Negli ultimi tempi ho abbandonato il MacBook Pro 16 in favore di un MacBook Air da 13 pollici. L’ho fatto per comodità, per muovermi più leggero nella mia vita da pendolare sperando di non rinunciare a troppo in termini di prestazioni. Proprio in questi termini, il fatto di poter passare ad un notebook compatto e leggero è una possibilità concreta grazie alle piattaforme più recenti, che permettono di gestire una produttività un pochino più spinta di quella classica da ufficio, senza alcuna remora in termini di potenza di calcolo o autonomia. Con questa idea in testa ho quindi approcciato in maniera più attenta la prova di questo nuovo Surface Pro 12, l’ultimo arrivato nella gamma di 2-in-1 targati Microsoft. Un prodotto che fin dal lancio ha generato parecchia curiosità per la sua formula: un Surface compatto, fanless, basato su architettura ARM, e con tutte le carte in regola per diventare il miglior compromesso tra portabilità e produttività in ambito Windows. Non è il primo tentativo di questo tipo da parte di Microsoft – ricordate Surface Go? – ma è sicuramente il più concreto e il primo con delle serie possibilità di raggiungere l’obiettivo.
DESIGN E COSTRUZIONEIl primo impatto con il nuovo Surface Pro 12 è di quelli che lasciano il segno, soprattutto per chi ha familiarità con la famiglia Surface e conosce bene l’evoluzione del suo design. Microsoft ha scelto un approccio molto chiaro per questo modello: fare un passo indietro in termini di dimensioni e complessità costruttiva, per ottenere un dispositivo più accessibile, leggero e pensato davvero per la mobilità.
Il formato da 12 pollici lo rende immediatamente più compatto rispetto al classico Pro da 13, e l’impressione, una volta preso in mano, è quella di trovarsi davanti a un vero tablet, non a un ibrido goffo come è accaduto in passato. Il peso, di appena 686 grammi, combinato con uno spessore di 7,8 millimetri, regala una sensazione di estrema leggerezza e maneggevolezza, al punto da poterlo sostenere tranquillamente con una sola mano, magari mentre con l’altra si prende un appunto con la penna. È un equilibrio che raramente si trova nel mondo Windows, dove i dispositivi 2-in-1 sono spesso più simili a laptop travestiti da tablet che non il contrario.
La scocca, realizzata in alluminio riciclato al 100%, ha una finitura satinata molto elegante. La colorazione Ocean (azzurrina) a mia disposizione aggiunge una ventata di freschezza al design, strizzando l’occhio a un pubblico più giovane e creativo. Il design minimalista è uno dei punti forti del prodotto: bordi curvi, assenza di griglie di ventilazione e linee pulite conferiscono un’estetica moderna e sobria, per certi versi in stile iPad Pro. L’unica interruzione visiva è rappresentata dallo slot magnetico posteriore per la Slim Pen, ricavato con discrezione al centro della scocca. Qui Microsoft ha fatto un lavoro davvero intelligente: non solo il magnete è molto forte e ben integrato nella linea del dispositivo, ma si rivela anche una soluzione più pratica rispetto al classico alloggiamento nella tastiera, soprattutto per chi utilizza vuole utilizzare il Surface in modalità tablet, senza quindi la tastiera agganciata.
Il kickstand posteriore è ancora una volta integrato e rimane quindi uno degli elementi distintivi dei Surface. Anche in questo modello offre un’escursione ampia e una stabilità ottima, pur essendo visibilmente più sottile rispetto a quello del Pro 13. La sensazione al tatto è comunque di un’ottima robustezza, e la cerniera non dà segni di cedimento anche dopo diverse aperture e chiusure consecutive.
Ho poi molto apprezzato la ritrovata simmetria della parte frontale; le cornici attorno al display sono uniformi e del giusto spessore, non sottilissime ma nemmeno enormi, un fattore che contribuisce a migliorare l’estetica ma anche la fruibilità in modalità tablet, dove le cornici troppo sottili possono creare tocchi involontari. Sotto la superficie si nascondono i sensori per lo sblocco con riconoscimento del volto tramite Windows Hello e la fotocamera anteriore, perfettamente integrati e quasi invisibili, segno di una cura del dettaglio che negli anni è diventata marchio di fabbrica della linea.
Se devo proprio portare una critica nei confronti di questo Surface devo allora sicuramente rivolgermi alla disposizione delle porte. I due connettori USB-C 3.2 si trovano entrambi sul lato destro, una scelta che può risultare scomoda se si desidera alimentare il dispositivo mentre lo si utilizza su una scrivania dove la presa di corrente è a sinistra. La mancanza di una porta sul lato opposto si fa sentire, soprattutto su un dispositivo che punta così tanto sulla versatilità e l’uso in mobilità.
TASTIERA E PENNAUno degli aspetti che ha sempre distinto i Surface Pro dalla concorrenza è la possibilità di trasformare il tablet in un laptop vero e proprio grazie all’uso della tastiera-cover magnetica. Con il Surface Pro 12, Microsoft introduce una tastiera completamente nuova, progettata appositamente per il nuovo form factor. Non è retrocompatibile con le versioni precedenti, e anche se può sembrare un passo indietro, in realtà è una mossa che ha senso.
A livello strutturale, la tastiera è ben costruita, solida e rigida al punto giusto. Si aggancia in modo preciso e sicuro alla base del tablet tramite un connettore magnetico, trasformando il Pro 12 in una macchina da scrivere compatta e portatile. Una differenza importante rispetto ai modelli precedenti è l'assenza della configurazione inclinata, che permetteva alla tastiera di alzarsi leggermente grazie a un secondo ancoraggio magnetico sul bordo dello schermo. Questa scelta, dettata probabilmente dalle dimensioni più contenute del dispositivo, mi ha fatto inizialmente storcere un po’ il naso. Temevo che scrivere in piano fosse meno comodo, ma dopo qualche giorno di utilizzo posso dire che l'esperienza resta ottima anche su superfici non perfettamente rigide, come le gambe. Il merito va al layout ben bilanciato, ai materiali di qualità che mantengono il piano rigido in ogni situazione e a una risposta dei tasti molto precisa.
La tastiera è ovviamente retroilluminata, con una luce regolabile su più livelli. La corsa dei tasti è breve ma decisa, e la digitazione è sorprendentemente silenziosa. Ho scritto un paio di articoli senza mai sentire affaticamento, e anche dopo diverse ore ho apprezzato l’equilibrio tra feedback tattile e comfort. Si tratta, in sostanza, di una delle migliori tastiere “da tablet” oggi sul mercato. L’unica nota stonata è il trackpad, che pur essendo preciso e fluido, resta un po’ piccolo rispetto agli standard attuali.
Dall’altro lato la Surface Slim Pen 2 resta un punto fermo per chi usa il dispositivo anche per scrivere, disegnare o prendere appunti. È la stessa penna vista negli ultimi modelli, e qui trova una collocazione ideale grazie all’alloggiamento posteriore integrato nella scocca. Non solo la penna si aggancia magneticamente con una tenuta molto solida, ma si ricarica automaticamente ogni volta che viene riposta, eliminando qualsiasi gestione manuale della batteria. Il feeling durante l’uso è eccellente: latenza bassissima, tracciamento preciso, e una buona emulazione del feedback naturale della carta, soprattutto se si attiva l’opzione di vibrazione haptica per simulare l’attrito.
Va detto, però, che tastiera e penna non sono incluse nel prezzo base. La tastiera costa 149€, mentre il bundle con la Slim Pen arriva a 299€, una spesa importante che è caldamente consigliata per sfruttare tutte le doti del prodotto. Per quanto il Surface Pro 12 possa funzionare come tablet puro, è evidente che il suo vero potenziale si esprime nel momento in cui si trasforma in un portatile, anche se, come già anticipato e come approfondiremo tra poco, questa volta la configurazione tablet ha molto più senso di prima.
DISPLAY E AUDIOQuando si parla di dispositivi 2-in-1, e in particolare di tablet che aspirano a essere anche strumenti di produttività, il display assume un ruolo fondamentale. Pensandoci bene, infatti, l’elemento con cui interagiamo di più, che sia solo visivamente o operativamente con le dita o la penna, e nel caso del nuovo Surface Pro 12, Microsoft ha optato per un compromesso ben bilanciato, anche se non privo di rinunce rispetto al modello di fascia superiore.
Il pannello è un IPS LCD da 12 pollici con risoluzione 2196 x 1464 pixel, che si traduce in una densità di circa 220 ppi. Non è un valore da record, soprattutto considerando la concorrenza, ma nella pratica si comporta bene: testi nitidi, interfaccia leggibile anche in modalità tablet e un buon livello di dettaglio per la fruizione di contenuti multimediali. Il refresh rate arriva fino a 90 Hz, offrendo una fluidità visiva superiore rispetto ai classici 60Hz, senza però strafare con frequenze di aggiornamento che sarebbero oggettivamente inutili su un prodotto di questo tipo; lo si apprezza soprattutto nello scrolling o nel disegno a mano libera. Di default, però, il sistema è impostato a 60 Hz, presumibilmente per risparmiare batteria.
Buona la copertura dello spazio colore sRGB, che arriva al 97% e più che sufficiente anche la saturazione dei colori. Un altro punto da considerare è la luminosità: abbiamo misurato un picco di circa 390 nit, valore molto vicino ai 400 nit dichiarati da Microsoft. In ambienti interni o in ombra, il display resta sempre ben leggibile. Diverso il discorso all’esterno o sotto la luce diretta del sole: in quei casi, l’assenza di un pannello più luminoso o di una buona finitura antiriflesso si fa sentire. Il vetro, seppur resistente, tende a riflettere parecchio e rende difficile leggere a schermo in condizioni estreme.
Spendo poi due parole anche a proposito di audio. La configurazione di questo Surface Pro 12 prevede due speaker frontali che sparano il suono dritto in faccia all’utente. La potenza nominale non è elevatissima, parliamo di 2W ciascuno, ma la resa è comunque molto buona, sia in termini di volume che di qualità complessiva del suono riprodotto. Siamo ai livelli di un iPad Pro? No, non ancora, ma c’è da dire che dalla sua la soluzione Apple ha un paio di speaker in più che sicuramente contribuiscono.
SCHEDA TECNICA- Display: 12 pollici IPS LCD, risoluzione 2196 × 1464, rapporto 3:2, refresh rate fino a 90 Hz, 220 PPI
- Processore (CPU): Qualcomm Snapdragon X Plus, 8-core (architettura ARM)
- GPU: Qualcomm Adreno (integrata)
- NPU: Qualcomm Hexagon, 45 TOPS (supporto Copilot+ AI)
- RAM: 16 GB LPDDR5X (non espandibile)
- Archiviazione: 256 GB o 512 GB UFS (non NVMe, non espandibile)
- Connettività: Wi-Fi 7, Bluetooth 5.4, nessuna versione con LTE/5G
- Porte: 2 × USB-C 3.2 (supportano ricarica, dati, uscita video), no Surface Connect, no jack audio
- Batteria: 37,4 Wh, fino a 16 ore in riproduzione video, circa 6–8 ore in uso misto reale
- Sistema operativo: Windows 11 Home (versione ARM con supporto app x86 tramite emulazione Prism)
- Audio: Speaker stereo da 2W con supporto Dolby Atmos (senza app Dolby Access preinstallata)
- Fotocamere:
- Frontale: 1080p con IR per Windows Hello
- Posteriore: 10 MP (registrazione fino a 4K, autofocus)
- Dimensioni: 274 × 190 × 7,8 mm
- Peso: 686 g solo tablet; circa 1,04 kg con tastiera
- Colori disponibili: Platinum (256 e 512 GB), Violet e Ocean (solo 512 GB)
- Accessori (non inclusi):
- Tastiera Surface Pro 12: 149 €
- Slim Pen 2: 129 € (oppure bundle tastiera + penna a 249 €)
- Caricatore: USB-C 45W (non incluso)
Sin dal lancio di Windows on ARM, l’adozione di chip non basati su architettura X86 su PC Windows ha fatto decisamente fatica a decollare. Anche Surface Pro X, il primo esperimento di Microsoft in questo senso, era più una dimostrazione concettuale che un prodotto finito e affidabile. Prestazioni limitate, incompatibilità software e un ecosistema ancora acerbo lo rendevano difficile da consigliare. Il Surface Pro 12 cambia finalmente le carte in tavola, e lo fa grazie al nuovo Qualcomm Snapdragon X Plus e soprattutto alla svolta decisa lato software incentivata dagli investimenti di due colossi come proprio Qualcomm e Microsoft, un connubio che segna un punto di svolta tangibile per l’intera categoria dei dispositivi fanless ultraportatili.
La configurazione è unica: CPU a 8 core, GPU Adreno integrata, 16 GB di RAM LPDDR5X e memoria UFS (non SSD NVMe). Non ci sono opzioni superiori, niente varianti da 32 GB o con processore X Elite e, anche se all’inizio potrebbe sembrare una limitazione, nel quotidiano, questa dotazione si comporta assolutamente bene.
Partiamo da un punto fermo: l’esperienza d’uso è fluida, silenziosa e affidabile, nella stragrande maggioranza dei contesti. Durante le mie giornate tipo — tra browser con una decina di tab aperti, sessioni in Teams, editing in Word e un paio di documenti Excel in background — il Surface Pro 12 ha sempre risposto prontamente, senza incertezze evidenti o surriscaldamenti. La ventola non c’è, ma la gestione termica è stata ottimizzata al punto che anche sotto carico il retro si limita a diventare appena tiepido. In ambienti caldi o con task prolungati può arrivare a un leggero throttling, ma parliamo di una situazione rilevabile giusto con i software di monitoring; nella pratica non ci sono cali evidenti di prestazioni o fluidità.
I benchmark sintetici fanno segnare punteggi comunque interessanti: in Geekbench 6, il Surface Pro 12 sfiora i 2500 punti in single-core e 11.000 in multi-core nella modalità “Prestazioni”. Sono numeri che mettono il dispositivo sullo stesso piano dei migliori ultraportatili Intel Core Ultra 7 e anzi, su alcuni test single-core, le piattaforma ARM di Qualcomm hanno punteggi anche più alti di Intel. Il tutto con consumi un pochino più bassi e senza necessità di ventole.
Ci sono però delle considerazioni da fare. Microsoft, per impostazione predefinita, configura il sistema in modalità “Miglior efficienza”, anche quando il dispositivo è collegato alla corrente. Questo significa che, fuori dalla scatola, le prestazioni sono sicuramente inferiori rispetto al reale potenziale della macchina. È una scelta conservativa, volta ad allungare la durata della batteria, ma può creare una percezione errata del dispositivo, soprattutto da parte di utenti meno esperti. Basta però entrare nelle impostazioni energetiche e selezionare “Prestazioni Migliori” per notare un salto immediato in reattività e capacità di multitasking.
L'unico ostacolo reale di questo prodotto, come di tutti quelli attualmente basati su SoC con architettura ARM è quello della compatibilità software. Nonostante i grandi investimenti di Microsoft e Qualcomm, infatti, diversi programmi non sono ancora stati riscritti per girare nativamente su piattaforme ARM. Se da un lato quelli che girano nativamente hanno spesso prestazioni ottime, a volte migliori della controparte X86, lo stesso non si può dire dei software che girano emulati. La maggior parte di quelli che funzionano hanno ovviamente prestazioni inferiori, e ce ne sono alcuni, specialmente tra i giochi, che nemmeno partono. E infatti proprio il gaming è il limite più evidente di questi prodotti: le performance 3D non sono all’altezza della situazione, e alcuni giochi noti come Fortnite o Overwatch semplicemente non partono per incompatibilità con l’architettura ARM. Il target rimane quindi quello citato sopra: produttività da ufficio, utilizzo casalingo e content creation di base.
Se proprio non potete fare a meno di giocare e queste soluzioni vi attirano particolarmente allora ecco che entra in gioco lo streaming cloud, e il Surface Pro 12 si dimostra perfettamente all’altezza. Forza Horizon 5 e AC Odissey in streaming tramite Xbox Cloud Gaming si avviano in pochi secondi, e l’esperienza, anche sotto Wi-Fi (non cablati), è sorprendentemente reattiva e stabile. Per il casual gamer o per chi si accontenta di giochi leggeri, questo approccio può funzionare bene.
AUTONOMIAUno dei principali punti di forza dichiarati di questo Surface Pro 12 è l’autonomia. La combinazione tra architettura ARM, batteria da 37,4 Wh e sistema operativo ottimizzato per i notebook ARM porta a un'efficienza notevole. Nella mia esperienza quotidiana, alternando browser (Edge e Chrome), videochiamate su Teams, suite Office, Spotify in sottofondo e qualche minuto su Photoshop, il Surface Pro 12 mi ha garantito una media compresa tra 6 e 7 ore di lavoro continuo in modalità “Bilanciata”. Non sono numeri rivoluzionari, ma per un dispositivo di queste dimensioni e peso, sono comunque buoni.
Se si imposta la modalità "Migliore Efficienza", che è quella predefinita, si guadagna circa un’ora in più di autonomia, a scapito però di un lieve calo nelle performance — soprattutto nei task più pesanti. Niente di drammatico, intendiamoci: anche con il profilo più conservativo, il dispositivo resta utilizzabile senza impuntamenti. Ma per chi lavora con file multimediali, Excel pesanti o semplicemente tiene aperte molte app insieme, il compromesso può farsi notare.
Un aspetto meno entusiasmante, invece, è la gestione della ricarica. Microsoft non include un alimentatore nella confezione — una scelta ormai diffusa, ma ancora discutibile su dispositivi di questa fascia. Viene fornito un semplice cavo USB-C, e starà all’utente procurarsi un caricatore compatibile. L’adattatore da 45W ufficiale, venduto a parte a 59€, è compatto e ben costruito, ma non ha nulla di diverso da un qualsiasi altro caricatore USB-C da almeno 45W che avete già a casa o che potete comprare su Amazon alla metà del prezzo di quello originale. Per la ricarica completa in standby occorrono circa 2 ore e 15 minuti.
CONSIDERAZIONIDopo alcuni giorni di utilizzo intenso, posso dire che Surface Pro 12 è il primo dispositivo della famiglia Microsoft che riesce a trovare una nuova identità compatta, senza tradire lo spirito originale della famiglia Surface Pro. Non è un semplice “Pro più piccolo”, né un rimpiazzo diretto del Surface Go, e tantomeno un clone del Pro X. È qualcosa di diverso, di più maturo, pensato con intelligenza per un’utenza che cerca equilibrio tra portabilità, produttività e accesso al mondo Windows, con un prezzo più basso dei Pro da 13 pollici. Microsoft ha avuto il coraggio di semplificare la piattaforma, abbandonando Intel in questa fascia e affidandosi totalmente ad ARM. Il tutto in un design che riesce a essere finalmente comodo anche in mano, e non solo su una scrivania.
Microsoft sembra ancora incerta su come comunicare il valore di questo nuovo dispositivo: il Surface Pro 12 è venduto come entry-level, ma costa quanto un buon laptop. È pieno di AI, ma le funzioni concrete sono poche. È un tablet, ma si completa davvero con la tastiera. È un PC ARM, ma ancora le app ARM non sono molte. Eppure, proprio in questa apparente contraddizione, il Surface Pro 12 trova la sua forza. Non cerca di imitare gli iPad, né vuole sovrapporsi al Surface Pro: si propone come un dispositivo personale, leggero, flessibile, pensato per chi scrive, legge, prende appunti, guarda contenuti e lavora in movimento. Il prezzo? Beh, non è un prodotto economico. La versione da 512 GB di storage è disponibile a 1119 euro, a cui vanno aggiunti 179 di tastiera o 299 di tastiera e penna. Insomma, rinunciando alla penna, utile ma non fondamentale, si arriva a circa 1300 euro. A questo prezzo è complesso consigliarlo, a meno che non sia esattamente quello di cui avete bisogno; in caso contrario le alternative non mancano. Da che prezzo possiamo considerarlo “da comprare”, vi direi 999 con tastiera inclusa, ma chissà se e quando ci arriverà.
PRO E CONTRO Leggero e super portatile Nuova tastiera ottima Alloggio per la penna solido e comodo Prestazioni solide per la produttività quotidiana Tutte le USB-C sullo stesso lato Ancora un po' limitato dalle incompatibilità software Il prezzo è piuttosto alto VIDEO