Ho passato una settimana in compagnia del Vivo X200 Ultra: troppo poco tempo per una recensione approfondita, soprattutto lato software. D'altronde, questo smartphone non è e non sarà mai venduto in Italia, quindi non ha senso approfondire la sua interfaccia, la OriginOS, piena di app e servizi cinesi inutili alle nostre latitudini.
Ci siamo quindi concentrati, in questi sette giorni, sulla parte fotografica. Il Vivo X200 Ultra è, forse, il cameraphone per eccellenza, e la cosa che impressiona di più, una volta preso in mano, è l'elevato livello di competenza che richiede per essere utilizzato. Una persona che non sa nulla di fotografia, probabilmente, si sentirebbe a disagio.
Con fotocamere e lenti di così alto livello, anche le nostre capacità devono essere all'altezza, altrimenti il rischio è di diventare noi stessi l'enorme collo di bottiglia del sistema.
IL FOCUS DI QUESTA RECENSIONE: LA FOTOCAMERA
Ho dato in mano questo smartphone alla mia ragazza per qualche ora, e per lei non è stato facile capire quale fotocamera utilizzare. Il motivo? Di default, qui non si parla di "0.5X" o "2X", ma di "mm", ovvero le lunghezze focali, proprio come su una fotocamera professionale. La principale tecnicamente è una 1.5X.
Sebbene Vivo permetta di ripristinare la visualizzazione semplificata, non avrebbe molto senso su un dispositivo del genere. La vera particolarità, infatti, è che la fotocamera principale ha una lunghezza focale di 35mm, a differenza dei classici 23-26mm a cui siamo abituati.
Questo significa che l'inquadratura è nativamente più "zoomata", più "stretta", come si dice in gergo fotografico. A tutti gli effetti, è un "mezzo teleobiettivo".
Questa scelta comporta che non si ha più il classico effetto grandangolare: si ottiene una maggiore capacità di staccare i soggetti dallo sfondo con un bellissimo sfocato naturale, ma si è anche costretti a essere molto più precisi nella composizione della foto. Gli scatti di questo Vivo X200 Ultra sono potenzialmente tutte "cartoline", ma dovete saperle comporre, o usciranno solo cartoline orribili, o fuori fuoco.
Per chi è abituato da anni a un classico smartphone, questo cambiamento è quasi angosciante e richiede un lungo periodo di adattamento.
Perché mai Vivo ha fatto ciò? Perché rendendo la fotocamera principale più "stretta", si riesce finalmente a dare un senso alla lente ultra-grandangolare, sempre un po' snobbata. Su molti top di gamma, la differenza tra la fotocamera 0.6X e quella 1X è minima e, considerando che la prima ha un sensore quasi sempre di scarsa qualità, spesso si preferisce fare due passi indietro e scattare con la fotocamera principale, che evita anche le distorsioni tipiche di queste lenti.
Il Vivo X200 Ultra, a differenza dei competitor, monta sulla fotocamera ultra-grandangolare lo stesso, identico sensore della fotocamera principale, il Sony LYT-818. Abbiamo quindi due enormi sensori da 1/1.28", mentre il teleobiettivo utilizza un altrettanto grande Isocell HP9 da 1/1.4".
L'unico, grande cambiamento rispetto al già ottimo X200 Pro è proprio questo: rendere il kit fotografico dell'Ultra totalmente privo di compromessi. Parlare di "fotocamera principale" e "secondarie" qui non ha più senso, perché hanno praticamente tutte la stessa, altissima qualità. A dimostrazione di ciò, l'ultra-grandangolare ha anche la stabilizzazione ottica (OIS), una feature che non troviamo su quasi nessun altro top di gamma, a partire dall'iPhone.
E a proposito di iPhone: il nuovo 17 Pro Max ha appena uniformato i sensori di teleobiettivo e ultra-grandangolare, ma entrambi sono da 1/2.55", una dimensione minuscola se paragonata a quella dei sensori montati su questo Vivo.
La comparativa, infatti, non va fatta né con i Google Pixel, né con i Galaxy S, né con gli iPhone. Gli unici, veri competitor di questo telefono sono lo Xiaomi 14 Ultra e l'OPPO Find X8 Ultra, che dalla loro hanno un sensore principale da 1 pollice e quattro fotocamere posteriori, coprendo così più lunghezze focali.
Il Vivo X200 Ultra, invece, punta a eccellere in alcune focali specifiche, quelle più suggestive e utili, a mio modo di vedere. Il suo ultra-grandangolo è impressionante, la principale da 35mm è unica e il teleobiettivo è perfetto per i ritratti.
Ma come fate a sapere se queste lunghezze focali "inusuali" facciano al caso vostro? La verità è che il grande pubblico non vi è abituato. Ed è proprio il fatto che Vivo abbia ignorato la massa per realizzare un prodotto di nicchia, ma di altissimo livello, che mi fa amare alla follia questo progetto.
Detto ciò, parliamo della qualità fotografica di questo Vivo X200 Ultra. Come sempre, il comparto lenti è ottimizzato grazie alla co-ingegnerizzazione con ZEISS, che migliora la qualità generale con tecnologie come il famoso coating T* per ridurre i riflessi e con la scelta di materiali ottici di altissimo livello. Sul Vivo X200 Pro, ad esempio, ricordiamo l'adozione della fluorite per minimizzare la dispersione cromatica.
Dei sensori abbiamo già parlato, ma non delle aperture focali, tutte molto luminose:
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Ultra-grandangolare: f/2.0
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Fotocamera Principale: f/1.69
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Teleobiettivo: f/2.27
E, come già detto, un dettaglio che fa la differenza: tutte e tre le fotocamere sono dotate di stabilizzazione ottica (OIS).
Nei primi scatti abbiamo notato subito la classica elaborazione software di Vivo: un file JPG super vivido, lo stesso che tanto vi era piaciuto nel nostro "sondaggio al buio", dove il Vivo X200 Pro aveva stravinto contro tutti i principali competitor.
Passando al profilo colore "ZEISS Natural", il risultato migliora, ma anche qui, a volte, il telefono "manca il punto". Guardate le foto della foresta e della cascata: scenari come questi sono un banco di prova difficilissimo per uno smartphone. Come avrete notato se vi è capitato di scattare in situazioni simili, i telefoni "vanno in crisi" con i verdi e l'IA tende a sparare i colori a mille o ad alzare troppo l'esposizione.
Soltanto con il file RAW siamo riusciti a recuperare la scena che percepivamo a occhio nudo: una foresta buia con neri profondi e un ruscello dall'acqua verde smeraldo. Il Vivo, come quasi ogni altro smartphone (esclusi, a volte, iPhone e Pixel), nello scatto automatico non è riuscito a replicare fedelmente il nostro occhio.
Quanto appena analizzato lo ritroviamo anche in ambienti più cittadini. Nella foto alla "Camera del Lavoro" di Milano, il cielo assume una tonalità turchese poco naturale e molte nuvole si perdono a causa di un'eccessiva elaborazione delle alte luci. Anche la fontana di Piazza Fontana, pur in un contesto migliore, mostra qualche difficoltà.
Nella foto del tramonto, invece, notiamo la vera potenza del file RAW: con esso siamo riusciti a recuperare delle ombre formidabili, senza rumore, mantenendo un cielo con il suo colore azzurro caldo originale. Va detto, però, che in questo caso anche lo scatto di serie è buono: il telefono è riuscito a lavorare bene sulle ombre senza "bruciare" troppo le alte luci. Un buon risultato.
Una volta che ci prendete confidenza, la fotocamera principale da 35mm è una vera e propria goduria. Se fosse abbinata a un sensore da 1 pollice, probabilmente farebbe dimenticare a molti la propria fotocamera mirrorless M4/3 con un'ottica come il 15mm PanaLeica. L'esperienza è davvero molto simile, con i soggetti che vengono "staccati" dallo sfondo in modo netto e pulito.
Certo, a un occhio esperto si notano ancora le differenze rispetto a una mirrorless: il bokeh è leggermente più "sporco" e artificiale, con qualche aberrazione cromatica (fringing). Un fotografo esperto capirebbe ancora che è una foto da smartphone, ma una persona meno avvezza alla tecnica, a mio parere, farebbe davvero molta fatica.
Con questo 35mm, avrete la lunghezza focale ideale per i ritratti. Tutti gli altri smartphone, quando si attiva la modalità ritratto, applicano di default uno zoom digitale 1.5X o 2X, proprio per simulare i 35mm o i 50mm, le focali migliori per questo tipo di scatti.
Qui Vivo non ha bisogno di "trucchi" artificiali. Eccelle nei ritratti grazie a due opzioni di qualità eccelsa: la sua fotocamera principale da 35mm e il teleobiettivo da 85mm. E per chi vuole una via di mezzo, c'è un'ottima modalità di crop del sensore che trasforma il 35mm in un perfetto 50mm, un po' come fa Apple con i suoi iPhone Pro.
Nella sequenza di foto qui sopra, vediamo un'alternanza di scatti a 35mm, 85mm e 14mm. La foto al Duomo, scattata in notturna, sembra quasi ai livelli di una foto diurna, perfettamente alla pari con le altre scattate ore prima.
Andando ad analizzare i dati EXIF delle foto messe qui in basso, infatti, scopriamo che una foto ultra-grandangolare notturna del Vivo X200 Ultra è stata scattata a ISO 422, contro gli ISO 1000 necessari a un iPhone. Non solo: il sensore da top di gamma del Vivo "maschera" quegli ISO alla perfezione, mentre quello dell'iPhone 16/17 Pro soffre tremendamente, e il file finale mostra tutti i suoi limiti.
Anche quel cielo, molto più azzurro e visibile sulla foto dell'iPhone, è in realtà molto irreale, frutto di una pesante elaborazione software che ha alterato il bilanciamento del bianco per schiarire artificialmente le ombre.
Insomma, se riuscite a padroneggiare questo Vivo X200 Ultra, e se accettate il compromesso di scatti "di serie" a volte deludenti rispetto al potenziale dei suoi file RAW, avrete tra le mani un cameraphone a dir poco rivoluzionario.
Prende il concetto che molti hanno amato sui Nubia, con la fotocamera principale da 35mm, e lo eleva alla massima potenza, offrendo il meglio del meglio sulle tre lunghezze focali che copre. Gli altri "Ultra" di Xiaomi e OPPO offrono più versatilità, ma sulla singola focale non sono altrettanto performanti.
D'altronde, siete stati proprio voi, nel nostro sondaggio al buio, a preferire il Vivo X200 Pro allo Xiaomi 15 Ultra. Quest'ultimo magari ha un hardware migliore a 360 gradi, ma non ha la stessa ottimizzazione software del Vivo, soprattutto per quel pubblico "newbie" che, alla fine della fiera, è quello che acquista questi smartphone.
Non posso, infine, non menzionare il comparto video, che ho approfondito su YouTube. Mi è sembrato sensato concentrarmi qui sulle foto e lì sui filmati, quindi se volete un'analisi completa, vi invito a recuperare entrambe le versioni.
In ogni caso, confermo quanto già detto: con la sua applicazione fotocamera di serie, questo Vivo X200 Ultra produce video che si fanno preferire persino a quelli degli iPhone 16 e 17 Pro.
Attenzione, però: questa affermazione vale soltanto per l'app nativa. Android ha i suoi soliti limiti, e gli sviluppatori di terze parti non sfruttano minimamente l'hardware di questo telefono. Facendo una videochiamata su WhatsApp con mia madre, a lei sembrava di star guardando una registrazione VHS degli anni '90. Semplicemente, inaccettabile.
L'iPhone, però, rimane imbattibile se si sfruttano le applicazioni di terze parti. Che si parli di app per le foto come Halide, per i video come Moment o Blackmagic Camera, o persino di Leica LUX. E qui c'è un'ironia notevole: Leica, partner di Xiaomi, ha un'app e un accessorio dedicati solo per iPhone, che non sono supportati dai telefoni Xiaomi.
Con un iPhone, un creator può registrare video in Apple LOG con una LUT già applicata, riducendo drasticamente i tempi del flusso di lavoro. Basta indossare un AirPod per avere il controllo dei canali audio. Il tutto, con un'esperienza fluida e immediata.
Su Android, per ottenere risultati simili, bisogna spesso scontrarsi con impostazioni frustranti e noiose.
ESTETICA E DESIGNIl Google Pixel 10 affina l'estetica e il design del Google Pixel 9: il blocco fotocamere è simile, ma ora nasconde tre sensori. Il retro e il frontale sono sempre protetti da Gorilla Glass Victus, mentre il frame è in metallo con un trattamento opaco, quasi spazzolato. Questa soluzione, per alcuni, potrebbe risultare persino più "premium" rispetto al metallo lucido dei modelli Pro.
Come sui fratelli maggiori, anche qui troviamo il carrellino della SIM spostato in alto e lo speaker inferiore riposizionato per evitare di coprirlo con le dita. Un piccolo dettaglio che lo differenzia dai Pro, però, c'è: mancano le nuove griglie metalliche a protezione di altoparlante e microfoni.
Questo Vivo, infatti, non rinuncia a pressoché nulla: all'interno troviamo una batteria al silicio-carbonio da 6000mAhcon ricarica rapidissima a 90W via cavo e 40W wireless, una porta USB-C 3.2 e due ottimi speaker stereo. Il tutto in una scocca in alluminio con un vetro proprietario sia sul fronte che sul retro.
Il vetro posteriore è opaco, molto bello in questa colorazione rosso scuro. Sebbene lo smartphone sia spesso 8.7 mm, si arriva quasi al doppio se consideriamo l'enorme "oblò" delle fotocamere, che da solo misura ben 7 millimetri. Non manca la certificazione IP68/69, a dimostrazione dell'eccellente lavoro di ingegnerizzazione.
La cosa che ho apprezzato di più, però, è la gestione dei bordi curvi: qui sono ridotti al minimo, con solo il vetro che si piega leggermente, lasciando il display quasi completamente piatto.
IL DISPLAY AMOLEDIl Vivo X200 Ultra ha un display da ben 6.82 pollici, un pannello OLED LTPO con refresh rate variabile da 1Hz a 120Hz, risoluzione 1440p e profondità colore a 10-bit. È quasi sorprendente che, pur essendo una variante cinese, abbia i DRM necessari per vedere Netflix in FullHD, anche se purtroppo manca il supporto all'HDR, nonostante il pannello sia tecnicamente compatibile.
Il display ricorda moltissimo quello dell'OPPO Find X8 Ultra. E proprio come quel modello, lo reputiamo un pannello fantastico per i "fotografi", dato che la calibrazione di fabbrica punta a colori naturali e fedeli (che possono comunque essere resi più vividi dalle impostazioni). La luminosità reale è elevatissima: sotto il sole, abbiamo misurato un picco che supera di poco i 1800 nit!
LO SBLOCCO CON L'IMPRONTA ED IL VOLTO
Prima non abbiamo parlato molto della selfie camera, essendo invariata dalla precedente generazione, ma si tratta comunque di un modulo da 50 megapixel, con un sensore piuttosto grande e, soprattutto, con autofocus. Nello specifico, è un Isocell JN1 da 1/2.76" con un'apertura focale di f/2.45, sufficientemente luminosa da permettere lo sblocco con il volto anche di sera.
Per lo sblocco sicuro, però, c'è il riconoscimento dell'impronta tramite il sensore a ultrasuoni posto sotto al display, che si conferma rapido e affidabile come sempre.
PRESTAZIONI E BATTERIAIl cuore di questo Vivo X200 Ultra è lo Snapdragon 8 Elite, a differenza del MediaTek Dimensity 9400 dell'X200 Pro. Onestamente, non ho notato un grande salto in avanti nelle prestazioni. Sebbene il modello da 1TB monti le nuove memorie UFS 4.1, più veloci ma potenzialmente meno longeve, la sensazione nell'uso quotidiano è pressoché la stessa del Pro: le app social e quelle più pesanti, come CapCut o Lightroom, girano senza il minimo lag.
Attenzione, però, alle temperature: questo modello scalda più del Pro con il suo Dimensity. Paradossalmente, se non siete gamer incalliti per cui la compatibilità della GPU Adreno è fondamentale, non c'è un vero "plus" nelle prestazioni. Sulla carta, l'IA è più rapida del 20-30%, ma nella pratica si ottiene un evidente thermal throttling in situazioni di stress, come durante l'uso di Android Auto Wireless. Il Vivo X200 Pro, in questi scenari, non soffriva affatto.
Anche la batteria segue lo stesso discorso delle prestazioni. La capacità è identica (6000mAh), ma lo Snapdragon consuma un po' di più del Dimensity, e quindi, paradossalmente, con l'Ultra si perde qualcosina in autonomia rispetto al Pro. Quanto? Poco, un margine quasi trascurabile. Va detto, però, che i nostri test non possono essere precisi al 100%, avendo provato il Pro in Cina con la OriginOS e l'Ultra in Europa con la FuntouchOS.
In ogni caso, la batteria da 6000mAh al silicio-carbonio dura così tanto che è impossibile scaricarla in una sola giornata, anche con l'uso più stressante. Per completare anche il secondo giorno intenso, però, servirà una ricarica.
È nell'uso più leggero che emerge la differenza di efficienza: un Dimensity 9400 potrebbe spingervi fino al terzo giornodi utilizzo, mentre lo Snapdragon 8 Elite vi "ancora" a due giorni belli pieni. Comunque un risultato eccezionale.
CONSIDERAZIONI FINALISe decidete di volerne comprare uno, non dovete per forza rivolgervi al mercato d'importazione diretta dalla Cina, ma ci sono soluzioni più semplici, come store che lo hanno già in magazzini europei. I prezzi sono tutto sommato onesti: circa 800 euro per la versione 12/256GB e 1000 euro per quella da 16/1TB. Per riferimento, un iPhone 17 Pro Max da 1TB costa il doppio.
Chiaramente, tramite questi rivenditori si ha una garanzia limitata, non paragonabile a quella ufficiale di Apple o Samsung. Ma per gli "smanettoni" che comprano e rivendono i telefoni dopo pochi mesi, è un compromesso minimo da accettare.
Se fosse arrivato ufficialmente in Italia, sarebbe costato almeno 1500 euro. E a quel punto, per il suo pubblico di riferimento, avrebbe comunque avuto più senso acquistarlo a quasi metà prezzo, giusto per togliersi lo sfizio di provare il miglior cameraphone oggi in commercio.
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