Nel mondo della robotica, nonostante gli enormi investimenti nello sviluppo di hardware sempre più sofisticato, le macchine operano ancora oggi in una sorta di isolamento digitale. Ciascun robot è confinato all'interno dell'ecosistema del proprio produttore, incapace di comunicare, condividere conoscenze o collaborare efficacemente con dispositivi di altre marche.
Questa frammentazione rappresenta un ostacolo significativo, limitando il vero potenziale di un futuro in cui le macchine possano agire in sinergia. È proprio per abbattere queste barriere che la startup statunitense OpenMind ha deciso di affrontare il problema partendo dal software, con un approccio che potrebbe segnare un punto di svolta per l'intero settore.
L'idea di fondo è semplice ma potente: creare una base comune che permetta a qualsiasi robot, indipendentemente da chi lo abbia costruito, di interagire con gli altri. Per farlo, OpenMind ha sviluppato OM1, un sistema operativo nativo per l'AI e agnostico rispetto all'hardware, concepito per essere una sorta di "cervello universale" per le macchine. A differenza dei sistemi tradizionali, progettati prima dell'avvento della moderna AI, OM1 integra percezione, modelli fondazionali, memoria e consapevolezza contestuale, consentendo ai robot di interpretare l'ambiente, comprendere il linguaggio naturale e prendere decisioni in tempo reale.
Su questa base si innesta FABRIC, un protocollo di coordinamento decentralizzato che funziona come un vero e proprio sistema nervoso. Come ha spiegato il CEO di OpenMind, Jan Liphardt, "se l'AI è il cervello e la robotica il corpo, il coordinamento è il sistema nervoso. Senza di esso, non c'è intelligenza, solo movimento".
FABRIC permette alle macchine di identificarsi in modo sicuro, verificare la propria posizione e scambiare dati e conoscenze con altri robot sconosciuti. Questo apre le porte a una collaborazione istantanea e a un apprendimento condiviso che potrebbe accelerare drasticamente l'adattamento delle macchine a nuovi ambienti e compiti.
Per rendere questo concetto più concreto, si pensi a un robot per le consegne che incrocia un veicolo a guida autonoma di un'altra compagnia: grazie a FABRIC, potrebbe identificarlo, confermarne la posizione e prelevare autonomamente un pacco, il tutto senza intervento umano e in un ambiente aperto e non strutturato.
Non si tratta solo di teoria. L'azienda, fondata nel 2024, ha già raccolto un finanziamento di circa 18,5 milioni di euro guidato da Pantera Capital e si prepara a un passo fondamentale: il lancio della sua prima flotta di dieci cani robotici equipaggiati con OM1 entro settembre. Questi primi esemplari non saranno confinati in un laboratorio, ma verranno ospitati in case e altri ambienti reali. L'obiettivo è raccogliere feedback diretto dagli utenti per capire dove le capacità dei robot si allineano meglio con le necessità umane, iterando e migliorando rapidamente i sistemi.
Questo approccio mira a costruire non solo singoli robot intelligenti, ma un intero ecosistema aperto in cui le macchine possano finalmente collaborare e imparare le une dalle altre, gettando le basi per sistemi robotici scalabili, intelligenti e realmente cooperativi.