione nei campi e gli scontri, optando magari per dei metodi più furtivi o gettandosi liberamente nella mischia.
A differenza di Ghost of Tsushima, dove il tema della silenziosità e dell'approccio da shinobi era molto più marcato, Atsu non ricorre per forza a queste tecniche, quindi sono quasi scomparse del tutto le occasioni in cui è necessario agire in maniera furtiva per evitare che un personaggio secondario venga fatto fuori, lasciando che sia il giocatore ad avere l'ultima parola su tutto.
COMPARTO TECNICO: ARTISTICAMENTE INECCEPIBILELa nostra prova di Ghost of Yotei è avvenuta su PlayStation 5 Pro, una macchina che permette di apprezzare il titolo di Sucker Punch nella sua modalità migliore, ovvero la Ray Tracing Pro, che permette di accedere ai 60 fps, una risoluzione di rendering intermedia (non abbiamo il valore preciso) e tutti gli effetti ray tracing attivi per la gestione dell'illuminazione.
Su PlayStation 5 base sono presenti solo le altre 3 modalità, ovvero quella Qualità (massima risoluzione e 30 fps), Prestazioni (qualità di rendering intermedia e frame rate a 60 fps) e Ray Tracing (stessa risoluzione di Prestazioni, ma con effetti ray tracing e 30 fps). A prescindere dalla modalità scelta, il frame rate dei filmati è fisso a 30 fps.
Giocando Ghost of Yotei su PlayStation 5 Pro si ha modo di viverlo al massimo del suo potenziale e con una stabilità eccellente proprio nella sua modalità grafica dedicata, anche se è bene sottolineare come il comparto tecnico sia estremamente curato ma non rappresenti il picco di quello che possiamo aspettarci da questa generazione.
Come avvenuto con il primo capitolo, Sucker Punch è riuscita a ricreare un Giappone estremamente fedele e realistico, con dei tocchi artistici e dei paesaggi che semplicemente tolgono il fiato e rendono giustizia alla presenza della modalità foto. A questo si accompagna un comparto musicale perfetto per il titolo in questione, in grado non solo di accompagnarci con brani sempre adatti al ritmo dell'azione, ma che gioca anche proprio sull'assenza del suono per enfatizzare alcuni momenti cruciali, lasciando che siano solo i rumori dell'ambiente e il soffio del vento a farci da colonna sonora.
Sempre restando in comparto audio, segnaliamo che il titolo è completamente doppiato in italiano, ma il nostro consiglio è di viverlo con il doppiaggio giapponese, per aumentare l'immersività.
Il passaggio all'attuale generazione ha comunque permesso di espandere un po' l'interattività ambientale, come ad esempio la gestione dinamica della neve - che si deforma in maniera realistica al nostro passaggio - e dell'erba (ancora più precisa), oltre ad aver migliorato l'interazione del sangue con i vari materiali; combattere su un corso d'acqua, ad esempio, creereà delle pozze di sangue molto diluite e credibili, proprio come ci si aspetterebbe.
Tutto ciò è ulteriormente enfatizzato dal ciclo giorno/notte continuo e della presenza del meteo dinamico, tuttavia è un peccato che questo non abbia un impatto diretto sul gameplay, ma sia soltanto un bellissimo effetto estetico che contribuisce a dare ancora più vita e credibilità a tutta Ezo.
Nel complesso, sebbene i modelli dei personaggi principali siano stati realizzati con una cura maniacale - alcuni primi piani sono semplicemente assurdi -, purtroppo lo stesso livello di cura del dettaglio non si avverte con tutti i personaggi secondari con i quali interagiremo, portando a contrasti non sempre gradevoli.
Ghost of Yotei non riscrive le regole di ciò che ci si può aspettare da un gioco di attuale generazione, tuttavia confeziona un comparto tecnico che convince e sa ammaliare grazie alla bellezza dei suoi paesaggi e la ricerca del dettaglio maniacale che caratterizza il mondo creato da Sucker Punch.
Per finire, come nel primo capitolo, torna la possibilità di giocare tutto il titolo attraverso l'utilizzo di alcuni filtri ispirati alla filmografia di celebri registi giapponesi. Ovviamente torna l'apprezzatissima Modalità Kurosawa - che rende il gioco in bianco e nero -, alla quale si aggiunge la Modalità Miike - ispirata a Takashi Miike e che enfatizza il fango, il sangue e utilizza una telecamera più cinematografica - e la Modalità Watanabe - ispirata a Shinichiro Watanabe e che propone musica lo-fi dedicata.
CONCLUSIONITirando le somme, Ghost of Yotei è un prodotto valido? Sicuramente è un titolo facilmente consigliabile a chi ha apprezzato Ghost of Tsushima e non vede l'ora di immergersi nuovamente in un'avventura che ci fa respirare il Giappone - quello autentico e rurale - ad ogni singolo passo, questa volta attraverso gli occhi e l'arsenale di Atsu, un personaggio estremamente diverso rispetto a Jin Sakai.
Chi non ha apprezzato la formula del primo capitolo, non troverà in Yotei qualcosa in grado di fargli cambiare idea, dal momento che tutte le basi di Tsushima sono presenti ma evolute, senza però essere stravolte. La libertà dell'open world rende il gioco molto fruibile anche per sessioni mordi e fuggi, dal momento che è possibile avvertire il senso di progressione ad ogni sidequest completata, rendendo Ghost of Yotei un'avventura adatta anche a chi non ha molto tempo da dedicare ad una singola sessione, ma vuole procedere a piccoli passi e lasciarsi rapire dalla bellezza di Ezo
Al netto di un comparto grafico tutto sommato curato, ma che lascia intravedere qualche punto di debolezza specialmente sulle animazioni dei personaggi non principali, un comparto artistico visivo e sonoro di riferimento e la possibilità di affrontare l'avventura con diversi gradi di difficoltà che possono permettervi di plasmare al meglio la vostra esperienza di gioco, Ghost of Yotei è un titolo sicuramente valido, ma che non porta qualcosa di realmente nuovo sul mercato.
La nostra sessione su Ghost of Yotei ha toccato le 47 ore, completando l'84% dei trofei e la maggior parte delle missioni opzionali. Dato l'approccio molto libero, è facile lasciarsi incuriosire dalle missioni secondarie, ma concentrandosi solo sulla trama principale, è possibile portare a termine la campagna in circa 25 ore. Al termine della storia sarà possibile tornare ad Ezo per completare tutte le missioni lasciate in sospeso e per ottenerne alcune esclusive dell'"end game", che regalano qualche ora aggiuntiva di gioco.
Sostanzialmente, la più grande differenza tra Yotei e il primo capitolo - al netto delle nuove armi - risiede proprio nel pacing completamente diverso dato dalla storia di vendetta di Atsu, che non richiede azioni affrettate, ma esplorazione, analisi e studio del proprio bersaglio. Particolarmente apprezzati anche alcuni colpi di scena - uno abbastanza prevedibile, l'altro meno - che danno vigore ad una storia che non inventa nulla di nuovo di per sé, ma che viene raccontata in maniera avvincente dall'inizio alla fine.
Il viaggio di Atsu convince molto di più pad alla mano rispetto a quanto si potesse intuire dai trailer mostrati, tuttavia la nostra valutazione è influenzata anche dal contesto storico (reale, a questo giro) in cui arriva il titolo di Sucker Punch. Siamo ben oltre la prima metà della generazione e Ghost of Yotei non impressiona né per prodezze tecniche (ribadiamo: è bellissimo da vedere, ma lo era anche Tsushima) né per innovazioni particolari al gameplay o alle meccaniche di gioco; un po' poco dopo un'attesa di 5 anni e una generazione mai così spoglia.
Nonostante ciò, Ghost of Yotei è un titolo che gli appassionati del primo capitolo ameranno, proprio per la sua capacità di essere così familiare e così diverso.
VOTO: 7.8